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Il Progetto Brasile

La Segreteria di Stato del Vaticano e le organizzazioni assistenziali

I documenti conservati nella Serie Ebrei dimostrano che già da diversi mesi prima che fosse siglato l’accordo tra governo brasiliano e Santa Sede, la Segreteria di Stato del Vaticano era impegnata ad appoggiare tentativi di emigrazione in Brasile di persone comunque considerate non ariane.
Nel frattempo, in varie nazioni, tra le quali l’Irlanda e il Belgio, per iniziativa dei vescovi locali erano nati Comitati di aiuto ai rifugiati con lo scopo di favorirne l’emigrazione senza, però, che questi riuscissero ad ottenere risultati apprezzabili.
Molto più organizzato, anche per la sua storia, era il St. Raphaelsverein, considerato dal governo brasiliano, come si è visto, interlocutore diretto sulla questione dei visti, prima ancora della Segreteria di Stato Vaticana.1
Sia prima che dopo l’accordo, tuttavia, la maggioranza delle richieste che arrivano alla Segreteria di Stato, dovevano, a loro volta, essere accompagnate da una raccomandazione da parte di ecclesiastici, da personalità appartenenti ad ambienti contigui alla Chiesa o comunque da essa riconosciuti vicini.
E le risposte che la Segreteria forniva ai richiedenti, positive o negative che fossero, venivano inviate loro attraverso le persone che li avevano raccomandati o quelle a loro più vicine che avevano seguito il loro caso. E questo risulta essere una sorta di modello standard di gestione di tutte le pratiche contenute nella Serie.

Dalla Serie Ebrei

I casi estratti dalla Serie che qui si presentano costituiscono un esempio di collaborazione tra Segreteria di Stato ed una associazione cattolica tedesca quando ancora mancavano mesi alla definizione dell’accordo tra Governo brasiliano e Vaticano.
L’ordine cronologico che viene seguito ne rende l’evoluzione.2

Il primo è quello della signora Josephine Amster, residente a Vienna, sposata ad un ebreo, che chiede di essere raccomandata dal Vaticano al “Katholische Hilfskomité” di Utrecht al quale si è già rivolta, allo scopo di ottenere per sé e per il marito il permesso di immigrare nel Brasile.
Se le informazioni in merito alla menzionata Signora Amster – scrive la Segreteria di Stato al Nunzio Apostolico a Berlino, cardinale Cesare Orsenigo il 26 gennaio 1939 - che l’Eccellenza vostra vorrà compiacersi di assumere, risultassero buone, ella [monsignor Orsenigo], se nulla osta può, per guadagnare tempo a nome della Santa Sede, senz’altro segnalare il caso all’eccellentissimo Monsignor Internunzio Apostolico in Olanda.
Un appunto manoscritto non datato offre maggiori informazioni sul caso della signora:
Nel novembre scorso il marito è stato arrestato ed inviato al campo di concentramento di Dachau. Essa si è rivolta invano al “Katholische Hilfskomité” di Utrecht per ottenere per sé e per il marito un passaporto per il Brasile. Quel comitato non potrebbe interessarsi del di lei marito perché è ebreo e, d’altra parte, i comitati ebrei le rifiutano ogni aiuto. Prega la Santa Sede di interessarsi presso detto comitato cattolico di Utrecht, affinchè, facendo una eccezione, si adoperi per procurare a lei ed al suo marito il desiderato passaporto per il Brasile.
La risposta del cardinale Orsenigo da Berlino arriva il 7 marzo 1939:
Sono ora in grado di comunicare all’Ecc. V. Rev.ma che i detti signori Amster risultano prenotati per una eventuale emigrazione all’estero, e mi si aggiunge che tale loro richiesta sarà anche presa in considerazione. Al tempo stesso, però, mi si sconsiglia – sempre da Vienna – d’intervenire con una particolare raccomandazione; ho creduto quindi opportuno di omettere per ora la prevista segnalazione all’Ecc.mo Monsignor Internunzio Apostolico in Olanda.3
L’esito del caso rimane sconosciuto.
Il secondo caso riguarda un’altra signora ugualmente residente a Vienna. Nel suo caso, tuttavia, il Vaticano, di fatto, si sostituisce al Comitato, coinvolgendo direttamente il Nunzio apostolico a Berlino e lo stesso St.Raphaelsverein.
L’11 maggio 1939 la signora Agnese Hirsch, residente a Vienna, si rivolge direttamente al Papa per chiedere per sé, il marito e la madre una raccomandazione per essere ammessi in qualunque Stato estero (America Meridionale, Inghilterra, Olanda, Australia). Le pratiche svolte fino a quel momento per il Brasile, con l’appoggio del cardinale Innitzer e per il tramite del Comitato di Utrecht, non hanno avuto esito.
La signora non è conosciuta dalla Segreteria di Stato, perciò viene chiesto, con nota del 6 giugno 1939 al Cardinale Orsenigo, Nunzio Apostolico a Berlino, di assumere opportune informazioni dopo di che giudicherà lui stesso se e come favorirla.
La richiesta viene ripetuta all’inizio di luglio, dopo che la signora, avendo già saputo dei 3000 posti offerti dal Brasile è piena di speranze. Per la seconda volta la Segreteria si rivolge al cardinale Orsenigo, perché questi abbia la bontà di prendere in considerazione il caso e, se lo ritiene opportuno, raccomandare la ricorrente al St.Raphaelsverein. Si arriva alla fine di ottobre 1939 e, non avendo ricevuto ancora nessuna risposta, la Segreteria di Stato fa un terzo tentativo per affidare direttamente al Nunzio la gestione del caso. Finalmente, l’11 novembre 1939, arriva da Berlino una lunga nota. In essa, tra l’altro, il Nunzio riferisce di come, all’arrivo della notizia dei 3000 visti messi a disposizione dal Presidente del Brasile, le speranze della signora Hirsch si sono orientate in questo senso e la Nunziatura Apostolica […] le ha appoggiate presso l’Ecc.mo vescovo di Osnabruck.4
Il cardinale segnala, infine, un suo ulteriore tentativo verso l’Olanda, fatto attraverso il St.Raphaelsverein e monsignor Berning, che però non ha avuto successo.
Rimane, infatti, aperta la questione economica, che, alla fine, impedirà la partenza. La signora Hirsch nel marzo del 1941 tornerà a rivolgersi alla Segreteria di Stato che, a sua volta, la raccomanderà di nuovo al Nunzio a Berlino.5
Non si conosce l’esito della raccomandazione.
Nel terzo caso chi presenta la richiesta si trova in Italia e avrebbe dovuto ricevere quasi un anno prima il visto di ingresso in Brasile. Chiede ora una nuova raccomandazione per sé e per il padre che, però, vive ancora a Vienna.
Karl Kaiser, di anni 26, aspirante ufficiale di cavalleria, da circa un anno rifugiato a Milano, il 16 agosto 1939, scrive alla Segreteria di Stato denunciando il fatto che fin dal novembre del 1938 il governo del Brasile aveva concesso il permesso per lui e per la fidanzata di entrare in quello Stato, ma il visto da apporre sul passaporto non gli era stato mai spedito. Gli consta, però, che in questi ultimi tempi la Santa Sede ha ottenuto il visto di entrare in Brasile per 3000 profughi catholici (sic). Pertanto io supplico Vostra Santità di voler inserire fra i nominativi da favorire anche me e mio padre, pure profugo da Vienna, chiamato Theodoro Kaiser, d’anni 51, catholico (sic).
La lettera viene accompagnata dalla raccomandazione del Canonico Maino, delegato dal cardinale Schuster, arcivescovo di Milano, alla gestione degli ebrei convertiti rifugiati presenti nella città. Mancano documenti che informino sull’esito della richiesta del signor Kaiser.
Risulta però interessante la risposta, datata 9 settembre 1939, indirizzata all’arcivescovo Schuster. In essa la Segreteria di Stato risponde indirettamente a quanto scritto dal signor Kaiser sulla distribuzione dei visti chiarendo il ruolo centrale nella trattativa rivestito al momento dal St. Raphaelverein e riportando le condizioni che, sempre in quel momento, il governo brasiliano poneva.
E’ qui pervenuta una lettera del Signor Karl Kaiser, cattolico, profugo da Vienna. Il predetto signore desidererebbe emigrare, con suo padre, nel Brasile. A tal fine domanda al Santo Padre che gli siano assegnati due dei 3000 visti concessi alla SS dal presidente di quella repubblica in omaggio al paterno appello rivoltogli lo scorso giugno da Sua Santità. Mi pregio comunque di comunicare alla E.V. che i 3000 visti sono stati accordati in favore dei cattolici tedeschi non ariani e dovranno concedersi in conformità delle vigenti leggi, osservando determinate condizioni e previo esame dei documenti delle rispettive domande che presenterà l’Opera di San Raffaele di Amburgo. Tra l’altro si richiede che ogni famiglia faccia un deposito bancario di circa 20.000 e che i singoli immigrati si applichino nell’agricoltura o nell’industria. E’ quindi necessario che il sig. Kaiser si rivolga all’Opera di San Raffaele.6
Il fascicolo si interrompe qui.

Nel mese di novembre 1939 sono ancora solo i Nunzi apostolici a ricevere le richieste di appoggio alle domande per i visti.
Il fascicolo del signor, Joachim-Andreas Fuhs, infatti, inizia con due documenti che attestano lo scambio avvenuto tra il Nunzio Apostolico a Bruxelles, cardinale Micara, e il Consolato Generale del Brasile ad Anversa.
Scrive il Nunzio il 6 novembre 1939:
Signor Console Generale [del Brasile], Anversa - mi permetto di raccomandare alla vostra benevolenza il signor Joachim-Andreas Fuhs, che sollecita per lui e per sua moglie il permesso di emigrare negli Stati Uniti del Brasile. Il signor Fuhs è nato a Berlino-Charlottensburg il 9 novembre 1912 e la signora Helene Fuhs, nata Stern è nata a Duisburg (Rihn) il 10 marzo 1914: ambedue sono stati battezzati ad Anversa, nella chiesa parrocchiale di Saint Laurent, il 24 ottobre 1939.
Dal Consolato rispondono il 26 gennaio 1940 che il Console generale del Brasile in Anversa dichiara di essere autorizzato ad accordare al signor Joachim Andreas Fuhs e a sua moglie, Ehlene Fuhs nata Stern, un visto di emigrazione per il Brasile dove essi vogliono stabilire il loro domicilio.
Sembrerebbe una vicenda risoltasi nel migliore dei modi e nel tempo più breve possibile, ma un appunto manoscritto, datato 14 marzo 1940, firmato da monsignor Dell’Acqua presente nel fascicolo dimostra che il caso del signor Fuhs viene seguito anche dalla Segreteria di Stato:
La famiglia Fuhs è pure stata vivamente raccomandata dalle Suore di Sion di Roma, le quali assicurano che si tratta di una buona famiglia cattolica e lo conferma il fatto che il 17 marzo 1940 la stessa Segreteria si assume il compito di raccomandare i signori Fuhs all’Ambasciata del Brasile presso la Santa Sede nei termini che seguono:
I coniugi sig. Andrea Gioacchino ed Elena Fuhs, cattolici ma considerati di stirpe non ariana, residenti nel Belgio, desidererebbero emigrare nel Brasile. I predetti signori furono raccomandati anche al Console brasiliano di Anversa da Monsignor Clemente Micara, Nunzio Apostolico a Bruxelles. La Segreteria di Stato di Sua Santità prega l’eccellentissima Ambasciata del Brasile presso la Santa Sede di voler benevolmente includere il su detto (sic) caso nel numero dei 3000 cattolici non ariani autorizzati ad immigrare nel Brasile.7

In base all’accordo siglato tra il governo brasiliano e le istanze vaticane il 4 marzo del 1940 l'Ambasciata brasiliana a Berlino non prenderà in considerazione che le richieste debitamente giustificate del St. Raphaelsverein o del Nunzio Apostolico a Berlino.
Probabilmente questa disposizione non era ancora conosciuta dal Vescovo di Berlino, il quale, ancora il 24 aprile del 1940, continua a rivolgersi alla Segreteria di Stato per raccomandare il caso di un rifugiato del quale era a conoscenza.
Permettetemi di indirizzarmi ancora una volta a Vostra Eminenza, in favore di un non ariano, Adolf Thune; è cattolico dal 1933, polacco, originario di Lemberg, nato il 9 maggio 1892, sposato con una cattolica ariana. E’ commerciante. Il signor Thune si trova in un campo di concentramento a Orianenburg; è senza passaporto, perché il suo passaporto polacco è stato sequestrato nel campo, senza che gli sia stato consegnato un passaporto da apolide. Sarebbe urgente, visti i rischi per la sua salute che corre in questa situazione, procurargli il visto per il Brasile. Senza un intervento speciale, non sarà possibile farlo partecipare ai visti vaticani per il Brasile.
La Segreteria di Stato accetta la raccomandazione e il 9 maggio, seguendo la procedura che in seguito diventerà abituale, a sua volta raccomanda il signor Thune all’Ambasciatore del Brasile presso la Santa Sede:
L’eccellenza vostra farebbe cosa assai gradita e altamente apprezzata dalla Santa Sede se volesse compiacersi di adoperarsi perché la preghiera dell’Eccellentissimo Mons. Vescovo di Berlino venga quanto prima esaudito, facendo includere il caso del signor Thune nel numero dei 3000 cattolici non ariani autorizzati ad emigrare nella Repubblica del Brasile.
Il 30 maggio 1940 in un appunto firmato da monsignor Dell’Acqua si legge:
Il signor Duta, segretario dell’Ambasciatore del Brasile presso la Santa Sede mi ha detto che l’Ambasciata brasiliana di Berlino concederà il visto al signor Thune, ma ora occorre liberarlo dal campo di concentramento in modo che possa fare le pratiche per emigrare.
Questa informazione viene portata a conoscenza del vescovo di Berlino il 1? giugno 1940, ma questi, il 9 agosto, risponde trasmettendo alla Segreteria di Stato vaticana una nota ricevuta dall’Ambasciata brasiliana a Berlino, che non lascia nessuna speranza di far uscire il signor Thune dal campo di concentramento.
La nota, datata 10 luglio, infatti, conferma quanto era già emerso sull’atteggiamento negativo verso la concessione dei visti tenuto dell’Ambasciatore del Brasile a Berlino:
[…] questa Ambasciata non ha ancora ricevuto alcuna istruzione per accordare i visti sul passaporto degli emigranti cattolici d’origine semita. Per questo motivo ella si vede obbligata ad aspettare le suddette istruzioni. Come si vede, le informazioni ricevute da monsignor dell’Acqua non erano veritiere.
A partire da questa risposta inizia una fitta corrispondenza nella quale sarà coinvolto anche il Nunzio Apostolico in Brasile.
Il problema rimane la concessione del visto, mentre quello della liberazione dal campo risulta in questa fase, accantonato. Il Nunzio telegrafa dal Brasile l’8 marzo 1941 per informare che il governo brasiliano ha concesso il visto al signor Thune, ma la notizia viene smentita dal Vescovo di Berlino che, prese le informazioni dal consolato di Amburgo, comunica a Roma che nemmeno il Consolato brasiliano ad Amburgo è ancora pronto a concedere il visto sollecitato.
La sintesi dell’evoluzione della vicenda si trova in un appunto dattiloscritto non firmato – ma approvato con un va bene apposto a mano, con una grafia riconducibile a monsignor Dell’Acqua. Interessante un commento che vi si legge: Ho l’impressione che il Governo brasiliano non intenda accordare permessi di immigrazione a non ariani anche se cattolici residenti in Germania.
Ad ogni modo si decide di telegrafare di nuovo al Nunzio in Brasile, il quale, il 23 aprile 1941 risponde che: Console brasiliano Amburgo dichiara che, per concedere visto a Adolfo Thune attende vari documenti chiesti Raphaelsverein.
Due giorni dopo, il 25 aprile 1941, il vescovo di Berlino comunica al Cardinale Maglione che il signor Thune è morto nel campo di concentramento.8

La Segreteria di Stato vaticana interagiva anche con la sede romana del St.Raphaelsverein.
Il 27 aprile 1940 il signor Oskar Hatscheck, chiede alla Segreteria di Stato di raccomandarlo per fargli ottenere il visto per il Brasile per sé e la sua famiglia.
Essendo il signor Hatscheck residente a Vienna, quindi in territorio annesso al Reich, la Segreteria di Stato si rivolge al Nunzio Apostolico a Berlino, chiedendogli di fare quanto ella stimerà possibile ed opportuno in suo favore. Il Nunzio risponde trasmettendo due istanze del signor Hatscheck rivolte alla Segreteria di Stato alcune settimane prima ed appoggiate dalla Nunziatura apostolica dell’Ordinariato di Vienna.
Il documento successivo contiene due appunti scritti in date diverse, firmati da Mons. Dell’Acqua. Nel primo, datato 5 giugno, si legge:
Ho raccomandato in modo speciale il caso Oskar Hatscheck a Padre Hecht, rappresentante del St. Raphaelsverein a Roma.
Nel secondo, datato 8 giugno, la risposta:
Padre Hecht mi fa sapere che il caso Hatscheck è conosciuto dal St.Raphaelsverein, però - aggiunge – non sono tra persone migliori [la sottolineatura è nel testo] da favorire.9
Nel fascicolo non sono presenti altri documenti.

Amsterdam – Roma – Amburgo
Sulla copertina del fascicolo intestato al signor Frenkel Johann che scrive da Amsterdam, è appuntato che l’Ambasciata brasiliana presso la Santa Sede alla quale ha chiesto il visto di ingresso in Brasile per sé e per la moglie, gli ha risposto che non ne concede se non dopo raccomandazione di S.E. Maglione. Prega, perciò, di venirgli in aiuto.
Smentendo quanto affermato dall’Ambasciata, il 23 agosto 1940 la Segreteria di Stato chiama in causa il Nunzio apostolico a Berlino con la nota che segue:
Il signor Frenkel Johann cattolico non ariano in data 11 agosto 1940 domandava l’appoggio di questa Segreteria di Stato per ottenere il visto di emigrazione in Brasile per sé e per sua moglie. In questi giorni, come si spera, anche l’ambasciata del Brasile a Berlino inizierà ad autorizzare il rilascio dei visti consolari per l’immigrazione in quella Repubblica. Abitando detto signor Frenkel in territorio occupato dalla Germania, mi do premura di rimettere all’eccellenza vostra reverendissima la sua petizione con la preghiera di raccomandarlo se lo riterrà degno dell’interessamento della Santa Sede a codesta Ambasciata brasiliana. Probabilmente correggendosi, il 26 settembre 1940 scrive di aver segnalato senza indugio detto signore al Raphaelsverein di Amburgo e di aver anche ripetuto la segnalazione.10
Il fascicolo non contiene altri documenti

Ancora casi rimandati al St.Raphaelsverein dalla Segreteria di Stato del Vaticano
Il primo, del quale si riviene una singola nota inviata dalla Segreteria di Stato al Nunzio Apostolico a Berlino, fa riferimento ai problemi che si incontravano nell’Ambasciata brasiliana nella città, perchè l’ambasciatore ostacolava l’apposizione del visto sulle richieste raccomandate dal St. Raphaelsverein.
Da notare che la raccomandazione di quest’ultima associazione viene sostituita con quella della Santa Sede.
Il signor Jacob Spellmanns, che asserisce di essere cattolico non ariano, in data 10 agosto 1940 ha domandato l’appoggio di questa Segreteria di Stato per ottenere il visto di emigrazione in Brasile per lui e per la sua famiglia.
In questi giorni, come si spera, anche l’Ambasciata del Brasile a Berlino comincerà ad autorizzare il rilascio dei visti consolari per l’immigrazione in quella Repubblica dei tremila cattolici non ariani. Abitando il detto sig. Spellmanns in territorio occupato dalla Germania, mi do premura di rimettere all’Ecc. V. Rev.ma la sua petizione con preghiera di raccomandarlo, se lo riterrà degno dell’interessamento della S. Sede, a codesta Ambasciata Brasiliana
.11
Il secondo inzia con la segnalazione che il 13 dicembre 1940 il signor Vittorio Caselli, da Pistoia segnala a monsignor Tardini, dal quale, come scrive, è conosciuto da molti anni, il caso di Klemens Kurt Berger, residente a Vienna.
Il signor Berger, vi si legge, pur essendo cattolico da molti anni, soffre ora le disposizioni razziali tedesche. Vorrebbe recarsi in Brasile, dove ha parenti ed amici, come in questo periodo ha potuto fare un altro suo amico nelle identiche condizioni, il quale, attraverso la Segreteria di Stato è potuto venire in Italia e di qui raggiungere l’America attraverso Lisbona.
Alla presentazione sono allegati diversi documenti, tra i quali in certificato di battesimo.
La risposta della Segreteria di Stato è affidata allo stesso monsignor Tardini che, nel restituire i documenti, gli invia in un foglio a parte, quanto la Segreteria di Stato può suggerire in merito al caso del detto signor Berger.
Di una minuta di questa risposta firmata da monsignor Tardini non c’è traccia nel fascicolo, ma esistono due bozze dattiloscritte che ne rendono ugualmente il contenuto, che non è, decisamente, favorevole. L’accenno alla persona che, a detta del signor Berger, sarebbe entrata in Italia grazie alla Segreteria di Stato deve, infatti, aver irritato gli ambienti della Segreteria come emerge dalla prima stesura della risposta datata 15 dicembre 1940 che si riporta di seguito.
1) Occorre sapere con precisione se il Berger è cattolico almeno dal 1934, perché diversamente non potrà, secondo le ultime disposizioni del governo brasiliano ottenere il visto.
2) Siccome si trova a Vienna, le relative pratiche di emigrazione devono essere fatte attraverso il Raphaelsverein; invero si è sempre detto, anche all’Ambasciata brasiliana presso la Santa Sede, che per i cattolici non ariani di Germania e territori occupati avrebbe pensato il Raphaelsverein; lo stesso arcivescovo di Vienna potrebbe segnalare il caso al Raphaelsverein.
3) La Segreteria di Stato non ha mai pensato a procurare il “visto” italiano, anche solo di transito, per cattolici non ariani, anche perché è noto che il governo italiano non ne concede (così mi disse anche di recente Padre Tacchi Venturi): l’amico, quindi, del signor Berger che è riuscito a partire per il Brasile doveva trovarsi già in Italia oppure vi è riuscito ad entrare (non però tramite la Segreteria di Stato) di conseguenza ha potuto ottenere il “visto” per il Brasile dall’Ambasciata Brasiliana presso la Santa Sede la quale è più benevola di quella di Berlino. Che la Segreteria di Stato riesca a far venire in Italia il Berger, mi sembra assai difficile se non impossibile in questo momento
.
Su questa prima stesura vengono apportate numerose correzioni, fino a ridurla a quella che a tutti gli effetti dovrebbe essere stata la risposta ufficiale:
1.- Il governo brasiliano concede il visto solo a chi fu battezzato prima del 1935. Siccome il signor Berger si trova a Vienna, le relative pratiche devono essere fatte attraverso il “Raphaelsverein”. Lo stesso eminentissimo arcivescovo di Vienna potrebbe segnalare il caso al “Raphaelsverein”.
2. – La Segreteria di Stato non è in grado di procurare il “visto” italiano, anche solo di transito, per cattolici non ariani, essendo noto che il governo italiano non ne concede
.12
Anche nel fascicolo del terzo caso esiste un solo documento, consistente nella nota che segue, inviata dalla Segreteria di Stato al Nunzio apostolico a Berlino il 27 dicembre 1940. Questa volta, però, gli viene chiesto di segnalare il caso al St. Raphaelsverein.
Il signor Willi Salomon non ariano, emigrato in Brasile in data 4 dicembre ha inviato al Santo Padre una supplica per ottenere, con l’appoggio della Santa Sede, il visto di emigrazione in Brasile per i suoi familiari rimasti a Berlino. Mi pregio rimettere all’Em. V.Rev.ma la supplica in parola, lasciando alla sua ben nota carità e prudenza di giudicare se sia possibile ed opportuno segnalare il caso al Raphaelsverein di Amburgo.13

Dai documenti utilizzati per la ricostruzione della concessione dei visti brasiliani, risulta che nel marzo del 1940 il Vaticano aveva previsto di assegnarne 100 ad ebrei convertiti rifugiati in Olanda e 100 a quelli rifugiati in Belgio.14
Sarà forse in relazione a questo impegno che, come vedremo nei due casi che seguono – uno personale, l’altro riguardante un intero gruppo – viene chiesto alla Segreteria di Stato di appoggiare richieste provenienti da questi due paesi raccomandandole all’Ambasciata del Brasile presso la Santa Sede
.
Per quanto riguarda il caso personale, è Padre Hecht a contattare il Cardinale Maglione il 27 febbraio del 1941.
Eminenza Reverendissima - scrive - il sottoscritto, rappresentante del Raphaelsverein umilmente espone a Vostra Eminenza quanto segue. Il signor dottor Otto Glaser non è stato incluso nell’elenco dei non ariani cattolici che hanno ricevuto il visto brasiliano dietro raccomandazione della Santa Sede. Egli è stato, però, a suo tempo raccomandato dal Raphaelsverein di Amburgo come persona degna di essere presa nella massima considerazione. Poiché il Raphaelsverein non può provvedere all’inclusione del dott. Glaser nell’elenco suddetto, in sostituzione di persone che non potrebbero o non vorrebbero usufruire del visto brasiliano, esso rivolge preghiera a V. Eminenza Rev.ma di voler degnarsi di raccomandare il detto signore all’Ambasciata brasiliana presso la Santa Sede. Recentemente, come risulta dalla dichiarazione acclusa, la Curia Arcivescovile si è rivolta a noi con parole di calda raccomandazione pregandoci di fare tutto il possibile per ottenere per ill Sig. Glaser il visto brasiliano.
Un appunto a matita sul documento anticipa il parere favorevole alla richiesta.
Il 7 febbraio 1941 arriva anche la lettera dell’Ordinariato arcivescovile di Vienna che raccomanda Otto Glaser, cattolico romano, attualmente sposato in Olanda, che sta cercando di emigrare a causa delle leggi razziali qui esistenti […] e chiede di aiutarlo in questo.
L’11 marzo 1941 Otto Glaser viene segnalato all’Ambasciata brasiliana presso la Santa Sede, con preghiera di includere il menzionato signore nel numero dei 3000 cattolici non ariani autorizzati ad immigrare negli Stati Uniti del Brasile.
Manca nella comunicazione l’indicazione del Consolato presso il quale dovrà completare le pratiche. Solo in un appunto interno alla Segreteria si legge che dovrà essere quello di Amburgo.15
Il secondo caso è più complesso, non solo a causa del numero delle richieste, ma anche perché ripropone i problemi rispetto ai criteri da rispettare per ricevere il visto che sembravano risolti un anno prima.
Dall’Aia scrive infatti il 18 giugno 1941 un certo Ivan Berkel o Berchel (il punto interrogativo apposto vicino al suo nome fa capire che è sconosciuto alla Segreteria) che si presenta come persona ben nota al Vescovo di Utrecht.
Come risultato dell’alto e paterno intervento del Santo Padre, sono stati messi a disposizione [di rifugiati cattolici non ariani NDR] 156 visti di immigrazione in Brasile. A seguito di una nuova ordinanza il governo del Brasile ha ritirato i privilegi concessi a questi visti eccezionali, con il risultato che le nuove condizioni sono inaccettabili per la maggioranza dei casi. Le più importanti sono l’obbligo di depositare in banca una somma considerevole e la certezza per gli immigrati di poter rientrare nel loro paese d’origine. Queste condizioni sono state rifiutate dalla maggioranza dei rifugiati, soprattutto dagli apolidi, che si trovano nell’impossibilità di fornire garanzie. Il console generale del Brasile nei Paesi Bassi non ha risposto alle nostre proteste. C’è poi la questione dell’emigrazione delle mogli e dei figli di questi rifugiati che abitano ancora in Germania e che non possono seguire i mariti a meno che non vengano concessi visti familiari o che il Console del Brasile in Germania non sia autorizzato a fornire i visti a queste persone. Finora il Console del Brasile in Germania non ha accettato le nostre richieste.
Si spera che vostra Eminenza voglia accordare la sua alta intercessione in questa situazione che richiede una urgente soluzione. Invieremo le nostre liste all’Ambasciata brasiliana presso la Santa Sede tramite la nostra rappresentanza consolare e contiamo che Vostra Eminenza voglia intercedere presso il governo brasiliano
.
Due giorni dopo, il signor Berkel chiede il permesso di aggiungere un’altra lista a quella già fornita [che però non è nel fascicolo NDR]. Si tratta di rifugiati che sono rimasti in Belgio dopo l’occupazione. Il Console di Anversa aspettava l’autorizzazione da parte dell’ambasciatore del Brasile a Roma per concedere loro il visto, ma questa non è mai arrivata.
A matita, sulla copertina del fascicolo si legge questo appunto datato 24 giugno 1941, che sembrerebbe la minuta di una giustificazione per il velato accenno all’omissione della raccomandazione all’Ambasciata brasiliana presso la Santa Sede che aveva impedito la concessione dei visti ad Anversa fatta dal corrispondente olandese:
La Santa Sede ha fatto tutto quello che era umanamente possibile per facilitare l’emigrazione in Brasile dei cattolici non ariani residenti in Germania o nei paesi occupati dalle truppe tedesche. Attendiamo che l’ambasciata del Brasile ci dica qualche cosa circa le liste.
L’ultimo documento contenuto nel fascicolo ci rivela, comunque, che la Segreteria effettivamente ha più di qualche riserva su questa operazione.
L’8 luglio 1944, infatti, della questione viene informato il Nunzio Apostolico a Berlino, insieme alla richiesta di giudicare se convenga segnalare tali persone, sconosciute alla Segreteria di Stato, al St. Raphaelverein di Amburgo. Le sarei poi assai grato - continua lo scrivente - se volesse compiacersi di far sapere, come meglio crederà, al signor Benkel che ogni pratica relativa all’immigrazione nella Repubblica Brasiliana di cattolici non ariani residenti in Germania o nei paesi occupati dalle truppe tedesche, deve essere svolta attraverso la menzionata Associazione.16


1 Il St.Raphaelsverein era stato fondato nel 1871, con lo scopo di offrire agli emigranti cattolici sicurezza e accompagnamento nel loro cammino verso la loro nuova patria. Alla vigilia della seconda guerra mondiale, l'Associazione St. Raphaels che si appoggiava alla congregazione dei Padri Pallottini, si dedicò soprattutto a consentire a coloro che erano perseguitati dal regime nazista di fuggire dalla Germania verso il Sud America. I destinatari della sua opera erano principalmente cattolici di origine ebraica ("cattolici non ariani") che erano stati colpiti dalle leggi razziali di Norimberga.
2 Cfr: ADSS, p.10 e gli esempi di corrispondenza intercorsa tra l’Internunzio a L’Aia e il cardinale Maglione, sempre in ADSS alle pagine 47-48 e 61-62. Rapporti tra la Segreteria di Stato e i comitati risalenti anche al 1938 sono documentati anche nella Serie Ebrei. Cfr. Posizione 061,Pdf pagina file Pdf 51 e segg.
3 Serie Ebrei, Posizione 004, pagina file Pdf 215 e segg
4 Serie Ebrei, Posizione 61, file Pdf p. 143. Esaminando eventuali possibilità di emigrazione meno costose per la signora Hirsch, il cardinale Orsenigo afferma: Le nazioni ospitali vicine non ammettono immigrazioni di passaggio, se non a condizione che l’immigrante possa presentare la previa documentazione che realmente è accettato in un’altra nazione e che potrà, quindi, in breve tempo trasferirvisi. Le ragioni di questa misura sono troppo intuitive: il largo afflusso di giudei dalla Germania in questi paesi consigliò questo freno. D’altra parte anche l’Italia ha chiuso le sue porte ai non ariani, sia pure per un soggiorno breve e di passaggio.
5 Serie Ebrei, Posizione 061, pagina file Pdf 127 e segg.
6 Serie Ebrei, Posizione 067, pagina file Pdf 121 e segg.
7 Serie Ebrei, Posizione 045, pagina file Pdf 179 e segg.
8 Serie Ebrei, Posizione 150, pagina file Pdf 47 e segg.
9 Serie Ebrei, Posizione 057, pagina file Pdf 155 e segg.
10 Serie Ebrei, Posizione 043, pagina file Pdf 179 e segg,
11 Serie Ebrei, Posizione 140, pagina file Pdf 71 Per l’atteggiamento di Ciro de Freitas Vale, Ambasciatore brasiliano a Berlino, cfr ADSS, vol.6. 30 agosto 1939, cit.
12 Serie Ebrei, Posizione 011, pagine file Pdf 177 e segg.
13 Serie Ebrei, Posizione 164, pagina file Pdf 11
14 ADSS, Vol.6, 4 mars 1940, 164. L'Ambassade du Brésil à la Secrétairerie d'Etat, p.253
15 Serie Ebrei, Posizione 049, pagina file Pdf 117 e segg.
16 Serie Ebrei, Posizione 083, pagine file Pdf 105 e segg. Per i riferimenti agli accordi tra Vaticano, St.Raphaelverein e governo brasiliano contenuti in questa pagina si rimanda alla prima parte della ricostruzione della vicenda dei visti brasiliani.

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