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LE FONTI 1: GLI ELENCHI

Sulla base di quanto disposto dalle leggi promulgate nei loro paesi di provenienza, tutti gli ebrei stranieri internati, sarebbero dovuti essere definiti apolidi, cosa che, invece, non accadde.
La gran parte degli elenchi di ebrei profughi prodotti dalle autorità centrali a partire dal 7 settembre del 1938 - data della promulgazione del decreto contro gli ebrei stranieri - registrano, infatti, la loro nazionalità.
Gli elenchi che vengono descritti di seguito costituiscono un significativo esempio di quanto si va affermando.
Il primo cui si fa riferimento, è quello contenuto in un "appunto per il Duce", datato 20 settembre 1939. In esso si forniscono le cifre degli ebrei stranieri presenti in Italia a quella data e le loro diverse posizioni. Coloro che avevano in corso d'esame la richiesta di proroga di soggiorno dopo la scadenza del termine entro il quale avrebbero dovuto lasciare "il territorio del Regno", pena l'espulsione, vengono divisi per nazionalità. Queste, inoltre, sono registrate secondo la dicitura tradizionale: si parla, ad esempio, di cecoslovacchi, nonostante il fatto che una nazione cecoslovacca, a quella data, non esistesse già più.
Diversa, invece la dicitura usata per gli ebrei originari dell'Austria che vengono registrati come ex austriaci. L'indicazione della nazionalità si rinviene anche in un corposo numero di elenchi contenenti i nominativi degli stranieri internati civili distribuiti nelle località "militarmente poco importanti" richiesti alle singole prefetture nei primi mesi del 1943 dal Ministero dell'Interno. Questi elenchi saranno successivamente trasferiti al Comitato Internazionale della Croce Rossa che li aveva richiesti più volte nel corso degli anni di guerra. La loro importanza consiste nel fatto che, tra gli internati, vengono segnalati anche gli ebrei stranieri, fino ad allora "invisibili" per gli organismi internazionali.i
I criteri forniti dal ministero ai prefetti che dovevano compilare questi elenchi imponevano di registrare, oltre ai dati anagrafici anche la nazionalità degli internati, compresi quelli ebrei.
Osservandoli, si nota che anche in questo caso, le attribuzioni di nazionalità risultano quelle tradizionali: tedesca, polacca, austriaca (nonostante quest'ultima fosse stata annullata ormai da anni dall'Anschluss) ecc., mentre l'attribuzione di apolidia compare molto di rado.
Per quanto riguarda gli ebrei provenienti dall'allora Jugoslavia ci si regola in dipendenza dello smembramento di quella nazione a seguito dell'occupazione da parte delle truppe dell'Asse. Le nazionalità loro attribuite, tuttavia, sono solo due: quella croata o quella genericamente jugoslava.
Un ulteriore esempio è costituito dagli elenchi degli ebrei stranieri rimasti intrappolati nelle regioni dell'Italia centro-settentrionale controllate dalla RSI e dai tedeschi.
Molti di essi si trovavano rinchiusi nei campi provinciali nei quali le autorità tedesche riservavano a sè la direzione e la sorveglianza, mentre i compiti amministrativi continuavano ad essere affidati agli italiani. Molto interessanti risultano gli elenchi riguardanti gli ebrei stranieri che erano rinchiusi, dalla fine del mese di settembre del 1943 nei campi di internamento di Pollenza e Sforzacosta, in provincia di Macerata.
Di essi esistono sia copie in italiano che copie in tedesco.
In quelle in italiano si continua ad assegnare agli internati la nazionalità d'origine (polacca, tedesca, ex austriaca ecc) mentre in quelli in tedesco, vicino a ciascuno dei nomi è apposta la scritta: staatenlos, cioè apolide.
Il che sta a significare - secondo quanto afferma anche Hannah Arendt - che la loro deportazione era stata già decisa. Saranno, infatti, tutti trasferiti a Fossoli il 31 marzo del 1944. ii
L'ultimo esempio riguarda una tipologia di elenchi molto diversa.
Si tratta degli elenchi degli ebrei stranieri presenti nei campi istituiti dall'UNRRA nelle regioni dell'Italia liberata dagli alleati subito dopo l'8 settembre del 1943, mentre nel resto dell'Italia stessa e dell'Europa infuriavano ancora la guerra e le deportazioni degli ebrei.
In essi l'attribuzione delle nazionalità di provenienza - austriaca, jugoslava, cecoslovacca ecc - assume forse la valenza di auspicio - da parte dei compilatori e soprattutto, degli stessi ex internati o rifugiati ormai scampati alle persecuzioni - della possibilità di riappropriarsi delle proprie vite anche se il futuro era ancora pieno di incognite. iii


i La vicenda della consegna degli elenchi alla Croce Rossa è ricostruita in Dalle fonti al database alla pagina http://www.annapizzuti.it/public/presentazionedb.pdf del sito
ii Cfr: a) Archivio di Stato di Macerata, Questura di Macerata, bb 1.2.3.4; b) Klaus Voigt, Il rifugio precario -Gli esuli in Italia dal 1933 al 1945, La nuova Italia, Firenze, vol. II, p.397 e segg. c) Carlo Spartaco Capogreco, L'internamento degli ebrei italiani nel 1940 e il campo di Urbisaglia - ne La rassegna mensile di Israel, terza serie, Vol 69, n.1 (Gennaio-aprile 2003) pp. 347-368
iii Cfr. Elenchi di ex internati presenti a Bari in AS-BA,fondo E.C.A., b. 259, fasc. 44: "Rendiconto delle somme erogate per sussidi ad ex internati", a.1944

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