a cura di Anna Pizzuti
Nel giugno del 1940 risiedevano in Libia 1.600 ebrei titolari di cittadinanza francese, tunisina, marocchina e 870 titolari di cittadinanza britannica. Per loro il Governatore - Italo Balbo - prevedeva, come per gli ebrei d'Italia, l'internamento (...) Non tutti, però, furono internati, per mancanza di mezzi finanziari e di attrezzature adatte per allestire i campi di internamento. (...) L'8 settembre 1941 il nuovo Governatore della Libia, Ettore Bastico, maturò la decisione di evacuare dalla Libia tutti i cittadini stranieri e inviò al Ministero dell'Africa Italiana il seguente dispaccio: "Imprescindibile necessità reprimere spionaggio insito elementi infidi ed anche alleggerire peso rifornimento popolare civile mi ha indotto a disporre allontanamento da zone operazioni militari (cioè da intera Libia) di tutti gli stranieri senza distinzione ed eccezione alcuna. Partenza avverrà con successivi convogli a decorrere da settimana prossima (:::) Con primo convoglio partiranno 1970 ebrei stranieri. (...) prego disporre accordo Ministero Interno località di destinazione" (...) Finalmente le decisioni prese furono (...) la deportazione el'internamento in Italia dei cittadini greci, anglo-maltesi, inglesi - dei quali circa 300 ebrei - quali sudditi nemici.
Ai primi di gennaio del 1942 (...) il Ministero dell'Interno realizzava il progetto del governatore della Libia di internare in territorio metropolitano alcune centinaia di cittadini stranieri e buona parte dei sudditi inglesi di "razza ebraica".
Sommando i gruppi che furono trasportati via mare e senza pretesa di completezza poiché da testimonianze dirette emergono di continuo notizie di altre traversate, i deportati dalla Libia all'Italia potevano essere un totale di 387-400 persone. I deportati (non solo gli ebrei anglo-libici) furono divisi in 4 gruppi destinati ai campi o luoghi di internamento di Civitella del Tronto (107 persone), Civitella della Chiana (51 persone di cui 27 tra donne e bambini) e Badia al Pino, vicino ad Arezzo, Bagno a Ripoli (77 uomini) in provincia di Firenze, Pollenza in provincia di Macerata. Deportati dalla Libia dei successivi trasporti finirono invece ristretti i libero internamento nei comuni di Camugnano e Bazzano in provincia di Bologna; quelli più tardivi vennero dispersi in vari comuni in provincia di Modena (San Felice al Panaro, Cavezzo, Medolla, Nonantola, Modena, Casinalbo, Fiumalbo, Bastiglia) e a Ferramonti in provincia di Cosenza. La curiosa sorte dei libici, colpevolmente strappati dalle autorità italiane al loro habitat naturale e sottomessi alla deportazione in Europa da campo a campo, fu più benigna che per gli altri poiché, alla fine, questi ebrei, benché deportati in Germania, si salvarono tutti. E' però da notare che essi furono deportati senza beni e senza attrezzature per il loro abituale lavoro artigianale, non conoscendo la loro meta, né per quanto tempo sarebbero vissuti in esilio, né se vi sarebbero morti tutti.
L'incertezza totale dominava il loro futuro. Il clima italiano, troppo freddo per loro, abituati ad un ambiente geografico desertico, e l'impossibilità di muoversi, resero il loro soggiorno in Italia molto ostico. In più le condizioni materiali igienico sanitarie dei campi e dei luoghi di internamento dove la pacifica e poverissima popolazione fu costretta a vivere per più di due anni erano vergognosamente manchevoli sia per il sovraffollamento sia per lo stato fatiscente dei fabbricati. (...)
Tra gennaio e febbraio del 1944 (...) giunse anche per gli ebrei anglo-libici l'ordine di deportazione.(...)
I libici in quanto detentori di cittadinanza inglese, subirono la sorte degli ebrei britannici, furono cioè destinati al campo di detenzione di Bergen Belsen in Germania. Colà erano riuniti tutti gli ebrei arrestati in Europa titolari di nazionalità neutrale o britannica o americana o di altro paese non occupato dalle truppe germaniche, in attesa di una decisione nei loro confronti o in attesa di essere scambiati con cittadini tedeschi che si trovano nelle mani di paesi alleati.
Gli anglo-libici furono dunque raccolti nei vari luoghi d'Italia dove si trovavano internati sotto la sorveglianza della polizia italiana e fatti affluire verso il grande campo di polizia e transito di Fossoli presso carpi. (...) Il 26 gennaio 1944, un primo gruppo di 83 ebrei anglo-libici fu prelevato dalla polizia germanica e deportato verso il campo di detenzione e lavoro di Raichenau in Austria. Non ci è ancora chiaro l'obiettivo di questa deportazione finora sconosciuta, pare, relativa al gruppo precedentemente internato a Bazzano (...) Nell'aprile del 1944 questo contingente di anglo-libici fu trasferito nel campo di Vittel, in Francia, un campo di detenzione tedesco nei pressi di Nancy nel nord della Francia, in attesa di scambio con prigionieri tedeschi in mano alle potenze alleate, rimanendovi fino alla liberazione.
La prima deportazione degli anglo-libici verso il campo di concentramento ben più duro, di Bergen Belsen, partì da Fossoli il 19 febbraio 1944. (...) C'era tra loro un'altissima percentuale di neonati, 13 bambini tra zero e tre anni, otto dei quali nati durante l'internamento delle madri in Italia (...) Cinque mesi dopo avvenne lo scambio dei libici con i tedeschi prigionieri degli Angloamericani.
Essi furono fatti affluire a Vittel, il 16 e 17 novembre 1944, dove incontrarono il gruppo primo proveniente da Reichenau. Il gruppo di deportati internati a Civitella del Tronto rimase in Italia più a lungo.
Il gruppo, seppur assottigliato rispetto al momento dell'arrivo era cospicuo, 60 persone al 22 febbraio 1943. (...) Il 4 maggio 1944 avvenne l'evacuazione dal campo di Civitella di tutti gli ultimi prigionieri. Il trasferimento (...) fu effettuato dalla polizia tedesca verso il campo di Fossoli, gli anglo-libici erano 83. Arrivarono a Fossoli il 6 aprile 1944 e il 16 maggio successivo furono deportati a Bergen Belsen dove giunsero il 20 successivo. Essi rimasero a Bergen Belsen e furono rilasciati solo pochi giorni prima della liberazione, via Biberach il 28 giugno 1944.Il bilancio dei deportati dall'Italia verso i campi di concentramento tedeschi tra gli anglolibici è di 370 persone, delle quali 187 identificate.
Sintesi da Liliana Picciotto, Gli ebrei in Libia sotto la dominazione italiana, in Ebraismo e rapporti con le culture del Mediterraneo nei secoli XVIII-XX a cura di Martino Contu, Nicola Melis, Giovannino Pinna, ed. Giuntina