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Voci dalla Shoah

Dall'Europa - Richieste di ingresso in Italia

Dalla Serie Ebrei

Torino, 28 novembre 1939, cardinale Maurilio Fossati, arcivescovo di Torino alla Segreteria di Stato del Vaticano
Abita qui in Torino dal 1933, certa Marianne Reichard, nata Weil di Vienna. Il 21 Marzo 1933, essa, ebrea, contrasse matrimonio civile col luterano tedesco Reinhard, ma nel 1935 questo matrimonio fu sciolto dal tribunale germanico: non fu tuttavia omologato in Italia e quindi essa figura sempre coniugata. Nel 1937 chiese il battesimo e divenne cattolica. Conviveva a Torino con una sua sorella nubile, impiegata presso la ditta Lancia, ma nel Marzo 1938, causa in primi provvedimenti razziali la sorella dovette lasciare l'impiego e ritornare a Vienna presso la vecchia madre. Ora mamma e sorella si trovano a Vienna in una situazione disastrosa. La mamma possedeva una casa lasciatale dal marito, ma dovette venderla per pagare il contributo imposto agli ebrei in seguito all'assassinio dell'Ambasciatore von Rath a Parigi. Col febbraio prossimo sono licenziate dal nuovo proprietario e non sanno dove andare. Avevano già un permesso di venire a soggiornare sei mesi in Italia nella speranza di poter poi tutte e tre andare in America dove hanno parenti, ma per gli avvenimenti del settembre scorso tutti i permessi furono sospesi. A metà settembre le due rinnovarono domanda al nostro governo per essere temporaneamente ammesse in Italia, ma non ebbero risposte. Per cui prive di risorse e non sapendo dove andare, pare che madre e figlia entrambe ebree si lascino prendere dalla disperazione. La signora Reichardt invoca per loro un intervento perché possano venire almeno per sei mesi in Italia, dove essa è in grado di provvedere loro, in attesa e nella speranza di poter poi emigrare in America. Ma la cosa già difficilissima in sé si complica ancora di più per il fatto che la situazione della signora Reichard è delicatissimo. Essa, infatti, figura ancora come coniugata e forse per questo tuttora è in Italia, ma la sua causa è tuttavia “in sospeso” al ministero degli Interni. Giustamente, quindi, teme che richiamando l'attenzione sopra di lei la si obblighi come ebrea, nonostante il battesimo e straniera ad andarsene, ma allora invece di due sarebbero tre disgraziate senza casa e senza mezzi perché non potrebbe portare con sé nulla. In questa tristissima situazione io non vedo che cosa sia possibile fare. Non ho potuto tuttavia negare a questa infelice creatura preoccupatissima soprattutto per la vecchia madre di 68 anni, la promessa di esporre alla Santa Sede questi fatti, perché se possibile si faccia qualche cosa. La mamma della signora Reichard si chiama Weil Malvine, nata a Praga, e la sorella Weil Lilly nata a Vienna.
Appunto non datato
Nella prima parte viene sintetizzata la richiesta della signora Reichard, nella seconda - che si trascrive - vengono registrate una serie di considerazioni di padre Tacchi Venturi sull'opportunità o meno di trattare casi analoghi a quello raccomandato dal cardinale Fossati.
Più volte Padre Tacchi (e anche di recente) mi ha detto che è inutile intervenire presso il Governo per ottenere permessi di soggiorno, anche temporaneo, per persone di discendenza ebraica; non concedono assolutamente; anzi, negli ultimi giorni hanno intensificato l'attività per allontanare al più presto, quelli che vi sono. Il governo, al più, concede un visto di transito. Fra l'altro mi ha detto che di recente ha avuto occasione di chiedere a S.E. Bocchini, Capo della Polizia, un permesso di soggiorno per tre mesi per uno studioso tedesco di origine ebraica il quale, prima di partire per l'America aveva bisogno di consultare alcune opere della Biblioteca Del Vaticano: S.E. Bocchini gli ha risposto negativamente, Si aggiunga poi che nel caso Reichardt, mamma e sorella sono ebree, non so, perciò, sia opportuno che la Santa Sede se ne interessi. Sarebbe conveniente rispondere all'arcivescovo che si è spiacenti di non poter fare nulla. Appunto manoscritto: sì risponda così.
Roma, 7 dicembre. 1939 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Maurilio Fossati
Mi è pervenuta la venerata lettera dell'Eminenza Vostra Reverendissima del 28 novembre relativa alla famiglia Reichardt. A riguardo mi pregio di comunicare all' Eminenza Vostra che questa segreteria di Stato è assai dolente di non poter prestare alla signora Marianne Reichardt, i buoni uffici richiesti perché so per esperienza che purtroppo un suo intervento nel senso desiderato, al presente non sarebbe coronato da successo. Invero, disposizioni ancora più restrittive sono state emanate dal governo italiano circa l'ingresso e soggiorno nel Regno di persone di discendenza israelitica, in modo che ora vengono concessi soltanto dei permessi di transito.1
Malvine Weil e Liliana (Lilly) Weil non sono sopravvissute alla Shoah.

Londra, 10 febbraio 1940 - Supplica della signora Laura Lem a papa Pio XII
La sottoscritta, signora Laura Lem, la madre della ragazza, Elsa Lem, sono un'ebrea e fui costretta. a lasciare con la mia famiglia, la mia casa di Monaco di Baviera, essendo stati espatrio e potevo secondo le diverse domande fatte, trasferirmi a Londra insieme con mio marito e due figliole di 14 anni e rispettivamente 20 anni poche settimane avanti questa terribile guerra. Mia povera bambina Herta di 18 anni, per la quale fu necessario fare una domanda speciale, non aveva più possibilità di seguirci a causa della guerra. La ragazza è tutta sola a Monaco, senza un soldo, senza vestiti caldi e so bene che soffre terribilmente e deve affrontare l'immediato pericolo d'esser portata via a Polonia. Secondo le leggi inglesi potrei farla venire qui da noi, se la ragazza starebbe(sic) in un paese neutrale, mentre dalla Germania non c'è nessuna possibilità. I miei genitori, i nonni della bambina, signori Michele Trost. Si trovavano a Laurana (Fiume) e facevano anche loro una domanda al Regio Ministero di Roma per farla entrare in Italia fra di loro. Però questa domanda, fatta già da parecchi mesi è ancora in corsa, finora senza successo. […] datemi aiuto, salvate la vita di mia amata figliola, salvate la mia vita, fate il possibile che la ragazza riceverà il permesso di entrare in Italia per poche settimane, affinchè in questo modo la posso prendere da me a Londra. […] Poiché c'è immediato pericolo, prego assai di voler urgire al massimo possibile il caso sopraindicato e farete di me la più felice donna del mondo.
Roma, 23 Febbraio 1940 - Segreteria di Stato del Vaticano a monsignor Ugo Camozzo Vescovo di Fiume
E' pervenuta a Sua Santità una supplica della signora Laura Lemme, ebrea residente a Londra. La predetta signora chiede alla Santa Sede di raccomandare l'istanza che i suoi genitori, signori Trost, residenti a Laurana, avrebbero inoltrata al Ministero dell'Interno al fine di ottenere che alla sua figlia, signorina Herta Lem, attualmente a Monaco, sia accordato un visto di transito per l'Italia, non potendo essa partire per l'Inghilterra che da un paese neutrale. Sarei assai grato all'eccellenza vostra reverendissima, se volesse compiacersi di far assumere e cortesemente comunicarmi opportune informazioni in merito ai signori Trost e all'istanza da essi inoltrata al Ministero dell'Interno per poter giudicare se convenga prendere in considerazione la domanda della signora Lem.
Fiume, 7 marzo 1940 - Monsignor Ugo Camozzo vescovo di Fiume alla Segreteria di Stato del Vaticano
Assunte informazioni, mi risulta che il signor Trost è da poco a Laurana e si presenta come persona seria, addolorato assai per la sorte della nipote. Egli mi prega di trasmettere l'accuso memoriale che meglio illustra il caso pietoso. Analoga domanda egli ha presentato in ottobre, ma teme non sia giunta a destinazione.
Laurana 6 Marzo 1940 - Istanza del signor Trost al Ministero dell'Interno allegata alla risposta del vescovo di Fiume Ugo Camozzo.
Onorevole Ministero dell'Interno. Il nonno sottoscritto richiede gentilmente, attraverso codesto On. Ministero di voler urgentemente informare il consolato italiano a Monaco di Baviera di dare alla sua nipote, Erta Lem un visto per la permanenza da due a tre mesi a Laurana presso i suoi nonni, dandole modo di attendere così in Italia la permissione da Londra e poter conseguentemente andare dai suoi genitori residenti in quella città. I genitori della fanciulla erano residenti a Monaco e furono costretti a emigrare insieme con la famiglia. Otto giorni prima dello scoppio della guerra, i genitori ricevettero la permissione e dovettero subito partire per Londra, mentre per la suddetta Herta Lem si dimenticò, a quanto pare, di mandare la permissione, perciò la povera e disgraziata ragazza dovette rimanere a Monaco. Ora, però, essendo scoppiata la guerra, l'Inghilterra non potè più spedire delle permissioni in Germania, mentre essa ciò può fare verso i paesi non belligeranti. Ora la fanciulla è sola ed abbandonata, senza denaro e senza aiuto alcuno, senza genitori e corre il pericolo di venir trasportata via da un momento all'altro. Purtroppo, il passaporto polacco della ragazza scade già il 9 di Marzo 1940 ed ella dovrebbe probabilmente ricevere un passaporto apolide e per conseguenza anche in questo caso il consolato italiano dovrebbe dare il visto per 2 3 mesi come sopra menzionato. Il nonno, sottoscritto è residente per il momento a Laurana. Egli vive di proprio capitale e garantisce anche per il mantenimento della suddetta fanciulla, durante tutta la sua permanenza a Laurana. In seguito al pericolo, si chiede vivamente per un Sollecito disbrigo.
Londra, 14 marzo 1940 - Signora Laura Lem a papa Pio XII
Ringrazia per la presa in carico del caso da parte della Segreteria di Stato e fornisce nuove informazioni sulla situazione della figlia.
Attraverso un paese neutrale veniva la notizia che la mia Herta aveva ricevuto il permesso di entrare in Italia, però è stato rifiutato il visto di transito da parte del Regio consolato Italiano di Monaco di Baviera, dicendo il console che non possono dare il visto senza la clausola “che a Herta Lem può essere dato il visto anche nel fatto essendo una non ariana”. Così unfortunatamente, il caso è stato ancora tirato a lungo senza un successo completo. Nel frattempo, sempre unfortunatamente, in data del 9 marzo ha cessato il passaporto polacco della Herta, però lei stessa ha già preveduto di essere in possesso di un passaporto senza nazionalità (Staatenloser Pass) il quale è stato rilasciato dalle autorità tedesche. […]
Vi prego ancora con tutta la mia anima, Santo Padre, volete aiutare se vi è possibile, colla massima sollecitudine di mettervi in rilievo con il Ministero di Roma per ricevere il permesso con la clausola: anche per la non ariana. Tale permesso deve essere mandato immediatamente al R. Consolato italiano di Monaco di Baviera. Mi pregio di ripetere a voi, Santo Padre, la mia figliola si trova in accuta (sic) pericola di essere deportata a Polognia (sic), il cui fatto vuol dire che la figliola tutta sola allontanata e senza protezione dovrà subire una terribile vita, ma anche non avremo la possibilità di rivederla mai più.
Roma, 16 marzo 1940 - Segreteria di Stato del Vaticano a monsignor Ugo Camozzo vescovo di Fiume.
Mi è regolarmente pervenuta la pregiata lettera dell'Eccellenza Vostra reverendissima del 7 corrente mese con la quale ella si compiace di trasmettermi un memoriale che meglio illustra il caso della signorina Laura Lem, nipote dei signori Trost, residenti a Laurana. Sono assai dolente di dover comunicare che purtroppo, almeno per ora, non si possono nutrire speranze di ottenere per la predetta signorina, un permesso di soggiorno in Italia di due o tre mesi. Invero, le competenti autorità, in seguito a recentissime disposizioni possono rilasciare soltanto dei visti di transito. Questa segreteria di Stato però non ha mancato di segnalare il pietoso caso alla nunziatura apostolica di Berlino per l'eventuale invio di un'offerta alla stessa signorina Lem.
Roma 16 marzo 1940 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Cesare Orsenigo, nunzio apostolico a Berlino
E' qui pervenuta una supplica della signora Laura Lem, israelita residente in Inghilterra. La predetta signora afferma che sua figlia, signorina Lem, attualmente a Monaco di Baviera, si trova in tristi condizioni economiche implora perciò un aiuto dalla Santa Sede. Rimetto alla ben nota carità di vostra eccellenza di fare a riguardo quanto crederà possibile e opportuno.
Londra 6 aprile 1940 - Segreteria di Stato del Vaticano a monsignor Guglielmo Godfrey, delegato apostolico a Londra
E' qui pervenuta una lettera della signora Laura Lem, israelita residente in codesta capitale. La predetta signora chiede l'intervento della Santa Sede presso il governo italiano perché sua figlia che trovasi a Monaco di Baviera, in tristi condizioni economiche sia accordato un permesso di soggiorno in Italia di qualche mese. Prego Vostra Eccellenza Reverendissima, a volersi compiacere, di far sapere alla signora Lem che la Santa Sede è assai dolente di non poterle prestare in buoni uffici richiesti, perché sa, per esperienza che un suo intervento a tal fine non sarebbe al presente coronato da successo. Invero, in seguito alle recenti disposizioni restrittive le competenti autorità italiane concedono soltanto dei visti di transito a persone straniere non Ariane. Questa segreteria di Stato però non ha mancato di segnalare il pietoso caso alla nunziatura apostolica di Berlino per l'eventuale invio di un'offerta alla stessa signorina Lem.
Londra, 22 aprile 1940 - Monsignor Guglielmo Godfrey delegato apostolico a Londra alla Segreteria di Stato del Vaticano
E' regolarmente pervenuto a questa Delegazione il venerato dispaccio dell'Eminenza Vostra riguardante la richiesta della Signora Laura Lem. Non ho mancato di far sapere alla detta signora che la S.Sede non può prestare i suoi uffici nel caso indicato, ma che tuttavia ha curato l'invio di un'offerta alla signorina Lem in Monaco di Baviera.2
Herta Lem non è sopravvissuta alla Shoah.

Roma, 5 maggio 1940 - Cardinale Domenico di Jorio a mons. Giovan Battista Montini
Prego di voler umiliare alla squisita carità del S.Padre l'unita supplica riguardante un caso pietosissimo, come rileverà dalla lettura della medesima. Si è sicuri che una parola Augusta di Sua Santità varrà a ridare la vita a due vittime dell'ingiustizia umana. Lo scrivente non ha potuto rifiutarsi di appoggiare l'oratrice in lagrime.
Frosinone, 5 maggio 1940 - Signora Berta Maria Gross a papa Pio XII
Beatissimo Padre, io sottoscritta Berta Maria Gross in Caizzi romana, residente in Frosinone supplichevolmente mi rivolgo alla paterna bontà della Santità Vostra, chiedendo la suprema protezione in un terribile evento di dolore che senza tregua mi affligge. Coniugata nel 1935 abbracciai a religione cattolica, ma i miei genitori di origine polacca, erano ebrei e residenti a Vienna. Dopo la promulgazione delle leggi germaniche sulla razza e allo scoppio della guerra con la Polonia il mio povero padre, spogliato di tutti i suoi beni, di anni 64 fu tolto dalla sua casa e internato in un ignoto campo di concentrazione. Non abbiamo mai conosciuto, ove egli permanesse e quale vita di sofferenze conducesse, soltanto al 3 aprile del corrente anno ci è stata comunicata la sua morte. La mia vecchia madre, Anna Spies, Vedova Gross, priva di ogni conforto e priva di mezzi di sussistenza è malata tuttora residente a Vienna. E' mio desiderio, Padre Santo, che essa mi raggiunga almeno temporaneamente, perché possa confondere le sue colle mie lacrime e trovare nel mio amore filiale un po' di conforto alla grande sventura. Essa è già in possesso del passaporto rilasciato dall'autorità tedesca, valido per breve tempo. Io invoco, inascoltata che le autorità italiane le concedano il permesso di entrare in Italia, come da domanda recentemente inoltrata al Ministero degli Interni.
Roma, 12 maggio 1940 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Domenico Di Jorio
E' qui pervenuta la supplica vivamente raccomandata dall' Eminenza Vostra Rev.ma. della signora Maria Gross, la quale implora l'appoggio della Santa Sede per ottenere che a sua madre, attualmente a Vienna, sia accordato in permesso di trasferirsi in Italia. Accogliendo il desiderio espresso dall'Eminenza vostra, questa Segreteria di Stato, pur non essendo troppo incoraggiata da altre esperienze, non ha mancato di segnalare il pietoso caso a persona autorevole, perché intervenga nel senso indicato presso le competenti autorità.
Roma, 12 maggio 1940 - Segreteria di Stato del Vaticano a padre Pietro Tacchi Venturi
Mi pregio di rimettere alla paternità vostra reverendissima con preghiera di cortese restituzione l'accluso incarto relativo alla signora Berta Maria Gross, residente a Frosinone. Come ella vedrà la predetta signora implora l'intervento di Sua Santità presso il governo al fine di ottenere che a sua madre di discendenza. Israelita attualmente a Vienna sia concesso il permesso di venire in Italia. Non mi nascondo che ben difficilmente può essere concesso quanto si domanda tuttavia, atteso il caso davvero pietoso e la speciale raccomandazione dell'Eminenza Cardinal Domenico di Jorio mi permetto di segnalarlo alla ben nota carità della paternità vostra.
Il fascicolo si chiude con un biglietto di padre Tacchi Venturi che, restituendo la supplica della signora, informa che già lo stesso giorno aveva fatto l'uffizio commessogli.
Manca, però, la risposta eventualmente ricevuta.3

Ottobre 1941 - Ingegner Giuseppe Klein al Ministro degli Interni.
Il sottoscritto Ingegner Giuseppe Klein di anni 61 rivolge viva preghiera a Vostra Eccellenza perché voglia permettere che la sua moglie Berta Klein, residente attualmente a Vienna possa venire a raggiungerlo a Torino. Da tre anni il sottoscritto è lontano dalla moglie, la quale si trova in condizioni assai difficili, per cui non può assolutamente vivere da sola, Venendo a Torino, dove essa ha un deposito presso una banca ed inoltre, con l'aiuto di persone amiche, la moglie del sottoscritto potrebbe modestamente vivere, mentre attualmente a Vienna la sua posizione va sempre più aggravandosi.
Torino, 14 novembre 1941 - Cardinale Maurilio Fossati, vescovo di Torino al cardinale Luigi Maglione
Eminentissimo e Reverendissimo Signor mio. Sono sempre ad importunare per un'opera di carità. L'ingegnere Giuseppe Klein, qui residente ha rivolto domanda al ministro degli Interni, onde ottenere il permesso per sua moglie residente a Vienna di venire in Italia presso di lui. Sono di razza ebraica. Egli fu già ingegnere presso la Fiat. Teme che la moglie abbia ad essere deportata in Polonia, mentre una figlia risiede in Inghilterra. E' venuto ad implorare per ottenere che la Santa Sede appoggi la sua domanda perché egli e la moglie possano uscire dalla solitudine e dall'angoscia in cui vivono. Io ho fatto rilevare le norme, difficoltà di ottenere quanto domanda, ma ha tanto insistito che per compassione non ho potuto rifiutarmi.
Roma. 13 dicembre 1941 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Maurilio Fossati vescovo di Torino.
In riscontro alla venerata lettera dell'Eminenza Vostra Reverendissima in relazione al signor ingegnere Giuseppe Klein mi pregio di partecipare che questo ufficio, pur senza nutrire soverchie speranze di riuscita, non ha mancato di invitare persona autorevole ad intervenire presso le competenti autorità, perché alla moglie del predetto signore residente a Vienna, venga accordato il permesso di venire in Italia.
Roma, 13 Febbraio 1942 - Padre Tacchi Venturi alla Segreteria di Stato del Vaticano
Eminenza Reverendissima, il due dello scorso dicembre, compii nel miglior modo possibile l'incarico da vostra Eminenza Reverendissima, affidatomi con sua venerata lettera del 30 novembre in favore dell'ingegnere Giuseppe Klein e della moglie di lui. Non prima di ieri l'Eccellenza La Pera mi consegnava l'appunto che qui trascrivo.
“L'ebreo, straniero, Klein Giuseppe, non avendo titolo idoneo a restare nel Regno, dovrebbe esserne espulso a norma dell'articolo 24 della legge razziale. Peraltro, tenuto conto delle particolari difficoltà del momento, è stato proposto alla Direzione generale di Pubblica Sicurezza che venga tollerata, limitatamente all'attuale periodo, la di lui presenza nel Regno. La richiesta di ingresso nel Regno della moglie del detto Klein è stata trasmessa alla Direzione generale di Pubblica Sicurezza per i provvedimenti di competenza.
Roma, 14 Febbraio 1942 - Padre Tacchi Venturi alla Segreteria di Stato del Vaticano
Eminenza Reverendissima, sono questa mattina in grado di parteciparvi l'esito degli uffici fatti in favore della signora Berta Klein, moglie dell'ingegnere Giuseppe, da Vostra Eminenza raccomandata il 30 novembre e della cui istanza il direttore della Demografia e Razza, come scrivo nella mia di ieri, mi significava avere trasmessa alla Direzione generale di Pubblica Sicurezza. Ora l'Ecc. Senise, proprio ieri sera partecipava con una sua che l'ingresso della signora Klein non poteva accordarsi, dato che per le disposizioni razziali è vietato il soggiorno in Italia degli ebrei stranieri.4
Mancano dati anagrafici sufficienti per individuare Berta Klein nell'elenco.

Milano, 30 ottobre 1941 - Signora Renata Zwecker a papa Pio XII
I miei genitori, Zwecker Josef di nazionalità germanica e Zoffinger Ester, anch'essa di nazionalità germanica, entrambi attualmente domiciliati in Vienna, colpevoli solo di essere ebrei, devono, a seguito delle leggi razziali germaniche, essere deportati in territori siti al confine Russo-polacco. L'esodo di tante disgraziate persone è già cominciato e segue l'ordine alfabetico: per i miei genitori che, grazie a Dio sono tra gli ultimi, si attende il provvedimento di ora in ora. […] Essi dovrebbero lasciare Vienna privi di tutto, senza potersi portare denaro né bagaglio, all'infuori di una valigia con indumenti personali. L'unica possibilità di salvezza è l'emigrazione e sono già in corso avanzate pratiche per ottenere il permesso di ingresso in Uruguay. Tali pratiche, il cui buon esito è sicuro, richiedono però qualche tempo e la deportazione dei miei genitori si attende di momento in momento. […] Basterebbe ottenere dalle autorità il permesso di far transitare i miei per l'Italia dove potrebbero, in casa mia attendere l'esito delle pratiche in corso.
Roma, 4 novembre 1941 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale di Milano Idelfonso Schuster
La signora Renata Zwecker in Bassan, di stirpe ebraica ha qui inviato un esposto per ottenere con l'intervento della Santa Sede che i suoi vecchi genitori, residenti a Vienna, possano venire temporaneamente in Italia, in attesa di emigrare definitivamente nell'Uruguay. Il caso si presenta molto difficile poiché di recente sono state emanate dal Governo italiano disposizioni assai restrittive in merito all'entrata nel Regno anche solo per transito di non ariani. Ciononostante, questa Segreteria di Stato non mancherebbe di raccomandare il caso a persona autorevole se l'eminenza vostra, dopo aver assunto le opportune informazioni, lo riterrà necessario.
Milano - Cardinale Schuster - assunte precise informazioni, sono in grado di dire che non è necessario che la Santa Sede intervenga nel caso, di per sé tanto difficile.5

Roma, 11 novembre 1941 - Cardinal Rossi, Segretario della FC Concistoriale alla Segreteria di Stato del Vaticano
Illustrissimo e reverendissimo monsignore. Ella forse ricorda il latore, signor Nussbaum che ebbe altra volta a sperimentare i di lei buoni uffici. Avrebbe bisogno ora dell'intervento caritatevole della Segreteria di Stato Prego ascoltarlo esporre il suo caso a sua eccellenza Monsignor Montini. Se in tempo, come da speme, la carità sarebbe grande.
Promemoria a firma del signor Ernesto Nussbaum
Sabine Nussbaum. Berlino, in caso che non si trovasse più nella sua abitazione, la nipote Carlotta Roesler che è rimasta certamente a Berlino, perché ariana potrà dare informazioni. Si chiede per la signora Nussbaum, visto di transito per l'Italia onde proseguire per Cuba. Il figlio Helmuth Nussbaum che dimora a New York ha già telegrafato in data 1 novembre, che ha iniziato le pratiche per ottenere il visto per Cuba per la mamma. Dato che non esistono difficoltà per ottenere siffatto visto quando si versi la somma necessaria per il deposito a Havana, a quest'ora la legazione di Cuba potrebbe già avere autorizzato la concessione del visto. Si prega codesta Segreteria di Stato della Santa Sede di telegrafare, a sua eccellenza Monsignor Orsenigo, Nunzio Apostolico a Berlino, onde intervenga presso la Regia ambasciata italiana a Berlino per ottenere il visto di transito per l'Italia per la signora.
Roma,12 dicembre 1941 - Segreteria di Stato del Vaticano alla legazione di Cuba presso la Santa Sede.
Desidera di emigrare in Cuba, la signora Nussbaum da Berlino di stirpe non ariana. Le pratiche di emigrazione sono state iniziate fin dall'ottobre presso le competenti autorità dell'Avana dal figlio dell'interessata, signor Helmuth Nussbaum, residente a New York. La segreteria di Stato di Sua Santità si pregia di segnalare il caso alle all'Ecc.ma legazione di Cuba presso la Santa Sede affinché si compiaccia di voler sollecitare l'esito delle pratiche.
Roma, 23 dicembre 1941 - Segreteria di Stato del Vaticano a padre Tacchi Venturi
Il signor dottor Ernesto Nussbaum., vivamente raccomandato dal signor cardinale R.C. Rossi ha chiesto l'intervento. della Santa Sede per ottenere il visto di transito in Italia a favore di sua madre, signora Sabine Nussbaum da Berlino. Detta signora, non ariana ha già ottenuto il visto per Cuba ed avrebbe bisogno del visto di transito italiano per effettuare meno difficilmente il suo viaggio.
Roma, 24 dicembre 1941 - Padre Tacchi Venturi alla Segreteria di Stato del Vaticano
Eminenza Reverendissima, non tardo a rispondere alla venerata sua lettera di ieri. Mi costa in modo non dubbio che il nostro governo e quello altresì del Portogallo non accordano agli israeliti il permesso di transito se non venga loro indicata la nave o l'aereo che dovrebbe trasportarli nelle Americhe. Pertanto, la signora Nussbaum o per lei suo figlio, il dottor Ernesto, dovrebbe avere la compiacenza di indicare in quale nave o in quale aereo sia stato fissato il posto per il tragitto. Comunicatomi che mi sia questo necessario dato, compirò volentieri il richiesto ufficio.
Appunto, 31 dicembre 1941 Il signor Nussbaum mi comunica che si è rivolto alla CIT e ha fissato per sua madre il posto in aereo, Roma - Barcellona per il 24 gennaio 1942. Il viaggio continuerebbe col piroscafo Magellano che parte da Vigo Spagna il 17 Febbraio.
Roma. 12 gennaio 1942 - Padre Tacchi Venturi alla Segreteria di Stato del Vaticano
Eminenza reverendissima. Per corrispondere alla venerata sua del 23 dicembre. Ultimo scorso mi affrettai a chiedere il permesso di transito in Italia desiderato dalla signora Sabina Nussbaum. Al fine di recarsi a Cuba. Ieri il capo della polizia mi scriveva dicendosi spiacente di non poterlo concedere “perché le autorità di frontiera della Spagna non consentono più l'ingresso agli stranieri diretti in America”. Non sarà male tener presente questa nuova restrizione per renderne informati coloro che richiedessero la Santa Sede di voler intercedere per procurare loro così fatti permessi.6
Sabine Nussbaum non è sopravvissuta alla Shoah.

Trieste, 12 novembre 1941 - Signora Carlotta Rosenfeld a monsignor Antonio Santin, vescovo di Trieste.
La sottoscritta Carlotta Rosenfeld in Tricci abitante a Trieste […] prega umilmente che le venga rilasciato il permesso di far venire in Italia sua madre, Edvige Rosenfeld, israelita di 82 anni, che vive sola a Vienna presso estranei, in una cameretta in affitto con un'altra inquilina, perché la sua abitazione le è stata tolta.
Il figlio di lei era da un anno in campo di concentramento a San Cipriano nei Pirenei orientali, poi nel campo di Gurs e adesso si trova da sei mesi nel campo di Les Milles vicino a Marsiglia. Sua moglie, dal forte dolore, è stata ricoverata in un manicomio vicino a Parigi, dove si trova da sei mesi e la loro figlia sedicenne vive sola a Parigi, deve fare la prestaservizi per procurarsi il pane e per poter ancora aiutare sua madre. Da notizie giuntemi da mia madre, hanno ora l'intenzione di deportarla in un campo di concentramento a Kiew. La Germania rilascerebbe il permesso di espatrio, però occorre ottenere qui in Italia il permesso di soggiorno, per cui rivolgo la mia preghiera.
Trieste, 13 dicembre 1941 - Vescovo Antonio Santin a Segreteria di Stato del Vaticano Chiedo venia all' Eminenza vostra reverendissima per il continuo ricorso che oso fare alla bontà e benevolenza di vostra Eminenza reverendissima. Ricevo dalla signora Carlotta Rosenfeld in Tricci, domiciliata a Trieste, la lettera che allego in copia, con la quale mi prega di volermi interessare del caso della sua ottantaduenne vecchia mamma, perché possa avere il permesso di portarsi da Vienna a Trieste e scampare così all'immediato pericolo di trasferimento in campo di concentramento. Trattandosi di caso così pietoso, lo raccomando all'eminenza vostra Reverendissima per un benevolo interessamento.
Roma, 30.11.1941 - Segreteria di Stato del Vaticano a padre Tacchi Venturi
Qui uniti mi pregio di rimettere alla Paternità Vostra Reverendissima con preghiera di cortese restituzione due incarti relativi al sig ing. Giuseppe Klein da Genova ed alla signora Carlotta Rosenfeld da Trieste. Come vedrà, ambedue desiderano che ottenga il permesso di venire in Italia un loro congiunto di razza non ariana, Non mi nascondo la difficoltà che i due casi presentano; li segnalo, tuttavia, alla Paternità vostra per un possibile interessamento.
Roma, 28 gennaio 1942 - Padre Tacchi Venturi alla Segreteria di Stato del Vaticano
Eminenza Reverendissima, […] l'eccellenza Senise mi scrive che alla signora Edvige Rosenfeld di stirpe ebraica si permette l'ingresso nel Regno, secondo chiedevano i parenti di lei.7 Edvige Rosenfeld è perita nella Shoah.

Trieste, 21 novembre 1941 - Signora Elsa Leberhardt a monsignor Antonio Santin, vescovo di Trieste
Eccellenza, l'umile sottoscritta Elsa Leberhardt in Di Bin, cittadina italiana residente a Trieste si onora esporre all'Eminenza vostra quanto segue: essa ha un unico fratello, Federico Lebenhnard, nato a Praga l'8 ottobre 1896 che vive attualmente a Zizkov (Praga) insieme al figlio Giovanni, nato pure a Praga il 17 marzo 1925. Ora, com'è noto, a seguito dei provvedimenti presi dalle autorità germaniche contro gli israeliti il nominato Federico Leberhardt corre il rischio di venire deportato quanto prima insieme a suo figlio, ed è risaputo che la deportazione va congiunta coi più gravi rischi. Data questa situazione l'infrascritta nella sua angoscia osa rivolgersi all'eccellenza vostra invocando l'autorevole intervento delle competenti autorità ecclesiastiche onde a suo fratello e al figlio sia risparmiata tanta iattura. Essa si trova in condizioni tali da poter sopperire qui ai bisogni di entrambi ed osa, quindi, sperare che il l'intervento dell'eminenza vostra renderà possibile la loro entrata nel Regno che, se un intanto non fosse assolutamente ottenibile, supplica l'infrascritta l'E.V. di voler intervenire, onde sia ai suoi cari, almeno risparmiata la deportazione con ciò che essi siano lasciati a Praga, loro città Natale, o per lo meno nel paese.
Trieste, 24 novembre 1941 - Vescovo di Trieste alla Segreteria di Stato del Vaticano
Eminenza reverendissima, ricevo dalla signora Elsa Leberhardt in Di Bin l'unito esposto che mi onoro di allegare, col quale invoca un benevolo interessamento della Santa Sede perché sia ottenuto a suo fratello e a, suo nipote dimorante a Praga il permesso di ingresso e soggiorno in Italia e così sia risparmiato loro il minacciato trasporto nei campi di concentramento. Raccomando caldamente il caso pietoso alla bontà di vostra Eminenza Reverendissima per quell'interessamento che riterrà opportuni.8
Lebenhard Federico e Lebenhard Giovanni sono periti nella Shoah.

Roma, 22 novembre 1941 - Raccomandazione della Superiora dell'Istituto delle figlie del Sacro Cuore di Gesù
Reverendissimo monsignore, ricorro per un caso pietosissimo alla Signoria Vostra Reverendissima. Implorandolo il valido aiuto. Unisco in un foglio a parte l'esposto del caso e del favore che instantemente si implora. Sono stata di ciò pregata da un ottimo signore milanese da me ben conosciuto, venuto appositamente, per affidarmi tale impegno. Si tratta di salvare una povera creatura, è chiaro e urgente. Prego farmi conoscere qualche notizia in proposito, mentre io posso se è necessario, provocare un sollecito ritorno a Roma della persona interessata.
Roma, 20 novembre 1941 - Istituto delle figlie del Sacro Cuore di Gesù.
Olga Zavaros nata a Vienna, di religione ebraica - battezzata nel 1898 - è rimasta sola in Germania. I suoi parenti, per mezzo del Comitato cattolico, poterono trasferirsi in Irlanda dove vivono bene. La suddetta aveva una farmacia, ma le fu tolta. Priva di tutti e di tutto, purtroppo tentò di suicidarsi, ma sopravvisse e fu ricoverata in un ospedale in Germania. Quando ne uscirà non ha né luogo ove rifugiarsi, né mezzo alcuno di sussistenza. Si teme ritenti il suicidio. Persona affezionata, residente a Milano, mi chiede istantemente si trovi il mezzo di far entrare in Italia e poi ricoverarla in un istituto, in qualsiasi città, impegnandosi a sostenere le spese di mantenimento e qualsiasi altra spesa.
Roma, 22 novembre 1941 - Comunicazione personale di monsignor Dell'Acqua a padre Ceresi.
Il caso della signora Olga Zavaros è assai pietoso, ma purtroppo temo che non si riuscirà a farla entrare in Italia perché attualmente le autorità. Italiane accordano soltanto semplici visti di transito a persone di origine non ariana e non senza difficoltà. Ad ogni modo si farà il possibile per venire in aiuto. Occorre però sapere: a) l'indirizzo esatto della signora Zavaros: b) se ha già iniziato le ordinarie pratiche presso le competenti autorità consolari italiane della Germania. Senza questo è impossibile ottenere qui a Roma. Conoscendo la residenza della signora Zavaros si potrà almeno interessare la nunziatura di Berlino, perché veda di venirle in aiuto.
Roma, 15 febbraio 1942 - Padre Ceresi alla Segreteria di Stato del Vaticano
Ai primi di gennaio venne la signora milanese che se ne interessa e parlò con il reverendissimo monsignor Dell'Acqua. Questi le tolse ogni speranza o quasi, di ottenere l'entrata in Italia della signora Zavaros. Però in detto abboccamento la signora milanese, non potè rilasciare a monsignor Dell'Acqua l'indirizzo della signora Zavaros. Ora, avendolo finalmente avuto, di nuovo si rivolge al medesimo monsignor Dell'Acqua, mostratosi già tanto benevolo alle calde preghiere di interessarsi a favore di detta disgraziata signora nei limiti del possibile. Almeno si implora, in riferimento a quanto lo stesso monsignor Dell'Acqua accenna nella sua ultima lettera del 22 novembre e confermò a voce nell'abboccamento come sopra, che egli voglia interessare la Nunziatura di Berlino, perché venga in aiuto di detta signora Zavaros. Non si chiedono aiuti finanziari ai quali c'è chi intende provvedere, ma garanzie di domicilio sicuro, protezione, difesa, tranquillità.
Roma, 20 febbraio 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano a padre Tacchi Venturi.
E' stata vivamente raccomandata alla Segreteria di Stato, la signora Olga Zavaros, cattolica non ariana, residente a Vienna e desiderosa di venire in Italia. Non mi nascondo che ben difficilmente sarà concesso il necessario permesso. Mi permetto tuttavia di segnalare il caso alla paternità vostra, affinché si compiaccia di vedere se è possibile dire una sua buona e l'autorevole parola in proposito.
Roma, 22 febbraio 1942 - Padre Tacchi Venturi alla Segreteria di Stato del Vaticano
Eminenza reverendissima, ho considerato la venerata sua del 20 Febbraio con la quale mi propone il caso della signora Olga Zavaros, cattolica, non ariana, la quale da Vienna desidera trasferirsi in Italia. Immagini vostra Eminenza, quanto volentieri la servirei, domandando per essa il permesso, come si è fatto in non pochi altri casi, ma secondo le risposte di questi ultimi giorni - tutte negative da me già comunicate - ho dovuto purtroppo convincermi che non si vuole assolutamente, neppure per qualsiasi pietosa ragione, derogare alla legge razziale che ha sancito l'esodo degli ebrei stranieri dall'Italia, senza tener conto della loro fede cristiana in qualsiasi anche remoto, tempo abbracciata. Anzi, la legge ha perfino revocato la cittadinanza italiana agli stranieri di stirpe ebraica che l'avessero ottenuta dopo il 1919 e ciò per poterli espellere ai confini del Regno. Secondo questi provvedimenti legislativi, alle domande di stranieri le cui nazioni non sono in guerra con l'Italia, se siano di stirpe ebraica, si risponde inesorabilmente con reciso no che giustificano con dire che obbligando la legge gli ebrei non italiani a lasciare il paese, anche se ne fossero divenuti cittadini dopo il 1919, sarebbe ora un'enorme incongruenza permetterne dei nuovi. Tutto ciò, presupposto e riflettendo che è troppo noto che le domande da me presentate non vengono dalla Segreteria di Stato di Sua Santità, salvo meliori judicio, credo non convenga esporsi a un nuovo rifiuto presentando la recente istanza della signora Zavaros.
La richiesta di intervento a Orsenigo viene inviata il 9 maggio 1942.9
Olga Zavaros è perita nella Shoah.

Trieste, 23 novembre 1941 - Ufficio parrocchiale Beata Vergine del Soccorso alla Segreteria di Stato del Vaticano
I signori Frankl Emanuele Leopoldo, fu Paolo, già di religione ebraica ora cattolico e Koppstein Stefania fu Giuseppe, cattolica, ma di discendenza ebraica attualmente residenti a Vienna sono per la loro condizione razziale diffidati di allontanarsi da Vienna. Vecchi e malaticci rifuggono dal vedersi aggruppati con elementi di religione ebraica in un luogo di concentramento e pregano di poter entrare in Italia, in qualunque luogo sia loro consentito di soggiornare. La figlia Geltrude abita a Trieste, supplica di volersene interessare ed è pronta ad addossarsi il loro mantenimento. Preferirebbe si ottenesse ai suoi genitori il permesso di dimora nell'Italia centrale.
Trieste, 25 novembre 1941 - Monsignor Antonio Santin vescovo di Trieste al cardinale Luigi Maglione
Eminenza Reverendissima, chiedo venia se così spesso mi permetto di far ricorso alla bontà di vostra Eminenza Reverendissima. E'un altro caso veramente raccomandabile che mi viene presentato dal parroco della Beata Vergine del Soccorso di Trieste e riguardante i signori Frank Emanuele e Koppstein Stefania domiciliati a Vienna dei quali parla l'unito esposto.
Roma, 22 gennaio 1942 - Padre Tacchi Venturi alla Segreteria di Stato del Vaticano Eminenza reverendissima, mi sono affrettato a trasmettere al Capo della polizia i nomi dei coniugi Frankl e della signora Edvige Rosenfeld, da vostra Eminenza Reverendissima segnalatimi l'11 di questo mese per il permesso di ingresso e soggiorno in Italia. Ieri sera lo stesso Capo della polizia con una sua dei 19 corrente mese si diceva lieto di comunicarmi che era stato autorizzato l'ingresso nel Regno dei coniugi Emanuele Leopoldo Frank e Stefania Koppstein. Della signora Edvige Rosenfeld non fa parola. Sia ringraziato Iddio che due almeno di questi poveretti abbiano ottenuto il compimento dei loro ardenti voti.
27 gennaio 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano a monsignor Antonio Santin, vescovo di Trieste
Con pregiata lettera in data 25 novembre l'Ecc.V.R. segnalava alla Segreteria di Stato i coniugi Emanuele Leopoldo Frankl e Stefania Kopstein, non ariani residenti a Vienna e desiderosi di venire in Italia presso la loro figlia Gertrude. Fra le varie persone che questo ufficio ha fatto raccomandare alle Autorità competenti per richieste del genere, ai predetti coniugi è stato concesso il permesso di entrata nel Regno, secondo comunicazioni di recente qui pervenute - ma in via assolutamente eccezionale e per uno speciale riguardo alla Santa Sede. Resta quindi impossibile appoggiare qualunque altra domanda analoga.10
Emanuele Leopoldo Frankl non è sopravvissuto alla Shoah. Mancano elementi per individuare il destino di Koppstein Stefania in Frankl nell'elenco.

Trieste, 4 dicembre 1941 - Monsignor Antonio Santin vescovo di Trieste alla Segreteria di Stato del Vaticano
Mi permetto di trasmettere all'Eminenza Vostra Rev.ma una lettera presentatami dalla signora Beatrice Scalia Spagnol, con la quale invoca il benevolo intervento della Santa Sede nel caso riguardante la propria cognata Ella Spagnol, residente a Vienna, di anni 59. Così pure mi onoro di trasmettere l'allegato esposto del signor Simeone Levi, con il quale implora un grazioso interessamento a favore di sua figlia Rita Simha Levi, sposata con Cesare Zadik Danon, abitante a Sarajevo. Raccomando caldamente tutti e due i casi alla bontà di Vostra Eminenza Roma, 17 dicembre 1941 - Segreteria di Stato del Vaticano a monsignor Santin vescovo di Trieste. Mi pregio di partecipare all'eccellenza vostra che, pur non potendosi nutrire molte speranze di successo, la Segreteria di Stato non ha mancato di. raccomandare a persona autorevole i non ariani residenti all'estero e desiderosi di venire in Italia segnalati ultimamente da vostra eccellenza. Debbo fargliele presente che non sono qui pervenuti gli allegati di cui si fa cenno nel suo foglio in data 4 dicembre, relativo alla signora. Spagnol e Rita Levi.
Trieste, 29 novembre 1941 - Signor Simone Levi al cardinale Francesco Borgoncini Duca Nunzio apostolico per l'Italia.
Permetta l'eccellenza vostra, che nella sua profonda costernazione, un uomo e padre, sia pure di altra fede. possa rivolgere un implorante appello a Sua Santità perché si degni concedergli l'autorevole appoggio degli uffici vaticani affinché egli possa conseguire dal Regio governo italiano la grazia di riabbracciare la propria figlia e il proprio genero, i quali, privati di ogni avere, sottoposti al più duro trattamento languono in Croazia ove sono esposti a continui pericoli nella salute e nella stessa vita. Il sottoscritto Simeone Levi, oriundo da Mostar Erzegovina, ma residente a Trieste sin dall'anno 1873 dove ha contratto matrimonio e costituito famiglia ha la sventura di avere una figlia, Rita Simha a Sarajevo maritata con il signor Cesare Zadik Danon di quella città. In seguito ai provvedimenti generalmente noti presi in Croazia nei confronti degli appartenenti alla razza ebraica il Danon perdette la discreta posizione sociale che prima aveva e fu ridotto in condizioni. di estrema indigenza, mentre la di lui moglie cacciata dalla casa ove prima abitava era costretta a vivere in condizioni tanto miserevoli da mettere in dubbio se avrà la forza morale e fisica di sopportarle. In tale frangente, il sottoscritto riterrebbe di mancare al proprio dovere di padre se non tentasse di salvare i propri familiari, ottenendo per essi il permesso di ingresso nel Regno al fine di poterli assistere e ricoverare nella propria casa. In tal senso egli ha presentato domanda all'onorevole Ministero. dell'Interno, Direzione generale di pubblica sicurezza. Ma poiché questa domanda possa venir presa in considerazione è indispensabile che la sua umile voce sia confortata da un'alta intercessione. E' perciò che il sottoscritto, sapendo con quale senso di squisita umanità e di profonda carità, le autorità vaticane abbiano data benevola assistenza a tutti i perseguitati, qualunque sia la loro fede, razza e nazionalità, osa rivolgere questa supplica a Sua Santità.
Roma, 6 gennaio 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano a monsignor Santin, vescovo di Trieste.
In riscontro alla stimata lettera dell'eccellenza vostra reverendissima in data 22 dicembre riguardante la signora Spagnol e Rita Simha Levi, sono dolente di dover comunicare che le autorità competenti hanno di recente confermato a questo ufficio che non intendono concedere permessi di ingresso nel regno a non ariani.11
Rita Simha Levi e Cesare Zadik Danon non sono sopravvissuti alla Shoah.

Roma, 13 gennaio 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano a padre Tacchi Venturi.
Con preghiera di cortese restituzione mi pregio di rimettere qui unito alla paternità vostra un esposto inviatomi da sua Eccellenza Monsignor Vescovo di Lubiana. Come ella vedrà, monsignor Rozman ringrazia per l'efficace intervento della Santa Sede a favore dei cattolici non ariani rifugiatisi nella provincia di Lubiana eguale interessamento per quelli che hanno continuato ad affluirvi dopo il 12 novembre 1941.12 Segnala in particolare i coniugi Gustavo e Teresa Jellinek, il signor Marcello Geissler e il signor Giuseppe Fetzner. Egli, inoltre, desidererebbe che fosse concesso il permesso di entrare in Italia ai coniugi Alfredo e Ernestina Keller e Felice e Giovanna Schultz. Veda la paternità vostra nella sua grande carità se è possibile fare qualche passo, almeno per quanto riguarda la prima domanda del menzionato eccellentissimo vescovo.
Roma. 13 gennaio 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano a monsignor Gregorio Rozman vescovo di Lubiana
Mi è pervenuto l'esposto dell'eccellenza, vostra reverendissima datato 31 dicembre, relativo ad alcuni cattolici non ariani. Non ho mancato di raccomandare la petizione di vostra Eccellenza a persona autorevole. Sono però in dovere di significarle che gli organi competenti hanno di recente confermato a questo ufficio non essere disposti a concedere permessi di entrata nel Regno a non ariani. Nè mancano difficoltà circa la situazione dei cattolici non ariani rifugiatisi nella provincia di Lubiana dopo il 1 novembre. scorso. Resto comunque in attesa di poter far sapere gli esiti definitivo dei passi compiuti.

Milano, 31 gennaio 1942 - Signora Olga Bonyhadi in Prister alla Segreteria di Stato del Vaticano
Io sottoscritta Olga Bonyhadi in Prister, domiciliata in Milano, cittadina italiana mi permetto esporvi quanto segue. Già da qualche tempo le poche notizie che riesco ad avere da mia sorella e famiglia da Zagabria non sono rassicuranti, anzi nell'ultima lettera, sotto forma larvata mi è pervenuto un appello disperato perché io intraprendessi qualche urgente passo per farla venire in Italia insieme al proprio figlio. Mia sorella Antonia Bonyhadi in Spiller, nata ad Osieck, cittadina croata e suo figlio Mirko Spiller, croato, di professione musicista, ex direttore dell'orchestra della radio di Zagabria sarebbero, secondo le leggi attuali di razza ebraica, ma appartengono alla religione cattolica fino dall'anno 1917. Una postilla all'ultima lettera apposta da un altro fratello - discriminato secondo che leggi croate -avverte che la loro posizione è disperata e di fare qualcosa, prima che sia troppo tardi per la loro salute.
Roma, 10 febbraio 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano all'arcivescovo di Milano cardinale Idelfoso Schuster.
La signora Olga Bonyhadi in Prister ha qui inviato un esposto. Per ottenere, con l'appoggio della Santa Sede, che la sorella Antonia Bonyhadi in Spiller e suo nipote, non ariani, internati in Croazia possano venire in Italia. Al riguardo sono da dolente di dover comunicare all'Eminenza Vostra, che è purtroppo impossibile fare un passo nel senso desiderato da detta signora avendo le autorità competenti anche di recente confermato di non essere disposte a concedere ai non ariani permessi di ingresso nel Regno.13
Antonia Bonyhadi Spiller non è sopravvissuta alla Shoah.

Padova, 4 maggio 1942 - Professor Antonio Maria Bettanini dell'Università di Padova alla Segreteria di Stato del Vaticano
Eminenza reverendissima, la grandissima bontà che Vostra Eminenza. Reverendissima mi ha sempre dimostrato […] mi incoraggia ad inoltrare l'istanza che accludo di uno dei tanti miei figli spirituali appartenente a nazionalità polacca e a razza ebraica che si trova in una delle congiunture più difficili per i gravi sospetti che egli nutre sulla sorte dei suoi poveri genitori. […]
Supplico Vostra Eminenza Reverendissima di voler prendere in considerazione il caso veramente pietoso e di voler studiare quale sia il mezzo più efficace ed opportuno per trarre dalle angustie e dai pericoli due vecchi e per ridarli al figlio che sospira il momento di riunirsi a loro. Il mio raccomandato mi assicura che le pratiche per i cosiddetti visti che richiederebbero lungo tempo se fatte col canale del Ministero degli Esteri, possono, invece, facilmente aver corso se fatte direttamente presso la legazione di Italia a Berlino.
Roma, 9 maggio 1940 - Segreteria di Stato del Vaticano a padre Tacchi Venturi
La Segreteria di Stato è stata pregata di opportunamente intervenire presso le competenti autorità italiane perché ai coniugi Lobmann, non ariani, residenti a Stanislau, governatorato di Cracovia, venga accordato il permesso di venire in Italia, ove da parecchi anni si trova un loro figlio. Non mi nascondo le difficoltà che il caso presenta. Mi permetto tuttavia di segnalarlo alla ben nota carità della paternità vostra reverendissima. Nella speranza che si possa offrire una propizia occasione per favorire i suddetti coniugi.
Roma, 28 maggio 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano al professor Antonio Maria Bettanini. Regia università di Padova.
Ho regolarmente ricevuta la stimata lettera in data 4 corrente con la quale la Signoria Vostra Reverendissima mi pregava di intervenire presso le competenti autorità italiane perché ai coniugi Lobmann non ariani, residenti a Stanislau, governatorato di Cracovia, fosse accordato il permesso di venire in Italia, ove da parecchi anni si trova un loro figlio. Mi pregio ora di partecipare, che questa segreteria di Stato, pur non essendo troppo incoraggiata da altre esperienze fatte in casi analoghi, non ha mancato di invitare persona autorevole a compiere un passo in favore dei menzionati coniugi. Mi riservo di comunicargli l'esito delle pratiche iniziate.14

Fiume 3 agosto 1942 - Signora Olga Klor alla Segreteria di Stato del Vaticano.
Dai giornali ho saputo che la polizia di Parigi ha proceduto al fermo di 20.000 ebrei di quella città e che gli ebrei stessi verranno trasportati nei ghetti di Polonia. A Parigi ho mia sorella con suo marito e temo che ambedue siano compresi nel numero dei fermati, dato che sono apolidi. Trattandosi di persone ormai in età come risulta dalle generalità che più sotto cito, suppongo che il cambiamento di vita potrebbe essere loro anche fatale e desidero perciò ardentemente che il loro invio in Polonia, venga evitato. Non so in che modo codesto Sottosegretariato di Stato possa intervenire né mi permetto di dare consigli, comunque se fosse possibile far entrare mia sorella e suo marito in Italia io ed altre tre mie sorelle siamo ben disposte di provvedere al loro mantenimento. [Seguono le generalità] La nostra mamma, che ha 76 anni vive qui a Fiume con me e mia sorella Serena. Non abbiamo visto mia sorella Rosa da vent'anni, poiché non poteva ottenere passaporto per il varco della frontiera italiana. Se ora mia sorella Rosa venisse trasportata in Polonia non la potremmo vedere mai più e se qualche probabilità vi fosse per noi sorelle che siamo più o meno giovani, mia madre dovrebbe certamente chiudere gli occhi per sempre, senza rivedere la sua prima nata. Le ultime notizie che abbiamo avuto qui a Fiume da mia sorella datano dal 16 Aprile 1942.
6 agosto 1942 - Appunto
Olga Klor in Pinter Fiume. Ha la sorella e il cognato a Parigi, sono di razza ebraica e si teme che essi siano stati arrestati ultimamente dai tedeschi per essere deportati in Polonia e si chiede volersi interporre per far loro dare il permesso di venire in Italia dove la scrivente e altre sue sorelle sono in grado di poterli ricevere e mantenere.
Roma, 10 agosto 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano a Monsignor Valerio Valeri, Nunzio apostolico a Vichy
Certa signora a nome Olga Klor sposata Pinter, residente nella città di Fiume ha interessato questa segreteria di Stato in favore di sua sorella Rosa che abita con il marito a Parigi. La richiedente teme che detti suoi congiunti, essendo apolidi, siano stati arrestati dalla polizia parigina per essere deportati in Polonia. Al riguardo, prego Vostra Eccellenza Reverendissima di far chiedere notizie circa la loro attuale residenza e sul loro conto e di volermene inviare con quell'urgenza che le sarà possibile. Nell'unito allegato ella troverà l'indirizzo ultimo delle persone.
Roma, 10 agosto 1942 - Segreteria di Stato a monsignor Ugo Camozzo, vescovo di Fiume
Certa Olga Klor in Pinter, residente in codesta città si è rivolta a questa Segreteria di Stato per chiederle di interessarsi in favore di una sua sorella e del marito di lei, residenti a Parigi, dei quali perché apolidi, ella teme sia avvenuta, o stia per avvenire, la deportazione in Polonia. Prego vostra. Eccellenza Reverendissima. di voler significare, a detta signora, che questa Segreteria di Stato procurerà ben volentieri di ottenere le notizie riguardanti la sorella e che potendo, cercherà di venirle in soccorso; tuttavia, non si nasconde che date le attuali circostanze i suoi eventuali passi possono non avere gli esiti desiderati.15
Klor Rosa non è sopravvissuta alla Shoah.

Roma, 5 agosto 1942. Supplica della signora Anna Lewenstein a papa Pio XII.
Santissimo Padre, in ginocchio, prego vostra Santità di leggere queste righe. Per ragioni di razza, nel 1939 ho emigrato a Bruxelles da mia figlia, la quale, per le stesse ragioni vi dimora dal 1934 col marito e i figlioli. Nel 1940 all'ingresso dei tedeschi in Belgio, mio genero e il suo primogenito diciottenne furono internati per più di un anno a Camp de Gurs. La moglie e la figlia rimasero a Bruxelles senza mezzi. Dopo breve periodo di pace, intera famiglia è oggi in pericolo di essere spedita in Polonia. Io stessa nel 1939, dopo breve soggiorno a Bruxelles, sono venuta qui per far visita all'altra mia figliola dopo la nascita della sua prima bimba. Mia figlia era venuta nel 1935 per ragioni di razza a Roma dove conobbe suo marito fervente cattolico e lei stessa, nel 1937, si è convertita al cattolicesimo. Per lo scoppio della guerra italiana io non potei tornare a Bruxelles e rimasi dopo il superamento di molte difficoltà in casa di mio genero. Questa fu disposizione della Provvidenza, perché così mi fu comunicata la grande gioia, attraverso conversazioni con mio genero e le elevate parole di padre Naber S.J. di essere istruita nella religione cattolica finché, con profondissima convinzione, pervenni alla fede. Attraverso le lettere ai miei di Bruxelles da questa casa di fede, la figlia quattordicenne è da poco divenuta cattolica e il resto della famiglia è sulla via della preparazione al battesimo. Santissimo Padre, una nonna di 67 anni prega in ginocchio per la sua nipotina che qui nella casa dei miei figli potrebbe trovare sicuro rifugio e normali condizioni di vita. Aiutatemi ad avere qui quella bambina.
Roma, 29 agosto 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano a padre Tacchi Venturi
Dal Vicariato di Roma viene trasmesso a questa segreteria di Stato un esposto della signora Anna Loewenstein, ebrea convertita domiciliata nel Belgio ma in atto residente in Roma, presso una sua figlia, sposata con un cattolico ariano. Detta signora, preoccupata della sorte di una sua nipote quattordicenne, anche lei divenuta cattolica e dimorante a Bruxelles con la propria madre, supplica la Santa Sede di volersi adoperare per ottenere alla giovanetta di poter raggiungere la nonna e gli altri congiunti qui a Roma. Nel rimettere alla paternità vostra il relativo incartamento con preghiera di cortese restituzione, mi pregio di affidare al il caso alla sua considerazione, affinché si veda se sia possibile, mediante una sua buona e autorevole parola, di ottenere quanto l'oratrice desidera.
Roma, 16 ottobre 1942 - Padre Tacchi Venturi alla Segreteria di Stato del Vaticano
In ossequio alle venerate sue lettere del 29 agosto e 23 settembre, nelle quali mi si commetteva di adoperarmi per consolare la signora Loewenstein ottenendo il permesso di ingresso in Italia alla quattordicenne Ruth Lenneberg di stirpe ebraica, credetti rivolgermi al Sottosegretario di Stato, l'eccellenza Buffarini. Sperai che la tenera età della fanciulla potesse ispirare un senso di cristiana compassione verso l'infelice destinata a finire Dio sa dove e come ed anche verso i parenti che supplicavano di averla presso di loro e metterla in salvo. Ma ieri l'Eccellenza rispose dicendosi dispiacente di dovermi partecipare che non è possibile consentire l'ingresso nel Regno della signora perché le vigenti disposizioni vietano il soggiorno in Italia degli ebrei stranieri.16

Trieste, 14 agosto 1942 - Monsignor Antonio Santin vescovo di Trieste al cardinale Luigi Maglione
Eminenza reverendissima, mi permetto di segnalare all'Eminenza Vostra Reverendissima, per un benevolo interessamento, i seguenti due casi: 1) l'avvocato dottor Davide Popper di anni 82, già abitante a Praga. Fu deportato dalle autorità germaniche in Polonia, presumibilmente nella regione di Lodz. Si chiedono informazioni sul suo conto dalla nipote, professoressa, dottoressa Amalia Risolo, abitante a Trieste; 2) Edvige Rosenfeld di anni 83; domiciliata fino alla fine del maggio scorso a Vienna, veniva nel giugno, trasferita in un ricovero per ebrei. Poi il 10 luglio scorso veniva trasportata da Vienna per destinazione ignota. Si osserva che, nonostante le autorità italiane avessero concesso alla povera vecchia il permesso di entrare in Italia, dietro l'alto interessamento della Santa Sede […] le autorità germaniche non vollero acconsentire che abbandonasse Vienna. La figlia abitante a Trieste in preda a profonda angoscia per l'incerta tragica sorte toccata alla vecchia madre, prega riavviare ricerche per rintracciarla.17
Roma, 9 settembre 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Cesare Orsenigo, nunzio apostolico a Berlino.
L'Eccellentissimo, vescovo di Trieste ha segnalato a questa Segreteria di Stato i due casi di ricerche che mi pregio di specificare nel foglio qui unito. Affido la cosa all'interessamento dell'Eccellenza Vostra Reverendissima, per quello che ella riterrà possibile ed opportuno di fare, allo scopo di fornirmi qualche notizia circa il due persone ricercate, trattandosi di due casi veramente pietosi.18
Edvige Rosenfeld e Davide Popper non sono sopravvissuti alla Shoah.

Roma, 21 agosto 1942 - Supplica dell'ing. Alessandro Nadai, di nazionalità ungherese, residente a Roma fatta arrivare a papa Pio XII attraverso padre Weber, responsabile del St.Raphaelsverein
Il signor Nadai chiede interessamento affinchè i suoi suoceri, Marco e Regina Wang residenti in Zagabria non vengano arrestati e inviati in un campo di concentramento, pericolo questo purtroppo imminente e possano raggiungerlo in Italia. “Nel loro attuale domicilio - si legge nella supplica - avvengono continuamente arresti degli ebrei colà rimasti, con successivo trasferimento in campi di concentramento in Polonia. Ne consegue che i coniugi Wang vivono nel continuo timore di soggiacere alla stessa sorte, malgrado la loro tarda età e sofferenti di malattie di cuore”.
Roma, 25 agosto 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano a padre Tacchi Venturi.
Il sig. Alessandro Nadai, cattolico di origine ungherese, residente a Roma, implora l'augusto interessamento del Santo Padre per ottenere ai propri suoceri, dimoranti in Zagabria ed in pericolo di essere internati, il permesso di raggiungerlo qui in Italia, dove egli è in grado di mantenerli.
Roma, 31 agosto 1942 - Padre Weber alla Segreteria di Stato del Vaticano
Il sottoscritto, quale rappresentante dell'Opera di San Raffaele umilmente espone a V. Eminenza Rev.ma quanto segue. Il signor Alexander Nadai fece alcuni giorni fa a V. Eminenza Rev.ma una domanda per i suoceri Wang, Markus e Regina affinchè possano venire in Italia, essendo in Croazia con grande pericolo di vita. Sapendo che per lo svolgimento di tale pratica occorre molto tempo, il sottoscritto prega V. Eminenza Rev.ma di rilasciare un attestato che assicuri l'interessamento di questa Santa Sede per cui l'autorità croata si asterrà di esportarli (sic) in Polonia.
Roma, 2 settembre 1942 - Appunto manoscritto sulla nota - Sospesa, perché il P.Tacchi mi ha detto che non c'è nulla da fare.
Roma, 3 settembre 1942 - Monsignor Giacomo Morell a padre Weber (minuta)
A riguardo della supplica presentata dal sig. Alexander Nadai, di cui nella lettera della Paternità Vostra Rev.ma in data 31 agosto p.p. sono dolente di doverle significare che sarà assai difficile soddisfare* al desiderio di detto signore. Penso, tuttavia, che tornando il 9 corr.mese Mons. Dell'Acqua lei potrà parlarne anche a lui: chissà che non si apra qualche via.
* Il P. Tacchi Venturi mi disse ieri che è assolutamente inutile chiedere alle autorità croate cose simili. Sarà proprio così?
Roma, 21 maggio 1943 - Cardinale Luigi Maglione all'abate Ramiro Marcone Zagabria
Prego Vostra Paternità Reverendissima interessarsi, se possibile, in favore coniugi Marco Regina Wang, dimoranti Zagabria […], che sarebbero minacciati misure antisemite.
Zagabria, 24 maggio 1943 - Abate Ramiro Marcone al Cardinale Luigi Magione
Oggetto: Cattura degli ultimi residui non ariani in Croazia
Eminenza Rev.ma, […] sono oltremodo dolente significarLe che, eccetto almeno per ora, i matrimoni misti, tutti gli ebrei, compresi quelli che sono stati già da anni battezzati, sono catturati e trasportati in Germania. Tra questi disgraziati trovano purtroppo anche i coniugi Marco e Regina Wang, di cui l'Em.V.Rev.ma si era gentilmente interessato. La scena della cattura di questi infelici è stata veramente commovente. Durante la notte, mentre tranquillamente si dormiva, agenti di polizia si sono presentati nelle abitazioni di questi e, senza alcun riguardo all'età, alla condizione sociale, al Battesimo, li hanno catturati. Qualcuno dei più vecchi è morto per il terrore. Preghiamo il buon Dio che affretti il tempo della pace e della giustizia sociale e individuale.19
Marco Wang e Regina Wang sono periti nella Shoah.

Roma, 5 settembre 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano a Nunzio apostolico a Berlino, cardinale Cesare Orsenigo
Mi è giunto l'unito esposto concernente il caso della signora Laura Haar in Freiberger, nata e domiciliata a Praga, la quale, pur essendo cattolica da 25 anni, perché di razza non ariana si troverebbe in pericolo di essere deportata. Come l'Eccellenza Vostra Reverendissima potrà rilevare nel foglio qui allegato che le rimetto con preghiera di cortese restituzione, varie personalità si sono interessate in favore della signora, ma pare che la cosa presenti qualche difficoltà, almeno per quanto riguarda il permesso di farla venire in Italia. Trattandosi di un'opera di vera carità e benché si tema che poco o nulla potrà farsi al riguardo, pure mi pregio di raccomandare caldamente la cosa alle premure, dell'Eminenza Vostra per quei passi che egli crederà possibili ed opportuni al fine di ottenere che la signora in parola possa restare almeno, indisturbata, nella città di Praga.

Trieste, 1 ottobre 1942 - Signora Helena Goldstein Krugman a papa Pio XII
Beatissimo Padre, Sia concesso a una donna angosciata, sia pure di altra fede di prostrarsi ai piedi della Santità Vostra per invocare una grazia che possa toglierla dalla profonda costernazione in cui l'ha gettata la prolungata mancanza di notizie dei suoi amati, vecchi genitori. La sottoscritta, Helena Goldstein in Krugman, di razza ebraica, residente in Trieste, aveva a Leopoli i genitori: ingegner Joaquim Goldstein, di anni 75, Maria Cuttin in Goldstein di anni 70, ove abitavano nella Trainstrasse, numero 81. Il 7 agosto ultimo scorso i due vecchi furono strappati dalla loro abitazione e deportati per ignota destinazione. Già allora non si ebbe più da loro alcun segno di vita. Secondo un'informazione attinta sul posto da un amico ufficiale dell'Armata italiana in Russia essi dovrebbero trovarsi in una località non meglio precisata a circa 150 km da Leopoli. Ogni tentativo di mettersi con loro in comunicazione epistolare è stato vano, sicché, data la loro tarda età e lo stato cagionevole della loro salute sono ben giustificate le più vive apprensioni per la loro sorte. In tale frangente straziata da indicibili e dolore, la sottoscritta osa affidarsi al magnanimo cuore e alla paterna bontà della Santità Vostra e in voi beatissimo Padre ripone la speranza di poter avere ancora notizie dei propri cari. Firmato Elena Krugman.
6 ottobre 1942 - Relazione da Leopoli
Caro Franzone, sono appena rientrato dal mio viaggio: a Leopoli, ho fatto una breve permanenza, 36 ore appena. Comunque ho potuto raccogliere delle informazioni attraverso 1000 difficoltà, soprattutto delle autorità locali che sono particolarmente inavvicinabili sull'argomento. Le persone di cui mi sono interessato hanno dovuto abbandonare la loro abitazione il giorno 7 agosto, ultimo scorso. L'ordine non è stato dato che un giorno prima. Dopo qualche giorno di attesa, tutte le persone trovatesi nelle condizioni dei Goldstein sono state trasferite, secondo le loro rispettive possibilità di lavoro in zone più o meno lontane della Polonia sud orientale o nell'Ucraina. I vecchi e i malati a quanto mi costa, dovrebbero invece essere trasferiti in una specie di campo di concentramento a circa 150 km da Leopoli, oppure in una zona che non mi è stato possibile sapere dove si trovi. L'altra persona non è stata da me trovata nella abitazione tutte e due le volte che ho mandato un mio incaricato. Al prossimo mese ritornerò e siccome ho affidato a un mio collega di interessarsi del caso, spero di poterti dare delle notizie più soddisfacenti.
Roma, 7 ottobre 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Cesare Orsenigo, Nunzio apostolico a Berlino.
Come l'Eccellenza vostra reverendissima potrà rilevare dall'acclusa supplica diretta al Santo Padre che le rimetto con preghiera di cortese restituzione, la signora Elena Goldstein in Krugman, desidererebbe avere qualche notizia dei suoi genitori che risiedevano a Leopoli e che recentemente sarebbero stati trasferiti altrove.
Berlino, 19 ottobre 1942 - Cardinale Cesare Orsenigo nunzio apostolico a Berlino alla Segreteria di Stato del Vaticano
Circa i deportati Goldstein, Eminenza Reverendissima. Ho preso in attento esame il caso esposto dalla signora Elena Goldstein in Krugman, segnalatomi da vostra Eminenza Reverendissima con dispaccio del giorno 7 ottobre. Purtroppo qui non si ammette in linea di massima che la Nunziatura Apostolica si interessi di casi di altre nazioni, ritenendosi che con maggior competenza può intervenire il rispettivo diplomatico della nazione. Anche recentemente, avendo io esposto un caso affine segnalatomi da un ambasciatore, già mio collega in Berlino, mi fu suggerito di affidare la richiesta all'attuale ambasciatore di quella nazione. Nonostante le previsioni, ho tentato di parlarne al ministero degli Affari Esteri, ma, come sempre specie quando si tratta di non ariani, mi fu risposto: “Non c'è nulla da fare” per guisa che con dolore non mi resta che restituire l'incartamento. La deportazione antisemita di fronte al corpo diplomatico vien qui considerata come un avvenimento di politica interna. Purtroppo l'impotenza a cui viene ridotta anche la Santa Sede verrà da taluni qui male interpretata e commentata come fosse trascuratezza da parte della Chiesa stessa. Ora però cominciano a persuadersi che la responsabilità di queste incomprensibili misure antisemite va cercata completamente altrove e che qualsiasi intervento della Santa Sede, quale fu anche ripetutamente tentato, viene sistematicamente o respinto o deviato.
Roma, 26 ottobre 1942 - Appunto manoscritto senza firma
All'avvocato Mittiga (?) che aveva raccomandato il caso già avevo detto che la cosa si presenta particolarmente difficile.20
Goldstein Maria e Goldstein Joaquim non sono sopravvissuti alla Shoah.

Fine 1942 / inizio 1943 - Telegramma da Gerusalemme alla Segreteria di Stato del Vaticano, nel quale il vice delegato apostolico in Palestina A. W. Hugues chiede di “fare il possibile a ottenere uscita e fare preparativi per viaggio alla Città del Vaticano delle seguenti persone: il vecchio Szymon Wajnsztejn, sua moglie Cywja e figlia Serul, Kalmon e Pesza Josypowicz e loro figlio Dubi di otto anni. Sono tutti in Polonia.
Roma, 14 gennaio 1943 - Bozza di telegramma a Delegazione Apostolica Istambul
Prego comunicare quanto segue Padre Hugues: Riscontro telegramma n. 100. Ben volentieri Santa Sede agirebbe senso desiderato se precedenti tentativi del genere non togliessero ogni speranza esito. Segreteria di Stato farà tuttavia possibile per venire in aiuto persone raccomandate.21
Kalmon Josypowicz, Pesza Joosypowicz, Dubi Josipwicz non sono sopravvissuti alla Shoah.

Istanbul, 10 febbraio 1943 - Angelo Roncalli Delegato apostolico Istanbul al cardinale Luigi Maglione
Viene interessata questa Delegazione ad adoperarsi perché abbia buon successo la pratica avviata dal signor Armin Borovich presso le Autorità italiane di Roma e di Spalato allo scopo di ottenere che detto Borovich con la sua famiglia di razza ebraica, attualmente residente a Gelsa (Lesina) e minacciato di trasferimento in un campo di concentraione, possa invece trasferirsi in Italia. Sembra che questi poveri ebrei in Croazia, da parte di quelle Autorità, non italiane, ma locali, siano sottoposti ad un regime di terribile persecuzione. Ho fatto comprendere la difficoltà di un interessamento della Santa Sede in questi casi, ma non ho voluto lasciar mancare la prova della buona volontà, i cui sforzi potrebbero essere coronati da un esito felice[…] Dal complesso mi risulta che trattasi di persone serie e degnissime di riguardo.
1 aprile 1943 - Segreteria di Stato a Padre Tacchi Venturi
La Segreteria di Stato è stata interessata dall'Ecc.mo Delegato Apostolico in Turchia, di adoperarsi perché sia favorevolmente accolta la domanda che il signor Armin Borovich residente a Gelsa (isola di Lesina, ha inoltrato al Ministero dell'Interno per ottenere il permesso di trasferirsi a Lomazzo (prov. Di Como) presso alcuni suoi parenti. Prego la Paternità Vostra Rev.ma di volersi compiacere di spendere una sua autorevole buona parola in proposito.
Roma, 21 aprile 1943 - Padre Tacchi Venturi alla Segreteria di Stato del Vaticano
Mi sono affrettato a fare uffici perché venisse accolta la domanda del signor Arminio Borovich il quale chiedeva di essere trasferito con la famiglia dall'isola di Lesina a Lomazzo in provincia di Como.
La sua domanda sarebbe stata facilmente accolta se, come ora mi risponde l'Ispettore Pennetta, non fosse impedita dal rilevante numero degli sfollati che dopo i bombardamenti aerei di Milano passano nei comuni della provincia di Como. Vero è che secondo ricavo dalla lettera di Vostra Eminenza il Borovich ha chiesto di trasferirsi a Lomazzo presso alcuni suoi parenti: questa circostanza mostra che per il suo caso non sussiste la difficoltà allegata dal sig. Ispettore, avendo già il Borovich trovato alloggio. Tuttavia, perché io possa fare con successo un nuovo passo, sarebbe opportuno che io potessi allegare nome, cognome, domicilio dei parenti del Borovich pronti ad accoglierlo con i suoi nella loro casa a Lomazzo.
Roma, 1 maggio 1943 - Segreteria di Stato del Vaticano a monsignor Angelo Roncalli, Delegato apostolico in Turchia
Accogliendo il desiderio espresso dall'Eccellenza Vostra Reverendissima, non ho mancato di interessare una persona autorevole a favore del signor Armin Borovich residente a Gelsa (isola di Lesina) e desideroso di trasferirsi a Lomazzo con la famiglia, presso alcuni suoi parenti. Come l'Eccellenza Vostra potrà rilevare dall'acclusa copia della relativa risposta pervenuta a questa Segreteria di Stato, occorre conoscere nome, cognome, domicilio dei parenti del Borovich, perché si possano compiere ulteriori passi in proposito.22
Tutti i componenti della famiglia Borovich vennero trasferiti nel campo di Rab nel maggio del 1943 e sono sopravvissuti alla Shoah.23

Roma, 15 Aprile 1943 Signora Chiara Astrologo
Preghiera umilissima a monsignor Dell'Acqua di voler appoggiare questa domanda al ministro degli Interni di cui unisco copia allo scopo di salvare la vita di un uomo di valore minacciato da pericolo imminente e gravissimo.
Roma, 18 aprile 1943 - Segreteria di Stato del Vaticano a padre Tacchi Venturi.
La Segreteria di Stato è stata pregata di raccomandare la domanda che il signor Arnold Stern, non ariano residente in Francia ha inoltrata al Ministero dell'Interno per ottenere il permesso di trasferirsi in Italia. La paternità vostra reverendissima farebbe cosa gradita se volesse compiacersi di compiere un passo in proposito. A tal fine le rimetto l'acclusa copia di detta domanda.
Roma. 16 maggio 1943 - Padre Tacchi Venturi alla Segreteria di Stato del Vaticano
Eminenza reverendissima, ricevuta la venerata lettera del 18 aprile mi rivolsi con una mia del 20 dello stesso mese all'eccellenza il Sottosegretario di Stato per l'interno, pregando che volesse accordare al valente pittore, Aldo Stern il permesso di entrare in Italia. Non mi rivolsi al Direttore generale della demografia poiché sapevo che da lui era già stato risposto negativamente. Ora il Sottosegretario di Stato mi ha ieri risposto, dicendosi spiacente di dovermi comunicare che il suo ministero sin dal marzo scorso aveva rifiutato l'ingresso nel Regno del detto Signore, stante le note inderogabili, restrizioni in materia è evidente che agli israeliti stranieri, siano pure cristiani e per speciali doti commendevoli, è presentemente chiusa a doppio chiavistello entrata e soggiorno in Italia.
Roma. 29 maggio 1943 - Segreteria di Stato del Vaticano a monsignor Luigi Traglia, Vice gerente. Lo scorso mese di aprile, la signora Claudia Astrologo chiese l'interessamento della Santa Sede, perché il signor Arnold Stern, non ariano presente in Francia, potesse trasferirsi in Italia. Sono assai dolente di dover comunicare all'Eccellenza Vostra Reverendissima che i passi compiuti in proposito non hanno avuto esito favorevole, come ella potrà rilevare dall'acclusa copia della relativa risposta pervenuta a questo ufficio. Prego l'eccellenza vostra di volersi compiacere di far sapere quanto sopra alla signora.24
Arno Stern non è sopravvissuto alla Shoah.

Firenze, 20 aprile 1943 - Signor Otto Krausz alla Segreteria di Stato del Vaticano
Eminenza, vogliono togliermi mio fratello […]. Egli ha 23 anni e risiede ora Budapest, in Ungheria, perché è cittadino ungherese, come lo sono anch'io, nativo di quella città. E'figlio di un ebreo e questa solo è la sua colpa. Ora in forza di un recente decreto, dovrebbe essere portato al fronte orientale e adibito a lavori forzati. A parte tutti gli orrori fisici e morali che gli spetterebbero egli non potrebbe resisterci perché non è sano, disgraziatamente è affetto da tubercolosi polmonare e solo recentemente è stato dimesso da un sanatorio, dopo che è stato curato per un anno e mezzo. Alla visita medica, fatta per pura forma, non gli hanno riconosciuto che … una lieve bronchite. Eminenza, io non posso lasciare mio fratello, egli mi è più caro di me stesso, nella mia impotente disperazione. Mi rivolgo alle Eminenza vostra […] implorando che voglia esserci d'aiuto. Pressarci ausilio. L'alta parola di vostra Eminenza, fatta opportunamente per venire alla giusta persona, forse attraverso il Nunzio apostolico a Budapest otterrà il suo effetto.
Roma. 2 maggio 1943 - Segreteria di Stato Vaticana a canonico Gino Josia
Mi è mi è regolarmente pervenuta la stimata lettera del 20 aprile con cui la Signoria Vostra Reverendissima. vivamente mi raccomandava il signor Otto Krausz d'origine non ariana, il quale implora l'interessamento della Santa Sede in favore di suo fratello, desideroso di trasferirsi dall'Ungheria in Italia. Sono assai dolente di doverle comunicare che purtroppo non è possibile dar corso alla domanda del signor Krausz perché un eventuale passo della Santa Sede, a tal fine non sarebbe nell'attuale circostante coronato da successo. Invero, le autorità italiane non concedono alcun visto d'ingresso nel Regno a persone di discendenza ebraica. Questa segreteria di Stato ha però segnalato il caso all'eccellentissimo, Nunzio apostolico di Budapest.
Roma,2 maggio 1943 - Segreteria di Stato Vaticana a monsignor Angelo Rotta, Nunzio apostolico Budapest. Ah. La segreteria di Stato è stata pregata di interessarsi in favore del signor Krausz Bela, non ariano, il quale sarebbe in pericolo di essere deportato al fronte orientale ed adibito a lavori forzanti.
Budapest, 26 maggio 1943 - Monsignor Angelo Rotta nunzio apostolico a Budapest
Eminenza reverendissima, mi è pervenuto il venerato dispaccio dell'Eminenza Vostra Reverendissima, in data 2 maggio, nonché il telegramma numero 50 sul caso del signor Bela Krausz. Sulla stessa questione ho ricevuto pure due telegrammi di una certa signora Catanzaro che suppongo cognata del signor Krausz. Premetto che nel caso non si tratta in nessun modo di lavori forzati, ma solamente di lavoro obbligatorio cui sono sottoposti gli ebrei in sostituzione del servizio militare dal quale sono esentati. Si tratta pertanto di un obbligo regolato e disciplinato alla maniera del servizio militare alla dipendenza del Ministero della Guerra. Ottenere perciò la dispensa non è cosa facile, sarebbe quasi come ottenere l'estensione di un giovane in età militare dal fare soldato, ciò che diventa addirittura impossibile in tempo di guerra. Ciò nonostante, non ho mancato di occuparmi del caso, raccomandando la cosa al vescovo Castrense. Questi mi ha risposto che se ne sarebbe interessato con premura e buona volontà. Il giovane Krausz Bela, intanto è partito per il luogo dove dovrà prestare per alcuni mesi il suo servizio. Non so se la raccomandazione di monsignore Haas riuscirà a qualche cosa.25

Roma, 26 maggio 1943 - Padre Weber alla Segreteria di Stato del Vaticano
Eccellenza reverendissima, la signora Claudia Neumann in Bernfest (della quale allego il passaporto) di anni 60, cittadina ex Jugoslava, di razza non ariana, si rifugiò nel mese di luglio 1942, insieme alla propria nuora Grete Singer in Bernfest, la di lei madre Caroline Tauber in Singer e la di lei figliola treenne Maria, dal suo abituale domicilio di Zagabria a Spalato, dove si trova tuttora. Il suo marito, invece, Ignazio Bernfest, nonché l'unico suo figlio, Mladen Bernfest, marito della suddetta signora Greta e padre della piccola Maria, furono asportati prima della fuga delle tre signore con la bambina dalle autorità croate in campi di concentramento e da allora manca qualsiasi notizia sulla sorte ad essi toccata.
Mentre le pratiche svolte dalla signora Greta per sé, sua madre e la sua figliola, per ottenere il visto d'uscita via Roma coll'aeroplano per raggiungere il proprio fratello Felix Singer a Lisbona furono già coronate da successo e le tre persone nominate hanno già ricevuto il permesso d'uscita e si trovano attualmente a Roma in attesa del rinnovo dei visti, la signora Claudia non volle, a suo tempo, saperne che si iniziasse simile pratica anche per lei, dichiarando di non voler abbandonare il suolo ex jugoslavo perché credette di poter svolgere da lì con maggiore probabilità di successo le sue affannose ricerche dell'unico figlio Mladen, sparito ed asportato, come già detto, in un campo di concentramento di ignota ubicazione. Ora però, esausta e infelice per la totale infruttuosità dei suoi disperati tentativi di ricerca, anche la signora Claudia desidera ardentemente riunirsi nuovamente con la comitiva dei propri parenti, compagni della sua fuga e delle sue disavventure, avendo già 60 anni, ed espatriare con loro. Il signor Felix Singer a Lisbona, secondo un suo recentissimo telegramma, avrebbe già procurato i visti per le signore Greta e Carolina e che sarebbe in grado di ottenere immediatamente nell'istesso modo anche per la signora Claudia, non appena avrà la certezza che le autorità italiane avranno concesso, in linea di massima, anche a questa, il permesso di uscire dal regno d'Italia.26 Pertanto, per poter iniziare in Spagna rispettivamente in Portogallo i relativi passi, è assolutamente necessario ottenere preventivamente il detto permesso d'uscita italiano (la spesa per l'ottenimento del visto d'oltremare e per l'acquisto del biglietto di passaggio è troppo elevata per essere esborsata da emigranti inutilmente) e nell'interesse della vecchia signora Claudia, rimasta sola a Spalato e trattenuta colà esclusivamente dalle sue ricerche sulla sorte del figlio, risultate ora infruttuose, mi pregio quindi ricorrere alla bontà di Vostra Eccellenza Reverendissima con la preghiera di voler intervenire presso il Ministero dell'Interno a Roma, perché questo voglia, attraverso la competente autorità di Spalato, concedere il permesso di uscita dal Regno anche alla signora Claudia Neumann in Bernfest, per poter raggiungere fin d'ora la propria famiglia qui a Roma per il proseguimento del viaggio comune.
Tutta la famiglia Bernfest Singer è dotata di mezzi sufficienti per poter sostenere le spese di soggiorno e quelle di viaggio fino a destinazione senza aiuto di terzi. (aggiunta manoscritta a firma di padre Antonio Weber: trattandosi di un caso particolarmente pietoso, si raccomanda caldamente la preghiera).
Roma, 7 giugno 1943 - Segreteria di Stato del Vaticano a padre Tacchi Venturi
Come la paternità Vostra Reverendissima potrà rilevare dall'accluso esposto che le rimetto con preghiera di cortese restituzione, il Reverendo Padre Weber dei Pallottini, implora l'intervento della Santa Sede presso il Ministero dell'Interno Italiano perché alla signora Claudia Neumann in Bernfest, residente a Spalato, sia sollecitamente concesso il “permesso d'uscita” dal territorio italiano.27
Bernfest Ignazio e Bernfest Mladen non sono sopravvissuti alla Shoah.


1 Serie Ebrei, Posizione 114, pagina file Pdf 7 e segg.
2 Serie Ebrei, Posizione 079, pagina file Pdf 101 e segg.
3 Serie Ebrei, Posizione 018, pagina file Pdf 37 e segg.
4 Serie Ebrei, Posizione 069, pagina file Pdf 141 e segg.
5 Serie Ebrei, Posizione 170, pagina file Pdf 123 e segg.
6 Serie Ebrei, Posizione 100, pagina file Pdf e segg.
7 Serie Ebrei, Posizione 118, pagina file Pdf 109 e segg.
8 Serie Ebrei, Posizione 007, pagina file Pdf 199 e segg.
9 Serie Ebrei, Posizione 168, pagina file Pdf 173 e segg.
10 Serie Ebrei, Posizione 043, pagina file Pdf 149 e segg.
11 Serie Ebrei, Posizione 140, pagina file Pdf 33 e segg.
12 Serie Ebrei, Posizione 047, pagina file Pdf 139 e segg.
13 Serie Ebrei, Posizione 140, pagina file Pdf 149 e segg.
14 Serie Ebrei, Posizione 084, pagina file Pdf 9 e segg.
15 Serie Ebrei, Posizione 069, pagina file Pdf 233 e segg.
16 Serie Ebrei, Posizione 084, pagina File Pdf 121
17 Va ricordato che il 28 gennaio 1942 padre Tacchi Venturi aveva comunicato alla Segreteria di Stato del Vaticano che […] Il Capo della Polizia Senise gli aveva scritto che alla signora Edvige Rosenfeld di stirpe ebraica si permette l'ingresso nel Regno, secondo chiedevano i parenti di lei.
18 Serie Ebrei, Posizione 109, pagina file Pdf
19 Serie Ebrei, Posizione 159, pagina file Pdf 175 e segg.
20 Serie Ebrei, Posizione 051, pagina file Pdf 59 e segg.
21 Serie Ebrei, Posizione 160, Pagina file Pdf 127 e segg.
22 Serie Ebrei, posizione 15, pagina file Pdf 15 e segg.
23 Cfr: http://www.annapizzuti.it/database/ricercarab.php
24 Serie Ebrei, Posizione 144, pagina file Pdf 211 e segg.
25 Serie Ebrei, Posizione 072, pagina file Pdf 119 e segg.
26 La provincia di Spalato faceva parte del Governatorato della Dalmazia, diventata divisione amministrativa del Regno d'Italia a tutti gli effetti, in base ai trattati seguiti all'occupazione dell'allora Jugoslavia da parte delle truppe dell'Asse.
27 Serie Ebrei, Posizione 099, pagina file Pdf 112 e segg.

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