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I database allegati

Perchè i database


I tre database allegati alla ricerca raccolgono informazioni ricavate da 822 fascicoli selezionati tra tutti quelli contenuti dalla Serie e costituiscono un completamento indispensabile alla ricerca, in particolare alla sezione dedicata al Progetto Brasile e a quella intitolata Voci dalla Shoah.
Il loro scopo fondamentale è quello di consentire una visione immediata del contenuto di gran parte della corrispondenza che passava attraverso la Segreteria di Stato del Vaticano, ma essi possono diventare anche un utile strumento di ricerca perché vicino al nome di ciascun intestatario o, comunque, della persona che chiedeva aiuto per i propri familiari o conoscenti, vengono indicate la posizione e la pagina iniziale o quella più significativa di ciascun fascicolo.
Si è cercato di fornire, quindi, una sorta di facilitazione dell’uso di buona parte dell’inventario, pur ben curato, ma in vari casi non del tutto completo rispetto ai nomi che compaiono nei documenti.

Il Progetto Brasile

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Il database relativo ai risultati del Progetto Brasile fornisce l’esito complessivo delle richieste di appoggio1 per ottenere la concessione del visto di ingresso in quella nazione rivolte alla Segreteria di Stato del Vaticano dagli ebrei convertiti e in fuga dalla persecuzione nazista tra il 1939 e il 1942.
Esso è il risultato dell’incrocio di tre fonti.
La prima è costituita naturalmente dalle richieste raccolte nella Serie Ebrei, a partire dalla loro ammissione (forse, per meglio dire selezione) all’appoggio operata dalla Segreteria di Stato del Vaticano e alla presenza o meno della risposta dell’Ambasciata brasiliana presso la Santa Sede.
L’esito di molte di loro, tuttavia, nei documenti, si ferma troppo spesso alla “raccomandazione”, che del resto era il solo compito che era stato assegnato alla Segreteria di Stato del Vaticano , mentre non sono molti i fascicoli che documentano l’effettiva concessione del visto.
La seconda è costituita dagli elenchi contenuti ne Os Judeos do Vaticano, la ricerca di Avraham Milgram, già citata nella sezione della ricerca dedicata al Progetto Brasile.
Questi elenchi contengono i nomi di 558 ebrei rifugiati destinatari dei visti autorizzati dalla Ambasciata del Brasile presso la Santa Sede a israeliti cattolici in conformità con la risoluzione n.39 del 23 giugno 1939 dal Consiglio di immigrazione e colonizzazione brasiliano.
Oltre ai nomi, e all’anno della concessione – 1940 o 1941 – in essi è indicata anche la sede dell’Ambasciata o del Consolato nel quale dovevano essere state espletate le pratiche di emigrazione.2
In questi elenchi, però, sono presenti anche i nomi dei componenti della famiglia dei richiedenti, mentre dai documenti contenuti nella Serie Ebrei si è rilevato che, mentre nella raccomandazione all’Ambasciata venivano elencati anche i familiari, le comunicazioni della concessione del visto passate attraverso la Segreteria di Stato vaticana contenevano solo il nome del capofamiglia.3
I richiedenti l’appoggio da parte della Segreteria di Stato del Vaticano i cui nomi sono presenti nella Serie Ebrei sono 634; le richieste provenivano per la maggior parte dall’Italia, dalla Francia e, a scendere di numero, da molti altri paesi europei, soprattutto dell’Europa dell’Est, ma anche, ad esempio, dal Marocco.
273 intestatari di fascicoli (più 223 familiari) per un totale di 496 persone coincidono con i 558 nomi di persone che risultano aver ottenuto il visto presenti negli elenchi pubblicati da Abrham Milgram.
Esclusivamente dagli intestatari dei fascicoli della Serie Ebrei sono ricavati, invece, 294 nomi (+ 205 familiari) di persone che hanno fatto richiesta della raccomandazione della Segreteria di Stato del Vaticano, ma solo 38 di esse (più 31 familiari) avrebbero ricevuto il visto.
I nomi di 22 persone (più 15 familiari) presenti negli elenchi di Milgram non sono presenti nei documenti della Serie Ebrei.
Considerata, infine, la presenza nella Serie dei documenti che attestano che anche un buon numero di internati che presentarono la richiesta di essere raccomandati, l’ultima fonte è costituita dal database presente sul sito dedicato agli ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico, un buon numero dei quali chiedeva l’appoggio per il visto.

Gli internati

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Gli ebrei stranieri internati in Italia i cui fascicoli sono conservati nella Serie Ebrei sono 282. Insieme a loro, i 198 familiari individuati anche grazie al database generale che contiene i loro nomi.
Le richieste riguardano le necessità derivate dalla condizione di cattività (proscioglimento dall’internamento, trasferimenti per ricongiungersi con familiari internati o meno) e venivano affidate il più delle volte ai vescovi delle diocesi in cui si trovano i campi o le località di internamento.
Gli stessi vescovi potevano fungere anche da tramite per le richieste di appoggio per ottenere il visto di ingresso in Brasile o di aiuto a far entrare in Italia parenti rimasti nelle nazioni dalle quali gli scriventi provenivano e che erano ormai cadute sotto il dominio nazista.
Queste richieste, inserite nei database dedicati a questi due argomenti, per fornire la visione generale dei risultati della ricerca, sono state anche lasciate nel database specifico, perché, grazie alla struttura di quest’ultimo, è stato possibile inserire motivazioni più ampie dei rifiuti che quasi sempre esse ricevevano. Risultano interessanti anche le colonne relative all’ultima sede di internamento, all’eventuale deportazione e, infine al luogo in cui gli internati si trovavano dopo a fuga e la liberazione.
Queste ultime, tra l’altro, consentono di operare una verifica sui casi in cui alcuni internati che pure avevano ricevuto il visto per il Brasile, in realtà non erano riusciti ad utilizzarlo

Voci dalla Shoah

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Come si è visto nella sezione della ricerca che porta questo titolo, al Vaticano arrivavano richieste di soccorso per parenti, amici, personalità religiose come vari rabbini, che erano in procinto di essere deportati o che lo erano già stati.
Se gli autori delle suppliche erano già in Italia, al Vaticano si chiedeva di favorire il loro ingresso nella penisola. Nel caso, invece, di persone che scrivevano dai territori occupati dal Reich e che con l’Italia non avevano nessun legame, l’aiuto che veniva chiesto era o un generico interessamento o, quando si conosceva o si immaginava qualcosa della loro sorte , la liberazione dal ghetto o dai lager.
Alla prima tipologia di richieste la Segreteria di Stato del Vaticano rispondeva negativamente, richiamando le tassative norme emanate dal governo fascista che impedivano l’ingresso di ebrei stranieri in Italia.
Alla seconda tipologia, la Segreteria rispondeva cercando di attivare – ma sempre senza alcun risultato - i vari nunzi apostolici.
In ambedue i casi la stessa Segreteria era consapevole dell’impossibilità - sua o di qualunque altra istituzione - di prestare aiuto in queste circostanze, ma la pratica veniva quasi sempre aperta ugualmente e si teme che il motivo sia quello che viene richiamato spesso negli ambienti Vaticani: mostrare di aver fatto il possibile per soccorrere.
Molte di queste vere e proprie suppliche, oltre a contenere i nomi delle persone che stavano per diventare vittime o che lo erano già diventate quando la supplica arrivava in Vaticano, fornivano notizie, a volte anche molto particolareggiate, del livello sempre più drammatico che stava assumendo la persecuzione, Le persone, oggetto di queste suppliche, diventano così, grazie a questa corrispondenza, dei veri e propri testimoni di quanto stava accadendo.
Si è ritenuto giusto, quindi, di riportarli alla luce, questi nomi, insieme ai nomi delle persone che per loro intercedevano. I link al Central Database of Shoah Victims' Names confermano ciò che non si era saputo o voluto vedere.

Le fonti:
SEV = Serie Ebrei Vaticano
AM = Avraham Milgram –O judeos do Vaticano – A Tentativa de salvação de católicos – não-arianos – da Alemanha ao Brasil através do Vaticano (1939-1942), Imago Editora LTDA, 1994
DBES = Database ebrei stranieri internati in Italia
YV = Central Database of Shoah Victims' Names


1 Appoggio è il termine con il quale si indicava la raccomandazione all’Ambasciata del Brasile presso la Santa Sede fatta dalla Segreteria di Stato vaticana.
2 Avraham Milgram: Os Judeos do Vaticano cit pp 32-49.
3 Ad avvalorare l’ipotesi che il visto potesse essere unico per tutti i componenti di una famiglia, è una nota dell’Ambasciata brasiliana presso la Santa Sede contenuta nel fascicolo intestato ai coniugi Kempler contenente l’Elenco della documentazione al Vaticano affinché ciò faciliti ai coniugi Kempler l'autorizzazione a poter emigrare in Brasile e affinché il Consolato degli Stati Uniti del Brasile a Malaga venga informato che è autorizzato a rilasciare un visto consolare. Cfr Posizione 68, pagina file Pdf 157

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