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Le richieste di raccomandazione per l'emigrazione in Brasile

Dagli ebrei stranieri internati in Italia

Il decreto legge n. 1381 contenente provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri, emanato il 7 settembre 1938, insieme al divieto per gli ebrei stranieri di fissare stabile dimora nel Regno, aveva ordinato a quelli che in Italia risiedevano da decenni, e in molti ne avevano preso anche la cittadinanza, di lasciare il territorio del Regno entro il 12 marzo successivo.
Gli ebrei stranieri provenivano quasi tutti dalle nazioni dell’Europa centro-orientale, proprio quelle nei confronti dei quali la persecuzione si faceva ogni giorno più violenta. Non potendo rientrare, quindi, nei loro paesi d’origine, quelli che potevano scelsero la via dell’emigrazione, verso i pochi paesi accoglienti - per usare un’espressione che si legge in molte delle loro richieste di aiuto – nei quali speravano di essere accolti.
Ad essi si aggiungevano i profughi che, nonostante il divieto d’ingresso stabilito dal decreto, continuarono ad entrare in Italia sempre con la speranza di poter emigrare, anche se per loro la durata dei permessi di soggiorno e di permanenza concessi dai visti di transito veniva sempre più ridotta, mentre le pratiche di emigrazione diventavano sempre più complesse.
Ad ogni modo il governo fascista - interessato a che gli ebrei stranieri lasciassero il territorio italiano - permise di continuarle anche dopo il 15 giugno 1940, data in cui fu ordinato il loro internamento.
Per questo motivo tra le 285 richieste aiuto inviate alla Segreteria di Stato Vaticana da quasi tutti i campi e le località di internamento, per ottenere l’appoggio alla richiesta del visto di emigrazione in Brasile, ben 69 riguardano la possibilità di emigrare direttamente in Brasile, e 24 la contengono insieme ad altre mete.

Dalla Serie Ebrei

Preceduta dalla raccomandazione del parroco della cittadina di Clana (Provincia del Carnaro), arriva in Segreteria di Stato il 10 dicembre 1938 una istanza del dottor Andrea Fenyves medico chirurgo, residente a Clana (Fiume), ebreo convertito con moglie e due figli.
Il dottor Fenyves, ungherese d’origine, si era laureato in medicina in Italia nel 1928. Per le sue benemerenze civili e professionali nel 1931 gli era stata concessa la cittadinanza italiana, ma il 1? ottobre del 1938 questa gli era stata tolta, con obbligo di lasciare l’Italia entro il 12 marzo.
Mi rivolgo alla magnanimità di E.V. - scrive il dottor Fenyves alla Segreteria di Stato del Vaticano - per ottenere un posto, in qualsiasi parte del mondo, se in Italia è impossibile, in qualche ospedale dei Missionari cattolici per poter vivere e mantenere la mia famiglia.
Nei giorni successivi, sollecitate dalla Segreteria, arrivano le informazioni richieste al vescovo di Fiume, mons. Ugo Camozzo. Confermando quanto già scritto dal parroco di Clana e anche da altre persone, il vescovo scrive che il caso del dottor Fenyves è assolutamente degno del benevolo interesse della Segreteria di Stato.
Il 30 dicembre 1938, la Segreteria di Stato invia una raccomandazione a monsignor Pasquale Robinson, Nunzio Apostolico a Dublino. Nella richiesta al nome del dottor Fenyves viene aggiunto quello di Laszlo Schwarz, anch’esso medico di origine ungherese. A monsignor Robinson viene chiesto di segnalare i due al Comitato che si interessa degli ebrei convertiti profughi.
Grazie alla proroga concessa dal Ministero dell’Interno agli ebrei stranieri che avevano in corso pratiche per l’emigrazione la famiglia Fenyves può rimanere in Italia ancora per qualche tempo e, il 17 aprile del 1939 invia una nuova lettera alla Segreteria di Stato.
In essa parla dei suoi studi e illustra la sua opera di medico condotto iniziata volontariamente nel comune di Sarno di Calabria e proseguita a Clana. In ambedue le località ha conquistato eguale stima e affetto, per la dedizione e l’umanità con la quale ha esercitato la sua professione, raccogliendo anche riconoscimenti da parte delle autorità.
Il 29 aprile 1939 anche il Vescovo di Trieste, monsignor Antonio Santin, raccomanda alla Segreteria di Stato il dottor Fenyves.
Da Dublino arriva una risposta negativa sulla possibilità di favorire l’emigrazione della famiglia Fenyves , così il 10 maggio 1939 la Segreteria di Stato segnala il caso al monsignor Paolo Giobbe, internunzio Apostolico in Olanda, perché lo raccomandi al Comitato che, in quel Paese, si interessa dei profughi cattolici.
L’istanza presentata al Ministero dell’Interno per chiedere una proroga al soggiorno in Italia dà esito positivo, nel frattempo si aspetta la risposta dall’Olanda.
Questa arriva il 25 maggio: per il permesso di soggiorno in Olanda bisogna versare 1300 fiorini per due anni, somma che il dottor Fenyves si dichiara disposto a pagare per sé e per la sua famiglia, salvo però i problemi legati alla possibilità di pagare in valuta estera.
Dimostratasi impossibile anche questa soluzione, è proprio l’Internunzio apostolico in Olanda che, per primo, informa il dottor Fenyves che si sta aprendo la possibilità di emigrazione in Brasile.
Nessuno meglio dell’Ambasciatore del Brasile presso la Santa Sede può riuscire in tale intento - scrive - e aggiunge che per mezzo di persona influente presso la Segreteria di Stato procuri di essere raccomandato al suddetto Ambasciatore e senza dubbio otterrà di potersi imbarcare per quella Repubblica.
E così il 20 novembre 1939 il dottor Fenyves fa pervenire alla Segreteria di Stato la sua istanza e il 17 dicembre viene inviata la raccomandazione all’Ambasciata del Brasile presso la Santa Sede. Quest’ultima comunica il 18 dicembre successivo di essersi impegnata a trasmettere il testo della raccomandazione all’Ambasciata del Brasile in Italia.
Mancano documenti successivi che spieghino il perché debbano passare alcuni mesi, prima che la pratica vada a buon fine, mesi durante i quali il dottor Fenyves viene internato prima a Notaresco e poi ad Atri. Si apprende solo che il visto verrà concesso il 30 settembre 1940 e che il 10 ottobre arriverà anche il visto di transito in Portogallo per poter partire da Lisbona.1
Nel momento in cui scrive, il signor Ugo Kinski non è ancora internato, ma lo sarà entro poche settimane. E’ comunque importante segnalarlo, perché una nota del cardinale Boetto, vescovo di Genova, che lo segue, in poche righe riassume le difficoltà che in molti incontravano anche quando fosse loro concesso il visto di ingresso in Brasile.
Da Genova, il 4 maggio 1940, il signor Ugo Kinski, ebreo di nascita, poi battezzato secondo il rito cattolico, sposato con Clara Mitschoz, cattolica, si rivolge al Papa:
Beatissimo Padre, profughi e non potendo rimanere per molto tempo in Italia, temono di ricevere da un giorno all’altro l’ordine di lasciare il paese e di essere messi nelle mani dei tedeschi. Essi, dunque, implorano l’aiuto di vostra Santità per poter ottenere il permesso di potersi recare nel Brasile, ove cercheranno un lavoro per guadagnarsi il pane cotidiano. Nello stesso tempo pregherebbero Vostra Santità di venirgli incontro per le spese del viaggio, poiché essi hanno dovuto lasciare tutta la loro fortuna in Germania.
Il 17 maggio la Segreteria di Stato chiede al cardinale Pietro Boetto arcivescovo di Genova se i coniugi Kinski meritano l’interessamento della Santa Sede.
La risposta del cardinale è positiva: i coniugi sono persone veramente degne. A lui sono stati raccomandati dalla Curia di Breslavia. Essi, però, vivono in miseria, quindi non potranno pagare l’importo del viaggio che ammonta attualmente a 175 dollari, vale a dire almeno a 4000 Lire che, oltretutto, sarebbe anche difficile convertire in dollari. Il cardinale, infine, fa notare che già altre persone raccomandate dalla Santa Sede si trovano in questa triste condizione di avere le carte pronte, ma di non poter partire perché manca loro il mezzo di pagare l’imbarco.
Nonostante la precaria condizione dei richiedenti, il 30 maggio 1940 la Segreteria di Stato invia la propria raccomandazione all’Ambasciata del Brasile.
La questione economica viene ripresa nella nota con cui il cardinale viene avvisato della raccomandazione: L’eminenza vostra Reverendissima faceva poi presenti le difficoltà finanziarie che si frappongono alla partenza di vari profughi, già provvisti del visto. Al riguardo si sta studiando in quale modo pratico si possa venir loro in aiuto.
Il 19 giugno 1940 viene concesso il visto ma al 4 luglio da Genova avvisano la Segreteria che da alquanti giorni […] era stato concesso il chiesto permesso per il sunnominato per recarsi in Brasile, però fino ad oggi l’avviso di tale concessione non è pervenuto in scritto a Genova per l’interessato; ora la cosa urgerebbe maggiormente perché la Germania esige la partenza dall’Italia.
Dopo la riaffermazione, da parte della Segreteria che l’Ambasciata brasiliana presso la Santa Sede ha comunicato il 19 di aver autorizzato il console ad apporre il visto del passaporto, il fascicolo si chiude.
Ugo Ksinski sarà internato a Campagna (Salerno) il 22.07.1940. Risulta successivamente presente a Ferramonti il 28.02.1941.2

La notizia dell’accordo tra governo brasiliano e Vaticano arriva - ma incompleta - anche agli internati.
Il 6 novembre 1940 Samuele Grauer, nato a Yaroslav (Polonia) di 34 anni, cittadino polacco di religione ebraica, internato di guerra ad Orsogna (Chieti), avendo saputo che il Sommo Pontefice nella sua infinita bontà, aiuta i polacchi desiderosi di emigrare nel Brasile, si permette di esporre la propria critica situazione. E’ di professione falegname, la propria moglie, Rosa Jordan di anni 25, di professione sarta, ha avuto il permesso di raggiungerlo qui, benché non internata, assieme a loro bambino di 9 mesi, nato a Trieste.
Il sottoscritto riceve il sussidio governativo di lire sei e 50 al giorno, più lire 50 mensili per l'alloggio e gli è assolutamente impossibile di vivere con tale importo, con la moglie e il bambino. L'unica sua speranza è di poter emigrare nel Brasile ove è sicuro di trovare del lavoro. Spera di ottenere, mediante valido appoggio di codesta segreteria di Stato, il permesso di immigrazione nel Brasile o in qualche altro paese. Nella speranza di ricevere l'aiuto invocato, ringrazia fin d'ora.

Passano solo pochi giorni e le speranze della famiglia Grauer vengono deluse.
Il 15 novembre 1940, infatti, la Segreteria di Stato scrive a monsignor Giuseppe Venturi, arcivescovo di Chieti, che il caso del signor Gauer, non ariano e, a quanto sembra di religione ebraica, […] non può essere raccomandato a questa Ambasciata brasiliana che per ordini tassativi del suo governo, concede i pochi visti ancora disponibili solo ai non ariani convertiti in data anteriore al 1935. Se l’eccellenza vostra lo credesse opportuno, la segreteria di Stato potrebbe disporre la erogazione di un sussidio in favore del su indicato, signor Grauer che, secondo quanto egli asserisce, versa in penose condizioni economiche.3
Samuele Grauer fu arrestato a Lanciano (CH) e deportato ad Auschwitz. Non è sopravvissuto alla Shoah.

Desta, tuttavia, una qualche curiosità il confronto tra le motivazioni avanzate dalla Segreteria di Stato per negare l’appoggio alla richiesta del signor Grauer e quelle che lo negano – quasi negli stessi giorni - anche alla signora Gerda Fluss, non ariana, cattolica dal 1935.
Scrive, infatti, il 10 ottobre 1940 la Segreteria di Stato a monsignor Tesauri, vescovo di Lanciano, la località in provincia di Chieti in cui la signora Fluss è internata:
E’ qui pervenuta una supplica della signora Gerda Fluss, non ariana, cattolica dal 1935, internata nel campo di concentramento di codesta città, la quale implora l’appoggio della Santa Sede per emigrare nel Brasile o in qualche altro paese ospitale dell’America del Sud. Prego l’Eccellenza vostra Rev.ma di volersi compiacere di far sapere alla su detta Signora che questa segreteria di Stato è assai dolente di non poterle prestare i suoi buoni uffici richiesti. Invero l’Ambasciata del Brasile presso la Santa Sede, per ordini ricevuti dal suo governo, non concede il “visto” a quegli ebrei che si sono convertiti dopo il 1934. Né si può sperare in una emigrazione della stessa signora Fluss in altre repubbliche dell’America del Sud, in quanto che anche quei paesi hanno di recente emanato disposizioni assai restrittive in merito all’immigrazione di persone di discendenza israelita, cosicchè attualmente non si concedono “visti”.
La signora Fluss, nel suo esposto accenna altresì alle difficili condizioni economiche in cui si trova: a questo proposito sarei grato all’eccellenza vostra se volesse compiacersi di significarmi se ritiene opportuno l’invio di un sussidio.

La risposta del vescovo di Lanciano, datata 8 novembre, risulta piuttosto critica nei confronti della signora Fluss:
Con qualche difficoltà ho partecipato alla Sig.na Gerda Fluss di questo Centro di Internamento che la S. Sede si trova nell’impossibilità di ottenerle il permesso di immigrare in qualche paese dell’America, date le disposizioni restrittive di quei governi in merito all’emigrazione di non ariani. [Da informazioni assunte mi risulta che la sig.na Fluss ha ancora un migliaio di lire in deposito e perciò non percepisce il sussidio statale e veste con una ricercatezza che sembra un po’ capricciosa. Finiti i mezzi si troverà nelle condizioni di parecchie altre le quali vivono unicamente con il sussidio del governo italiano di L. 6,50 al giorno].4

Un caso eccezionale
Il 3 agosto 1940, monsignor Fontenelle, canonico di San Pietro, invia una supplica al Papa nella quale intercede per il signor Victor Marie Wittkowski, poeta e letterato tedesco di origine ebraica da qualche tempo internato nel campo di Ferramonti.
Pur riconoscendo che la data del suo battesimo – 1939 – può rappresentare un problema, chiede ugualmente l’appoggio per fargli ottenere il visto per il Brasile. La richiesta era stata già presentata nel maggio precedente, ma non era stata accolta proprio per via della data del battesimo.
Questa volta il vescovo aveva già contattato l’ambasciatore del Brasile a Roma ed aveva ricevuto da questi l’assicurazione che il visto sarebbe stato concesso se la Segreteria di Stato vaticana avesse raccomandato il caso. La seconda richiesta, invece, viene subito accolta.
Il 20 agosto, infatti, la Segreteria di Stato prega l’Eccellentissima Ambasciata del Brasile presso la Santa Sede di volersi compiacere di includere, in via eccezionale, il su menzionato caso nel numero dei tremila cattolici non ariani autorizzati ad immigrare negli Stati Uniti del Brasile.
La prima risposta dell’Ambasciata, il 1° ottobre 1940 è negativa. Nel febbraio del 1941, invece, anche a seguito dell’intervento del Nunzio apostolico a Rio de Janeiro, la stessa Ambasciata comunica che il Ministero delle Relazioni con l’Estero brasiliano ha autorizzato l’inclusione del nome del signor Wittkowki nella lista dei 3000 cattolici “non ariani” cui è stato concesso l’ingresso in Brasile.
Il 16 aprile 1941 viene sollecitata, attraverso il Nunzio Apostolico a Madrid, la concessione del visto di transito in Spagna.5

Sempre a proposito di date, è indicativa la nota che la Segreteria di Stato invia al vescovo di Lanciano per verificare se la signora Chaia Barer, che ha richiesto l’ appoggio per l’emigrazione in Brasile, sia degna dell’interessamento della Santa Sede.
Il 7 settembre 1940 da Lanciano, dove è internata, suddita polacca di origine ebraica e di fede cattolica invia al Papa la sua supplica perché, fallito il tentativo di emigrare negli Stati Uniti, possa ora essere aiutata ad ottenere un visto di ingresso in Brasile.
Passata in Segreteria di Stato la supplica, viene preparata la minuta della nota da inviare al vescovo di Lanciano con la richiesta di informazioni della scrivente.
Colpisce, guardando il documento, come una comunicazione di questo tipo, inviata già moltissime volte a prelati d’Italia e d’Europa, contenga in questo caso tante cancellature e riscritture di interi paragrafi.
La sostanza del discorso, ad ogni modo è che - per quanto attualmente sia sospesa la concessione dei visti - viene chiesto al vescovo di assumere opportune informazioni e di comunicare se la richiedente sia degna a suo giudizio dell’interessamento della Santa Sede e in quale data ha effettivamente ricevuto il battesimo. Se le informazioni che il vescovo trasmetterà saranno favorevoli, il caso verrà segnalato, appena sarà possibile, alle competenti autorità brasiliane.
Queste righe cancellate vengono sostituite con le seguenti: è necessario conoscere la data della conversione della signora Barer perché le autorità brasiliane non concedono il visto se non a quelle persone che hanno ricevuto il battesimo prima del 1938.6

Il Nunzio Apostolico in Italia, monsignor Borgoncini Duca, aveva visitato il campo di Ferramonti ed è forse per questo motivo che il signor Roberto Possner, internato in quel campo, rivolse a lui la sua supplica.
Questa riesce a rendere l’idea di come, nella totale incertezza per il proprio futuro nella quale gli internati vivevano, anche un progetto come l’emigrazione in Brasile difficilissimo nelle loro condizioni da realizzare potesse essere comunque tentato.

Ferramonti /Tarsia, Cosenza, 22 maggio 1941
A Sua Illustrissima e Reverendissima Eccellenza Msg Borgoncini Duca, Nunzio Apostolico
Essendo cattolico come bambino da sei anni, ho chiesto il visto per il Brasile. Però, dato che non sono in possesso del certificato (duplicato) di battesimo, trovando questo a Vienna il rev. Padre Antonio Weber non fu in grado di prendere i passi necessari. Dall’altra parte sono assolutamente privo di mezzi. Quindi umilio devotamente questa mia domanda di accelerare la mia emigrazione e di aiutarmi. Con i più sentiti ossequi. Roberto Possner.

Il fascicolo contiene solo due brevi appunti, forse in preparazione di note da inviare: una all’arcivescovo di Rossano, diocesi nella quale ricadeva il paese di Tarsia, per chiedere se il signor Possner fosse veramente meritevole dell’aiuto della Santa Sede, l’altra ai padri Pallottini, da cui dipendeva il St.Raphaelsverein in cui, riprendendo quanto scritto nell’istanza, si chiedevano informazioni sul rapporto intercorso tra il signor Possner e padre Weber..7


1 Serie Ebrei, Posizione 036, pagina file Pdf 177 e segg.
2 Serie Ebrei, Posizione 074, pagina file Pdf 19 e segg.
3 Serie Ebrei, Posizione 052, pagina file Pdf 51 e segg.
4 Serie Ebrei, Posizione 040, pagina file Pdf 242 e segg.
5 Serie Ebrei, Posizione 165, pagina file Pdf 13 e segg.
6 Serie Ebrei, Posizione 008, pagina file Pdf 83 e segg.
7 Serie Ebrei, Posizione 109, pagina file Pdf 205 e segg.

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