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Da Ferramonti - Un percorso di traduzione

L'internato Fedor Benyei scrive il 26 maggio del 1943 a Jaromir Kopecky, residente a Ginevra, delegato della Croce Rossa cecoslovacca, nonché rappresentante permanente del governo cecoslovacco in esilio.
La lettera viene trasmessa dalla Prefettura di Cosenza alla Direzione generale della pubblica sicurezza il 18 giugno del 1943. Nella minuta della comunicazione che accompagnerà il rinvio a Cosenza da parte della Direzione Generale della pubblica sicurezza del gruppo di lettere tra le quali si trovava anche questa, si legge che "si fa riserva di riferire circa la lettera in lingua boema diretta dal Benyei al Dott. Kopeki a Ginevra".
La lettera - tradotta negli uffici della Direzione generale per la stampa estera del Ministero della cultura popolare, verrà restituita "per l'ulteriore corso" il 12 agosto del 1943, quando il regime fascista era ormai caduto.

Al Dr.J. Kopecky - Ginevra, Avenue de Champel 24

Ferramonti 28 maggio 1943
Pregiatissimo Signor Dottore,
Impossibile definire e descrivere con parole la gioia che abbiamo avuta, ricevendo per la prima volta dopo tre anni di internamento la spedizione dei pacchi con viveri. La miseria, dopo quattro anni di emigrazione tra i nostri compatrioti è grande e perciò non vi è ma/raviglia , che la gioia per l'arrivo dei pacchi, che abbiamo atteso già da tanto tempo, si è manifestata fino in gridi di giubilo. La gratitudine dei nostri compatrioti qui internati, vi posso esprimerla per iscritto solo difficilmente, ma siate sicuro, che ognuno di noi sarà a Voi, per questa Vostra opera caritativa per noi per tutta la vita grato e pieno di amore e fedeltà. Vogliate gradire, pregiatissimo signor dottore, per questa via, non essendo possibile altra, a nome di tutti i nostri compatrioti, l'espressione della nostra profonda stima, della nostra gratitudine più sincera e più devota. Che il buon Dio benedica Voi, e tutto il bene che avete fatto per noi. RendeteVi interprete anche presso gli altri fratelli, che insieme con Voi si sono resi benemeriti della nostra causa, dell'espressione della nostra più rispettosa gratitudine e devozione.i
Il vagone contenente i pacchi di viveri della Croce Rossa = 838 pacchi = arrivò a Ferramonti il 22 maggio 1943 e fu subito distribuito tra i nostri compatrioti. Ognuno dei nostri compatrioti ne ebbe due pacchi. Io, quale fiduciario dei compatrioti nostri qui internati, ho chiesto al rappresentante della Croce Rossa Internazionale per questo campo ed al rappresentante del Vaticano, Padre Callisto, di assumere il controllo e la sorveglianza della distribuzione. Sotto la sua guida fu quindi eseguita la distribuzione.
Con comunicazione precedente della Croce Rossa Internazionale in data 28 aprile 1943 abbiamo ricevuto in allegato la distinta nominativa dei nostri compatrioti, secondo la quale avremo dovuto distribuire i pacchi. Purtroppo questa distinta non fu completa e preparata 2 o 3 anni fa, così che molti dei compatrioti ivi elencati non si trovano più per niente in Italia, perché emigrati oltre mare, oppure sono ancora in Italia, ma in libero confine, cioè in libertà. D'altra parte sono arrivati negli ultimi due anni dei nuovi compatrioti in questo campo di concentramento, così che il loro stato numero è quasi uguale. In base alla nostra corrispondenza con Voi e specialmente in base alle Vostre lettere del 29/XII/1942, 29/I/1943 ed alla lettera indirizzata al collega Citron in data 13/4/1943 era evidente , che i pacchi erano spediti esclusivamente ai nostri compatrioti, che non furono elencati nella distinta, allegata alla lettera della Croce Rossa Internazionale. Si è fatto questo con il consenso di Padre Callistoii , rappresentante della Croce Rossa Internazionale, il quale ne informò anche il delegato principale della Croce Rossa Internazionale a Roma, sig. De Salis. Il nuovo elenco dei compatrioti qui internati Vi ho mandato quest'anno già due volte. Una volta per mezzo della Delasem e la seconda per tramite di F.Callisto. Allegato vi mando nuovamente un nuovo elenco dei nostri compatrioti, avvertendoVi, che nel nostro campo arrivano ogni settimana nuovi compatrioti che finora vivevano al confine libero cosicchè il loro stato numero è in continuo ogni mese in aumento. Le spese , che abbiamo avuto con il trasporto dei pacchi, le reclameremo presso il Ministero delle comunicazioni a Roma e ne scrivo in merito anche al nostro caro amico, sig. Weirichiii, al quale darò una relazione dettagliata dei pacchi arrivati di viveri della Croce Rossa Internazionale.
Pregiatissimo signor Dottore, siate sicuro che ciascuno di noi apprezza il Vostro lavoro per noi. Ci avete aiutato molto e molto diminuito la nostra miseria e sofferenza. Per la pasqua abbiamo ricevuto da Roma un aiuto in denaro ed ora sono arrivati i pacchi di viveri e dovunque vediamo e sentiamo il Vostro amore paterno e la Vostra cura per noi. Per il Vostro amore e sacrificio per ora solo la nostra fedeltà e gratitudine, spero, però, che verranno ancora giorni più belli ed allora ognuno di noi Vi esprimerà personalmente la sua gratitudine e stima.
Vi prego, pregiatissimo signor Dottore, non dimenticate di noi anche in avvenire. RicordateVi di noi poveri e sofferenti. Non dimenticate i nostri compatrioti già da più di tre anni internati. Mi rivolgo a Voi come a nostro padre, come l'unico uomo al quale ci possiamo rivolgere. Lavorate per noi anche in avvenire. Chi sa quando questa terribile guerra finisce, quando avrà termine il nostro internamento, quando raggiungeremo la libertà tanto aspirata ed attesa. Viviamo anche in avvenire in miseria e sofferenza.
Non considerate per immodestia, se già in questa occasione Vi prego di aiutarci con invio regolare di pacchi come li ricevono qui gli internati greci e jugoslavi. Vogliamo che ci venga alleggerito solo un poco la sofferenza. E questo può avverarsi solo se almeno di tempo in tempo riceveremo pacchi simili. Vi prego perciò, di nuovo, ricordatevi di noi poveri ed aiutateci col procurarci invii regolari di questi pacchi. Spero che mi scriverete in merito favorevolmente.
Ed ancora una preghiera! Scriveteci ogni tanto. Con le Vostre lettere ci rendete più forti. Non lasciateci senza risposta. Le Vostre lettere sono per noi scintilla e incoraggiamento per l'avvenire della nostra vita. Avete ricevuto le mie ultime lettere? Dal mese di marzo di quest'anno non ho avuto notizie di voi. Finisco, pregiatissimo sig. Dottore. Scrivo ugualmente a Br?ko. Ancora una volta per tutto la nostra sincera gratitudine.
Vi prego, ricordateVi di noi in avvenire. In attesa di vostra notizia, sono con l'espressione della mia stima più profonda Vostro sempre devoto F.to Fedor Bényei

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Fedor Benyei arriva a Ferramonti da Rodi il 23 marzo del 1942. Non si conosce il luogo in cui si trovava dopo la liberazione del campo o quello verso il quale si diresse.
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i Solo nella primavera del 1943 il governo fascista concesse alla Croce Rossa Internazionale di occuparsi - se pure con molti limiti - anche degli internati ebrei. Le restrizioni al suo intervanto continuarono anche durante i 45 giorni del governo Badoglio. Cfr Israel Kalk alla Croce Rossa Internazionale, lettera del 7 luglio 1943 in Testimonianze e documentazione, busta 6, f.92, on line alla pagina http://www.cdec.it/Fondo_kalk.
ii Padre Callisto Lopinot, apparteneva all'ordine dei Cappuccini. Fu inviato dal Nunzio Apostolico Borgoncini -Duca dietro richiesta di un gruppo di internati e rimase nel campo di concentramento dall'11 luglio 1941 al 31 ottobre 1944. Il suo diario è stato pubblicato in Mario Rende, Ferramonti di Tarsia - Voci da un campo di concentramento fascista 1940-1945, Mursia 2009
iii I contatti dell'internato Fedor Benyei con la rete di soccorso che faceva capo a Karel Weirich - il giornalista cecoslovacco fondatore dell'Opera di San Venceslao per il soccorso agli ebrei profughi dalla Cecoslovacchia, smembrata ed occupata da Hitler, internati in Italia - e con Jaromir Kopeki sono registrati anche nelle note di trasmissione inviate a Roma dalla prefettura di Cosenza.

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