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Voci dalla Shoah

Dall'Europa - Scomparsi

Dalla Serie Ebrei

Roma, 6 febbraio 1940 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Cesare Orsenigo, nunzio apostolico a Berlino
E’ pervenuta a Sua Santità una lettera del signor Ernst Munk, di Sofia, il quale implora l’intervento della stessa Santità Sua in favore della famiglia Dittel di stirpe ebraica, dimorante a Praga. La predetta famiglia desidererebbe emigrare al più presto dalla Germania e trasferirsi in qualche paese ospitale. Lascio all’Eccellenza Vostra Reverendissima giudicare, nella ben nota sua bontà e prudenza se e come favorire la famiglia Dittel, sconosciuta a questa Segreteria di Stato.
Appunto estratto dalla supplica:
Lo scrivente implora l’intervento del Santo Padre in favore della famiglia Dittel (tre persone) che dimorano a Praga. Tale famiglia ha già tutto pronto per emigrare negli Stati Uniti. Attende soltanto il suo tempo di emigrazione che sarà probabilmente in maggio p.v., ma è in pericolo che nel frattempo sia portata nella “riserva ebraica” di Polonia. Supplica, pertanto che le sia data la possibilità di uscire al più presto dalla Boemia-Moravia e recarsi in un paese estero, dove possa tranquillamente attendere il suo turno di emigrazione senza il pericolo di deportazione nella su menzionata “riserva”.
Generalità dei componenti della famiglia: Dittel Hans 47 anni, Mizzi Dittelowa 43, Eva Dittelova 161
Hans Dittel non è sopravvissuto alla Shoah.

Roma - 16 agosto 1941 - Appunto relativo alla richiesta del signor Hermann Burg
L’oratore, mercè l’interessamento della Santa Sede è riuscito ad emigrare in America. E’ rimasto suo padre internato a Dachau, in età di 60 anni e sofferente di cuore. Chiede che la Santa Sede interceda per ottenere a lui la libertà e la possibilità di emigrare. L’oratore è cattolico non ariano. Non dice se il padre sia cattolico.
Roma, 23 agosto 1941 - Segreteria di Stato Vaticana a monsignor Giuseppe Gaspare de Fonseca, arcivescovo di San Paolo
Il signor Hermann Burg, cattolico non ariano, ha inviato alla Segreteria di Stato un esposto per ottenere, con l’appoggio della Santa Sede che suo padre, attualmente internato a Dachau, possa raggiungerlo in codesta Repubblica. Per quanto non si possano nutrire molte speranze di successo, questo ufficio non ha mancato di raccomandare il caso all’eEm.mo Nunzio Apostolico in Germania. Nel pregare l’Em.V.R. di volersi compiacere di far conoscere quanto sopra all’interessato ben volentieri profitto …
Roma, 23 agosto 1941 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Cesare Orsenigo, nunzio apostolico a Berlino
Il signor Hermann Burg, cattolico non ariano, emigrato in Brasile, ha inviato alla Segreteria di Stato un esposto per ottenere, con l’appoggio della Santa Sede che suo padre, attualmente internato a Dachau, possa emigrare in Brasile. Lascio alla ben nota carità dell’E.V.R. di vedere se è possibile aiutare la menzionata persona.2

Roma, 21 febbraio 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano alla signora Maria Michelin, Venezia
La Segreteria di Stato ha ricevuto l’esposto della signora Maria Michelin relativo al signor Leo May e si pregia di comunicare che non ha mancato di raccomandare detto Signore a Sua.Em. Mons. Nunzio apostolico a Berlino, per un possibile intervento in suo favore.
Roma, 23 febbraio 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Cesare Orsenigo, nunzio apostolico a Berlino
Come l’Ecc. V.R. potrà rilevare dall’unito incarto, è stato chiesto l’interessamento della Santa Sede a favore del Signor Leo May, cattolico non ariano, già residente a Praga e deportato in Polonia. Lascio alla grande carità e prudenza dell’Em.V.di giudicare se e come si possa venire in suo aiuto.
Berlino, 3 marzo 1942 - Cardinale Cesare Orsenigo, nunzio apostolico a Berlino alla Segreteria di Stato del Vaticano
Mi onoro di riferire che ho esaminato il caso del Signor Leo May, di cui Vostra Eminenza reverendissima mi interessava in data 23 febbraio ultimo scorso. Purtroppo il permesso di uscire dalla Polonia è qui normalmente negato. In considerazione di queste norme, non credo di poter venire in aiuto al Sig. Leo May. Anche due note, da me presentate recentemente a favore di polacchi residenti all’estero e desiderosi di rientrare in Polonia non furono accettate; si teme che importino idee comuniste o comunque ostili all’attuale regime.3
Il signor Leo May era stato trasferito a Lodz il 21 maggio 1941 e poi deportato.

Roma, 24 marzo 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano a monsignor Angelo Rotta, nunzio apostolico a Budapest.
Come l’Eccellenza Vostra potrà rilevare dall’unito promemoria, sono stati raccomandati alla Segreteria di Stato i coniugi Abramo e Rosa Soldinger, non ariani i quali sarebbero stati starebbero per essere deportati a Kamenyer - Podolsk4 insieme con il loro figlio Hermann. Non mi nascondo la difficoltà che il caso presenta: lo segnalo, tuttavia all’Em.V.R. affinchè veda se è possibile fare qualche passo in favore di dette persone o di avere, almeno, notizie.
Budapest, 3 aprile 1942 - Monsignor Angelo Rotta alla Segreteria di Stato del Vaticano
In relazione al venerato dispaccio in data 24 marzo 1942, con il quale l’Eminenza Vostra Reverendissima mi pregava di interessarmi a favore dei coniugi Soldinger di razza non ariana, deportati in Galizia, sono dolente di dover comunicare all’Eminenza Vostra che a questo Ministero degli Esteri, al quale mi sono rivolto, mi è stato fatto capire che dato che i signori Soldinger furono già deportati fin dall’agosto dello scorso anno, non si vede la possibilità di poter fare qualcosa qui a loro favore.5
Rosa Soldinger non è sopravvissuta alla Shoah.

Trieste 9 giugno 1942 - Vescovo di Trieste monsignor Antonio Santin alla Segreteria di Stato del Vaticano
Vengo pregato di raccomandare al benevolo interessamento della S.Sede la sorte degli israeliti:
1) Arnold Moller con la moglie Giovanna e la figlia Trude maritata Krausz, domiciliati a Novo Mesto;
2) Marta Muller maritata Vajda e suo marito Tibor Vaida, domiciliati a Bratislava.
Questi, in seguito alle recenti leggi razziali slovacche, dovrebbero abbandonare la Slovacchia per essere deportati altrove. Ora i parenti, domiciliati a Trieste, di religione cattolica, pregano, a mezzo del proprio parroco, che sia loro concessa la grazia di rimanere in Slovacchia.
Roma, 17 giugno 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano a monsignor Burzio, incaricato di affari a Bratislava
Qui acclusa mi pregio di rimettere alla Signoria Vostra Reverendissima copia di una lettera con la quale Monsignor Vescovo di Trieste prega questa Segreteria di Stato di adoperarsi perché i signori Moller, non ariani, residenti in codesta città, non vengano deportati. La S.V. farebbe cosa assai gradita se volesse compiacersi di compiere, al riguardo, quei passi che lei riterrà più opportuni.
26 gennaio 1943 - Vescovo di Trieste, monsignor Antonio Santin alla Segreteria di Stato del Vaticano
Chiedo venia se odo rivolgermi all’Eminenza Vostra Reverendissima per sapere se la pratica riguardante il caso delle famiglie Arnold Moller e Vajda, di Bratislva che venivano raccomandati con lettera del 4 giugno 1942 al benevolo appoggio ed interessamento della S.Sede nella loro questione razziale abbia avuto e quale esito. Sono i parenti di Trieste, ottimi cattolici che, preoccupati per la loro sorte, chiedono qualche notizia.
Roma, 4 febbraio 1943 - Segreteria di Stato del Vaticano a monsignor Burzio, incaricato di affari a Bratislava
Con foglio del 17 giugno p.u., interessai la S.V. R.ma in favore delle famiglie Moller e Vajda. Gradirei conoscere l’esito dei passi compiuti in proposito.
Bratislava, 14 aprile 1943 - monsignor Burzio, incaricato di affari a Bratislava alla Segreteria di Stato del Vaticano
Il signor Moller Arnold con la moglie e la figlia Trude non sono stati deportati (sopra, a matita, trasferiti) e abitano tuttora in Slovacchia, a Novo Mesto; sono sani e in condizione relativamente buone. Il signor Vajda Tibor e la moglie, già domiciliati a Bratislava, furono deportati (trasferiti) fin dal 6 giugno 1942, cioè prima ancora che Monsignor Vescovo di Trieste avesse scritto a codesta segreteria di Stato. Gli uomini che facevano parte di quel trasporto furono mandati, si dice, a Lublino; le donne a Sobibor, distretto di Cholm (ma) non si hanno notizie (altre notizie) sulla loro sorte.
Roma, 16 maggio 1943 - Segreteria di Stato del Vaticano a monsignor Antonio Santin, vescovo di Trieste
In riscontro alle sue pregiate lettere in data 9 giugno 1942 e 26 gennaio del corrente anno, relative alle famiglie Moller e Vajda, mi affretto a portare a conoscenza dell’Eccellenza Vostra Reverendissima le seguenti notizie recentemente giunte, al riguardo, dalla Nunziatura apostolica di Bratislava “ Il signor Moller Arnold con la moglie e la figlia Trude non sono stati deportati (sopra, a matita, trasferiti) e abitano tuttora in Slovacchia, a Novo Mesto; sono sani e in condizione relativamente buone. Il signor Vajda Tibor e la moglie, già domiciliati a Bratislava, furono deportati (trasferiti) fin dal 6 giugno 1942, cioè prima ancora che Monsignor Vescovo di Trieste avesse scritto a codesta segreteria di Stato. Gli uomini che facevano parte di quel trasporto furono mandati, si dice, a Lublino; le donne a Sobibor, distretto di Cholm (ma) non si hanno notizie (altre notizie) sulla loro sorte”.
Appunto a margine: nel trascrivere la comunicazione di mons Burzio ho sostituito il verbo “deportare” con quello “trasferire” e alla fine invece di dire “notizie sulla loro sorte” ho detto “notizie precise”6
Moller Trude non è sopravvissuta alla Shoah, mentre dei genitori non si hanno notizie; Vajda Tibor e la moglie Martha non sono sopravvissuti alla Shoah.

Fiume, 26 luglio 1942 - Signor Arturo Ferber a Papa Pio XII
Beatissimo Padre, prostrato ai vostri piedi umilmente mi rivolgo a Voi, Santo Padre, perché nella vostra immensa bontà ridoniate a me e alle mie giovani sorelle la nostra amata mamma, di anni 53, la quale si trova internata nel campo di concentramento di Loborgrad vicino a Zlatar -Zagorje (Croazia) camera n. 43 e da dove deve venire trasferita in Polonia. Il nostro caro padre a suo tempo internato in altro campo di concentramento in Croazia venne fucilato nell’inverno scorso.
Noi tre figli, nati a Fiume ed ivi residenti, imploriamo la Santità Vostra di voler restituirci la nostra ancora vivente madre. Con questo breve esposto Vostra Santità ha conosciuto tutta la nostra tragedia. La mamma si chiama Elena Ferber nata Werczler, nata l’8 febbraio 1889.
Roma, 4 agosto 1942 - Segreteria di Stato Vaticana a Dom Giuseppe Ramiro Marcone, abate ordinario di Montevergine - Zagabria
Un certo signor Arturo Ferber, residente a Fiume con due sorelle, si è rivolto al Santo Padre supplicandolo di ottenergli la liberazione della mamma cinquantatreenne, Elena Werczler ved. Ferber che si trova attualmente internata nel campo di concentramento di Loborgrad presso Zlatar-zagorje (camera n.43) donde dovrebbe essere trasferita in Polonia. Per venerato incarico di Sua Santità, mi do premura di segnalare alla P.V.R.ma la domanda su menzionata, interessandola vivamente a compiere presso codeste Autorità quei passi che, nella sua carità, giudicherà possibili ed opportuni.
Zagabria, 1° ottobre 1942 - Dom Giuseppe Ramiro Marcone, abate ordinario di Montevergine - Zagabria alla Segreteria di Stato del Vaticano
Eminenza Reverendissima, in risposta al foglio del 4 agosto pregiomi riferire quanto segue. Il capo della Polizia croata, con lettera del 29 sett. C.a. mi informa che la signora Elena Werczler ved. Ferber, nonostante le accurate ricerche, non si è potuta trovare. Purtroppo, per mia esperienza, questo modo di rispondere indica che la ricercata è già morta.
Roma 8 ottobre 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano a monsignor Ugo Camozzo Vescovo di Fiume.
Il giovane Arturo Ferber, abitante con due sorelle presso lo zio sig. Werczler in codesta città, con supplica del 26 luglio u.sc., chiese al Santo Padre di ottenergli dalle Autorità di Zagabria la liberazione della mamma cinquantatreenne, signora Elena Werczler ved. Ferber, internata nel campo di concentramento di Loborgrad in Croazia. Per venerato incarico di Sua Santità invitai immediatamente il Rev.mo Padre Abate Marcone, inviato dalla Santa Sede in Croazia, a compiere all’uopo presso le Autorità medesime i passi opportuni. Il prelodato Padre Abate mi informa ora che la Polizia croata, con lettera del 29 settembre ultimo scorso, gli ha fatto sapere che, nonostante accurate ricerche, non è stata ritrovata. Egli aggiunge che, in base all’esperienza già fatta, tale risposta gli fa temere che la signora è deceduta. Nel comunicare quanto precede all’E.V.Rma, la prego di metterne al corrente gli infelici familiari, in quel modo e in quella misura che Le sarà suggerita dalla Sua carità pastorale.7
Elena Ferber non è sopravvissuta alla Shoah.

Londra,16 settembre 1942 Telegramma per la Segreteria di Stato del Vaticano
Mia sorella Liese Juda il cui indirizzo era Auriac sur Dropt, Dipartimento Lot e Garonne nella Francia non occupata è stata presa e portata via per una destinazione sconosciuta. E’ nata in Germania e è una ebrea rifugiata dall’oppressione nazista. E’possibile trovarla e liberarla? Un vostro intervento potrebbe salvarla. Juda
Roma, 18 settembre 1942 - Telegramma firmato Cardinale Maglione al Cardinale Valerio Valeri, nunzio apostolico a Vichy
Viene raccomandata Santa Sede la signora Liese Juda, ebrea di nazionalità tedesca rifugiata in Francia e domiciliata Auriac sur Dropt, dipartimento Lot e Garonne. Si ignora dove sia stata deportata. Veda V.E. se può avere qualche informazione e se può fare qualcosa in suo favore.
Roma, 6 ottobre 1942 - Cardinal Maglione a monsignor Gospey, Delegato Apostolico a Londra
La Santa Sede è stata pregata per telegramma ad occuparsi della sorte della Signora Liese Juda, dimorante nella Francia non occupata ad Auriac sur Dropt. L’Ecc. V. Reverendissima è incaricata di far conoscere al mittente del telegramma, il quale si firma Juda[…] che la Santa Sede ha interessato la Nunziatura Apostolica di Vichy a fare ricerche della detta signora e ad adoperarsi a suo vantaggio.
La mittente del telegramma chiede il rimborso della spesa. la discussione si chiude il 27 gennaio 1943 con il seguente appunto:
Circa il caso del signor Juda. Come risulta dai documenti allegati la Segreteria di Stato I sez. ha fatto tutto il possibile per andare incontro ai desideri del sig. Juda. Chi non ha agito sembra essere stato Mons. Gospey, giacchè il predetto sig. Juda dice “di non aver ricevuto alcuna risposta”. A rigore, quindi, la Santa Sede non deve restituire un bel nulla, ma converrebbe facesse sapere al prelodato sig. Juda quello che ha fatto. Tuttavia, Mons Dell’Acqua, competente in materia, osserva che, trattandosi di ebrei “pro bono pacis” e … per farla finita, convenga restituire le lire 5 oro [?]
Mi associo all’autorevole parere, ma osservo che anche nel caso della restituzione, convenga far sapere che la Santa Sede ha fatto quel che poteva.8
Liese Juda non è sopravvissuta alla Shoah.

Trieste, 14 agosto 1942. - Vescovo di Trieste monsignor Antonio Santin alla Segreteria di Stato del Vaticano
Eminenza reverendissima, mi permetto di segnalare all'imminenza vostra reverendissima, per un benevolo interessamento, i seguenti due casi.
1) L’avvocato dottor Davide Popper di anni 82, già abitante a Praga fu deportato dalle autorità germaniche in Polonia, presumibilmente nella regione di Lodz. Si chiedono informazioni sul suo conto dalla nipote, professoressa, dottoressa Amalia Risolo, abitante a Trieste.
2) Edwige Rosenfeld di anni 83, domiciliata fino alla fine del maggio scorso a Vienna veniva nel giugno trasferita in un ricovero per ebrei; poi il 10 luglio scorso veniva trasportata da Vienna per destinazione ignota. Si osserva che, nonostante le autorità italiane avessero concesso alla povera vecchia il permesso di entrare in Italia dietro l'alto interessamento della Santa Sede le autorità germaniche non vollero acconsentire che abbandonasse Vienna la figlia abitante a Trieste in preda profonda angoscia per l'incerta tragica sorte toccata alla vecchia madre prega riavviare ricerche per rintracciarla.
Roma 9 settembre 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Cesare Orsenigo, nunzio apostolico a Berlino
L’eccellentissimo, vescovo di Trieste ha segnalato a questa segreteria di Stato i due casi di ricerche che mi pregio di specificare nel foglio qui unito. Affido la cosa all’interessamento dell’Eccellenza Vostra Reverendissima, per quello che ella riterrà possibile ed opportuno di fare, allo scopo di fornirmi qualche notizia circa le due persone ricercate. Trattandosi di due casi veramente pietosi.9
Davide Popper e Edwige Rosenfeld non sono sopravvissuti alla Shoah.

Roma, 17 settembre 1942 - Appunto manoscritto a firma di monsignor Dell’Acqua
Il caso Buetow Manfredo è stato raccomandato da mons. Venini il quale conosce personalmente la signora Buetov Wally
Roma, 23 settembre 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Cesare Orsenigo, nunzio apostolico a Berlino
Qui acclusa, mi pregio di rimettere all'eccellenza vostra reverendissima un esposto della signora Buetow Vally, la quale implora. l'interessamento della Santa Sede in favore di suo fratello Manfredo Buetow non ariano, residente in cotesta capitale che si troverebbe in pericolo di essere deportato in Polonia.
L'eccellenza vostra giudicherà nella ben nota sua carità e prudenza quali passi sia possibile ed opportuno compiere in proposito.
Roma, 13 novembre 1942 - Appunto - Il caso è stato subito raccomandato alla Nunziatura di Berlino con dispaccio del 23 settembre 1942, ma la Nunziatura forse non potrà far nulla.10
Manfred Buetow non è sopravvissuto alla Shoah.

Roma, 5 ottobre 1942 - Signora Nadia Korman alla Segreteria di Stato del Vaticano
La madre della sottoscritta Vera Spaikèr, di anni 56, apolide russa di origine ebraica dimorante a Parigi da 14 anni è stata condotta il 24 settembre ultimo scorso al campo di concentramento di Drancy per essere deportata in Slesia. La sottoscritta si permette di attirare l'alto interessamento della Segreteria di Stato su questo caso pietoso, trattandosi di una persona anziana ammalata che ha subito ultimamente tre interventi operatori e che è l'unico sostegno del figlio ricoverato da diversi mesi al sanatorio di Brevannes, rimasto ora solo e senza alcun appoggio e prega di fare intervenire le autorità ecclesiastiche locali affinché l'ordine di deportazione sia revocato.
Roma 9 ottobre 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Valerio Valeri, nunzio apostolico a Vichy
Come eccellenza, vostra reverendissima, potrà rilevare dalla accuso promemoria, la segreteria di Stato è stata pregata di interessarsi della signora Vera Spaikèr, non ariana fino a qualche tempo fa residente a Parigi, trasferita il 24 settembre nel campo di concentramento di Drancy. Sarò grato all’Eccellenza Vostra di quanto potrà fare al riguardo.11
Mancano informazioni sul destino di Vera Spaikèr.

Londra, 18 novembre 1942 Telegramma per la Segreteria di Stato del Vaticano
Ministro degli Esteri Olanda implora benigno intervento Santa Sede favore Signora Hamburger cattolica di origine ebraica, residente villaggio Berlicum provincia Brabant, la quale sarebbe stata deportata con cinque figli a destinazione ignota.
Roma, 20 novembre 1942 - Cardinale Maglione al cardinale Cesare Orsenigo, nunzio apostolico a Berlino
Santa Sede è stata pregata intervenire favore signora Hamburger cattolica non ariana la quale sarebbe stata deportata con cinque figli a destinazione ignota. Segnalo caso Vostra Eccellenza Reverendissima per quei passi che riterrà possibili ed opportuni.
Berlino, 26 novembre 1942 - cardinale Cesare Orsenigo, nunzio apostolico a Berlino alla Segreteria di Stato del Vaticano
In ossequiosa risposta alla venerata richiesta del 20 corrente mese di Vostra Eminenza Reverendissima circa la signora Amburger, cattolica non ariana, mi reco a premura di comunicare che i passi effettuati ieri presso il Ministero degli Affari Esteri non diedero alcun risultato, trattandosi di fatti verificatisi in territorio appartenente all’Altreich.Mi fu detto, però, da persone private che in ogni grande città i non ariani hanno eretto un cosiddetto “Ufficio della Comunità Giudaica” e che ora la Polizia userebbe inviare a tale ufficio l’elenco e il nuovo indirizzo dei deportati affinchè si possa accondiscendere ai desideri di coloro che fanno richiesta di notizie dei loro cari scomparsi. Che un simile ufficio funzioni anche nel Brabante olandese qui non risulta, però lo si suppone.12

Roma, 25 novembre 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Cesare Orsenigo, nunzio apostolico a Berlino
Come l’Eccellenza Vostra Reverendissima potrà rilevare dall’accluso incarto  che le rimetto con preghiera di cortese restituzione; l’Eccellentissimo Nunzio apostolico di Montevideo ha chiesto l’interessamento della Santa Sede perché la signora Anna Salomon, non ariana, residente in Varsavia, possa al più presto emigrare nella Repubblica dell’Uruguay: Non mi nascondo la difficoltà che il caso presenta: mi permetto, tuttavia, di segnalarlo alla ben nota carità dell’Eccellenza vostra, pregandovi poi di farmi sapere se vi è una possibilità di soccorrere la suddetta signora.
Berlino, 9 dicembre 1942 - Cardinale Cesare Orsenigo, nunzio apostolico a Berlino alla Segreteria di Stato del Vaticano
Un intervento da parte mia per la signora Anna Solomon, nel senso indicato, sarebbe certamente infruttuoso, perché si tratta non solo di persona non ariana, ma residente in territorio polacco e che per di più domanda il permesso di emigrare nell’Uruguay, paese attualmente in guerra con la Germania. E’ sconsigliabile, inoltre qualsiasi segnalazione del suo nome, perché si corre il pericolo, talvolta, di mettere in vista una persona che forse vive molto ritirata, nella speranza di fuggire, così, all’attenzione alle razzie dei non ariani che periodicamente si fanno. Quest’ultima considerazione escluderebbe per noi ogni possibilità di soccorrere la signora Anna Salomon, a meno che si possa prima cautamente avvicinarla. Purtroppo è questo uno dei casi tanto più penosi, in quanto non si riesce a far giungere nemmeno una parola che possa confortare questi infelici, i quali, per timore della deportazione trascinano la vita in una vera agonia. Roma, 25 dicembre 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano al nunzio apostolico a Montevideo.
Trascrive la risposta del cardinale Orsenigo e conclude:
In base a questi elementi Vostra Eccellenza potrà. Con la prudenza e il caritatevole tatto che la distinguono, far comprendere alla figlia della signora Salomon l’impossibilità nella quale, purtroppo, si trova la Santa Sede di venire utilmente incontro alla sua preghiera.13
Anna Salomon non è sopravvissuta alla Shoah.

Roma 2 Aprile 1943 - Appunto dattiloscritto senza firma e unico documento nel fascicolo
Monsignor Vicario generale di Nizza. In data 17 Marzo. 1943 inviò al Santo Padre una supplica chiedendo che la Santa Sede si adoperi per avere notizia dei coniugi Wolf, non ariani, i quali dalla Francia furono trasferiti in Germania. Ho passato la pratica, dopo averne accennato a Monsignor Sottosegretario, all’ufficio informazioni che da tempo si occupa di pratiche del genere, dopo che Monsignor Nunzio apostolico di Berlino, ripetutamente ha fatto sapere che da parte della Nunziatura nessuna notizia si può avere al riguardo. Appunto, senza firma.14

Roma, 2 maggio 1943 - Signora Paolina Frydmann a Papa Pio XII
Santità, sono stata ammessa stamane in udienza […] In tale fortunata circostanza mi avete benignamente permesso di rivolgermi alla Vostra bontà supplicandoVi di interessarVi perché siano fatte ricerche atte a rintracciare o almeno ad avere notizie dei miei familiari polacchi a Varsavia e a Lodz, di cui non ho notizie da più di un anno. I miei parenti si sono trovati dal settembre 1939 travolti nel tragico gorgo della guerra, dove hanno perduto tutti i loro beni, sì da essere ridotti all’estrema miseria; io con mio marito da allora abbiamo cercato di aiutarli da Roma per quanto ci era possibile, ma le difficoltà sono aumentate, poiché dal settembre 1941 non ho avuto più notizie di una mia sorella che abitava a Lodz col marito e la figlia e dal giugno 1942 da mio padre e da altre tre sorelle a Varsavia. […] Unisco i loro ultimi indirizzi. [trascritti poi a macchina 7 persone, quattro nella “città chiusa” di Varsavia. Tre nella “città chiusa” di Litzmannstadt]
Roma, 3 maggio 1943 - Appunto (mons. Samorè) vedere se si può fare qualcosa (Gagliardini?)
5 maggio 1943: consegnata la lista al signor Gagliardini con preghiera di passarla a S.Em Adamski per le possibili ricerche.
Roma, 7 luglio 1943 - Appunto - Nel maggio scorso fu consegnato al signor Gagliardini un elenco di Ebrei già abitanti a Varsavia e Lodz perché assumesse, per i buoni uffici di S.E. Mons. Adamski notizie. Stamane la signora Gagliardini, proveniente da Varsavia, ha detto, per incarico di mons. Adamski, che purtroppo non si possono avere notizie. Dal maggio scorso il Ghetto di Varsavia non esiste più. 800 case furono bruciate. Gli ebrei o perirono o furono deportati altrove. O, se liberi, vivono sotto altro nome: impossibile rintracciarli. La stessa signora informa che nel maggio scorso mille polacchi furono uccisi nel ghetto di Varsavia. I polacchi, nonostante certe voci sparse, non si sono prestati per ingiuste misure contro gli ebrei. Visto GBM?
8 luglio 1943 - Cartoncino - La Segreteria di Stato di sua Santità ossequia la signora Paolina Frydman Nosei e Le comunica che purtroppo sono riuscite vane le ricerche per avere notizie delle persone indicate nella lettera inviata al Santo Padre il 2 maggio u.s.15
Di Josef Frydamanna, delle sorelle Bronislava, Zofja, Irena, Helena Frydmann in Hak non sono state rinvenute notizie; Alessandro Hak e Hak Janina probabilmente non sono sopravvissuti alla Shoah.

Roma, 27 ottobre 1942 - Segreteria di Stato Del Vaticano al cardinale Valerio Valeri nunzio apostolico a Vichy
Come l’Eccellenza Vostra Reverendissima potrà rilevare dall’accluso esposto, la Segreteria di Stato è stata pregata di interessarsi del signor Jose Levy, non ariano, il quale si troverebbe in un campo di concentramento a Dauffy. Lascio all’Eccellenza Vostra di giudicare, nella ben nota Sua carità e prudenza, quali passi sia possibile ed opportuno compiere in favore del menzionato Signore, sconosciuto a questo ufficio.
Roma 18 maggio 1943 - Segreteria di Stato Del Vaticano al cardinale Valerio Valeri nunzio apostolico a Vichy
Rimetto allo zelo dell’Ecc V.Rev.ma l’acclusa supplica del signor Mosè Israel gerente della Paramount film di Lisbona in favore di certo Josè Levy residente a Parigi. L’Ecc. V. mi farà sapere che cosa possa rispondersi al detto signore che si raccomanda ai buoni uffici della Segreteria di Stato.
Vichy, 27 maggio 1943 - Cardinale Valerio Valeri nunzio apostolico a Vichy alla Segreteria di Stato del Vaticano
Riferendomi al Venerato Dispaccio del 18 maggio corrente mi do premura di comunicare all’Eminenza Vostra Reverendissima che ben volentieri mi sarei interessato per avere notizie sul conto di Mosè Israel (Appunto a matita a lato: Si chiedevano notizie del sig. Josè Levy, non di Mosè Israel), di origine non ariana e deportato dalle autorità di occupazione. Come, però, ebbi l’onore di riferire all’Eminenza Vostra Rev.ma con il mio ossequioso rapporto del 12 novembre scorso […] appena questi poveri disgraziati hanno lasciato la Francia se ne perdono le tracce, in modo che riesce impossibile sapere anche se sono vivi o deceduti. Né in questi ultimi tempi la dolorosa situazione ha registrato miglioramenti di sorta. So che nemmeno la Croce Rossa ha potuto ottenere alcuna facilitazione dalle autorità germaniche.16
Jose Levy non è sopravvissuto alla Shoah.

Berna, 21 maggio 1943 - Nunziatura Apostolica Svizzera a Cardinal Maglione
Eminenza Reverendissima, questa Nunziatura Apostolica è stata richiesta di Raccomandare alla Santa Sede la signora Marthe Kadnisky e la figlia Pauline Goldblat, non ariane, domiciliate ad Anvers e internate dal febbraio 1942 nel campo di concentramento di Malines. Esse hanno rispettivamente 82 e 58 anni e sono seriamente ammalate. Non essendo riuscita a far loro pervenire alcun aiuto in denaro, né pacchi di viveri o di medicinali, la famiglia supplica il Santo Padre di degnarsi intervenire affine (sic) di ottenere che vengano liberate o, per lo meno, siano sottoposte ad un trattamento più umano.
Roma, 12 giugno 1943 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Cesare Orsenigo, Nunzio apostolico a Berlino
La Nunziatura Apostolica di Roma è stata richiesta di raccomandare alla Santa Sede la sig.ra Marthe Kadnisky e la figlia Pauline Goldblat, non ariane, domiciliate ad Anverse internate dal febbraio 1942 nel campo di concentramento di Malines. Esse hanno rispettivamente 82 e 58 anni e sono seriamente malate. Benchè non ignori quali e quante difficoltà si oppongano a un passo del genere, tuttavia prego l’Ecc.V.Rev. di studiare se e in qual modo potrebbe essere portato qualche soccorso alle due signore, alle quali la famiglia, per quanto abbia tentato, non è riuscita a far pervenire alcun aiuto né in denaro, né in viveri né in medicinali.
Roma, 12 giugno 1943 - Segreteria di Stato del Vaticano a Nunziatura Apostolica Berna (mons, F. Bernardi)
Mi sono pervenuti i due rapporti rispettivamente del 21 e 25 maggio, relativi alle due signore Kadniski, Globat e Elfenbein, non ariane, che si raccomandano ai buoni uffici della Santa Sede. Non ho mancato di informare gli Ecc.mi Nunzi di Berlino e di Bucarest  benchè, specialmente nei riguardi delle due signore internate nel campo di Malines nutra poche speranze di riuscita.
Berlino, 30 giugno 1943 - Cardinale Cesare Orsenigo, nunzio apostolico a Berlino a Segreteria di Stato del Vaticano
Eminenza Reverendissima, ho l’onore di accusare ricevimento del venerato Dispaccio di Vostra Eminenza Reverendissima del 12 corrente mese, con cui mi incaricava di vedere se, nonostante le gravi difficoltà che ostacolano qualunque passo a favore dei non ariani, fosse possibile recare qualche soccorso alle signore Marthe Kadnisky e Pauline Goldblat non ariane, internate nel campo di Malines. Non ho mancato di prendere in esame il pietoso caso, ma, purtroppo, non vedo come un mio intervento possa essere efficace: il Governo germanico non dà evasione a domande per non ariani; altre vie clandestine non sono consigliabili.17
Marthe Kadniski e Pauline Goldblat non sono sopravvissute alla Shoah.

Trieste, 18 giugno 1943 - Monsignor prof. Luciano Luciani al cardinale Luigi Maglione - Segretario della segreteria di Stato - Città del Vaticano
Eminentissimo Cardinal Segretario, un’ora di angoscia mortale è scoccata testè sul commerciante Jugoslavo Ivan Klein Badalich che soggiorna e lavora a Trieste da dieci mesi […], sempre in buoni rapporti con le Autorità del Paese che lo ospita. E’ cattolico di razza mista. Per disposizione del Regio Governo dovrebbe essere rimpatriato. Ciò equivale per lui e per i suoi andare incontro, nelle torbide e sanguinarie contingenze attuali di vita di quell’infelice sua terra, a morte sicura, come è già avvenuto d’un fratello, d’uno zio, di tre nipoti. Ha fatto domanda per un internamento libero, ma ha avuto privata notizia di risposta sfavorevole. […] Prega codesta Autorità Vaticana, d’interporre, con la massima urgenza, in via diplomatica, o come crederà più consulto, i suoi buoni uffici presso il R. Governo (Ministero degli Interni) perché tosto gli si commuti il minacciato rimpatrio con l’internamento libero.
Trieste, 18 giugno 1943 - Vescovo di Trieste, monsignor Antonio Santin a monsignor Cippico
Carissimo Monsignore (Cippico)
Si presenta a lei una persona su una lettera del Rev. Mons. Prof, Luciani. Voglia accoglierla con carità e occuparsi del caso, che è veramente tragico. Certo vi ha bisogno d’urgenza. In fondo chiede solo di essere internato. Però in Italia, perché in Croazia sarebbe la morte sicura. Io ho già scritto qui al Prefetto, che sembra favorevole.
Roma, 23 giugno 1943 - Segreteria di Stato del Vaticano a Padre Tacchi Venturi
Come la Paternità Vostra Reverendissima potrà rilevare dagli acclusi documenti, che le rimetto con preghiera di cortese restituzione, la Segreteria di Stato è stata pregata dall’Eccellentissimo Vescovo di Trieste di intervenire presso le competenti autorità italiane a favore del signor Giovanni Klein-Badalich, d’origine Jugoslava, cattolico non ariano il quale teme di essere rinviato in Croazia. Come ella vedrà, il Klein in una domanda diretta al Ministero dell’Interno ha dichiarato di essere disposto a rimanere in Italia anche come internato libero. La paternità vostra farebbe cosa assai gradita se volesse compiacersi, nella sua nota bontà, di compiere un passo nel senso desiderato.
Roma, 26 giugno 1943 - Padre Tacchi Venturi alla Segreteria di Stato del Vaticano
Eminenza Reverendissima, il caso del sig. Giovanni Klein-Badalich raccomandato a Vostra Eminenza Rec.ma dall’Ecc.mo Vescovo di Trieste e a me trasmesso il 25 di questo mese con venerata Sua del 23, mi parve che meritasse, per la sua urgenza e pietà, di essere subito trattato in alto loco. Pertanto ieri stesso mi recai dal Sottosegretario di Stato per l’Interno e gli esposi tutte le circostanze comunicateci da Monsignor Santin e dal Re.ndo Prof. Luciani nelle loro lettere che qui restituisco. L’Ecc.mo Sottosegretario mi assicurò che il signor Klein-Badalich non sarà rinviato in Croazia. Deo Gratias. In una nota che gli rimisi sopra il caso domandavo che si lasciasse il Klein Badalich tranquillo a Trieste con la moglie e la madre, o quando ciò non si credesse di poter concedere, fosse inviato in qualche altro luogo d’Italia, non però in campo di concentramento, ma come internato libero. Non mi fu significato quale delle due domande sarà preferita; ma per il momento il più si è ottenuto con l’assicurazione che non sarà rimandato in Croazia, ciò che significa averlo liberato da non dubbia morte.
Roma, 20 agosto 1943 - Padre Tacchi Venturi alla Segreteria di Stato del Vaticano
Eminenza reverendissima, il 23 giugno c.a. Vostra Eminenza scrivevami di compiere un passo per impetrare che il sig. Giovanni Klein-Badalich suddito croato di stirpe ebraica potesse rimanere in Italia, ciò che gli era stato negato.
Compii subito l’ufficio il 25 giugno presso il Sottosegretario di Stato, on. Albini; ma soltanto ieri mi giunse la risposta da parte del Capo della Polizia, il quale mi partecipava che il provvedimento già preso contro il Klein è stato revocato, commutandolo nell’internamento in un comune della provincia di Mantova.
La risposta viene comunicata al vescovo di Trieste, monsignor Antonio Santin il 24 agosto 1943.18

Giugno 1943 - Appunto di copertina del fascicolo - Signora Tenenbaum, Mégève (Savoia)
Supplica intervento del S.Padre a favore di suo figlio, arrestato in Francia perché ebreo [sottolineatura nel testo] e portato via “vers une destination inconnue”.
Roma 4 luglio 1943 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Valerio Valeri, nunzio apostolico a Vichy.
Rimetto all'Eccellenza vostra Reverendissima l’acclusa lettera della signora Tenenbaum, nella quale supplica il Santo Padre ad interessarsi della sorte del suo figlio Maurizio, preso dalla polizia, come si dice nel documento, a motivo della confessione religiosa. Prego l'eminenza vostra di adoperarsi nel senso desiderato dalla signora. E nel restituirmi il documento mi riferisca ciò che ha potuto fare in proposito.
Vichy, 16 luglio 1943 - Cardinale Valerio Valeri, nunzio apostolico a Vichy alla Segreteria di Stato del Vaticano.
Eminenza Reverendissima, il venerato dispaccio del 4 luglio, insieme alla supplica diretta al Santo Padre dalla signora Tenenbaum mi è regolarmente pervenuto e sarei ben lieto se mi trovassi in grado di poter fare qualcosa in favore del signor Maurizio Tenenbaum. Purtroppo, però, non posso che confermare all'Eminenza Vostra Reverendissima. Quanto ebbi occasione di riferirgli con i miei rispettosi rapporti del 21 novembre 1942 e del 27 maggio ultimo scorso. Devo aggiungere a questo proposito che anche questo Ministro di Germania, signor Krug von, Nidda, cui avevo chiesto loro notizie su altre persone arrestate dalla Gestapo, mi confermò che la polizia continua ad usare la misura della deportazione solamente per i non francesi. Tra questi sono da considerarsi senza dubbio e forse principalmente i non ariani. Essi, infatti, a quanto pare, dopo aver passato qualche tempo al tristemente famoso campo di Drancy vengono convogliati sotto scorta tedesca, per ignote destinazioni in modo che se ne perdono completamente le tracce, tanto più che le medesime autorità germaniche dichiarano di non saperne nulla. Né questo governo, la cui polizia doveva, almeno fino a qualche tempo fa, arrestare i non ariani per consegnarli a quella tedesca è meglio informato. Pertanto, per questo, come per altri casi analoghi non resterebbe forse che interessare in proposito la Nunziatura Apostolica di Berlino, per vedere se si può sapere qualche cosa. Io stesso vi sono ricorso in questi ultimi giorni, senza peraltro nutrire grandi speranze al riguardo.
Roma, 6 agosto 1943 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Cesare Orsenigo, Nunzio apostolico a Berlino.
Rimetto qui unita a Vostra Eccellenza Reverendissima una lettera nella quale certa signora Tenenbaum supplica il Santo Padre di volersi interessare della sorte di suo figlio Maurizio di religione ebraica e nazionalità francese, internato nel giugno 1940 nel campo di concentramento di Gurs e poi in quello di Drancy donde il 4 marzo ultimo scorso fu trasferito per destinazione, che alle autorità di polizia francesi, come a quelle tedesche in Francia risulta del tutto sconosciuta. Quantunque mi renda conto delle difficoltà che vostra eccellenza incontra nell'applicare indagini del genere le segnalo tuttavia tale caso affinché ella veda se è possibile ottenere qualche notizia al riguardo.
Berlino. 24 agosto 1943 - Cardinale Cesare Orsenigo, Nunzio apostolico a Berlino alla Segreteria di Stato del Vaticano
Eminenza reverendissima, mi reco a premura di riferire a Vostra Eminenza Reverendissima che non ho mancato di interessare il ministero degli Affari esteri a favore del signor Maurizio Tenenbaum di religione ebraica e di nazionalità germanica in conformità a quanto vostra Eminenza mi comunicava con il venerando di spaccio del 6 corrente mese. Il fatto che non è ariano ha dato motivo subito per contestare la competenza del Nunzio apostolico per un intervento di un suddito non germanico. La inaccettabilità poi della domanda non poté essere mitigata dal motivo religioso, dato che non si tratta di un cattolico. Ho dovuto pertanto riprendermi il promemoria che avevo presentato per ottenere qualche notizia.
6 settembre 1943 - Appunto. Il Nunzio di Berlino ha comunicato che il Ministero degli Esteri ha contestato il diritto di quella Nunziatura Apostolica di intervenire presso il governo del Reich per un suddito non germanico, soprattutto quando si tratti di ebrei. Parecchie volte, però quel Ministero degli Esteri ha accettato domande relative a sudditi stranieri. Alcuna, anzi ha avuto esito felice. Comunque, atteso il fatto che il Ministero degli Esteri ha respinto il promemoria della Nunziatura Apostolica, sembrerebbe non essere più il caso in avvenire di rivolgersi alla nunziatura suddetta quando si tratta di richieste di notizie relative ad ebrei. A quella Nunziatura non è aperta alcuna altra via per espletare indagini del genere.
Roma, 8 settembre 1943 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Valerio Valeri, Nunzio apostolico a Vichy.
Mi pervenne regolarmente il suo pregiato rapporto in data del 16 luglio col quale ella, riferendosi al mio dispaccio in data 4 dello stesso mese mi comunicava che non le era stato possibile avere notizie del signor Maurizio Tenenbaum già internato in alcuni campi di concentramento francesi, poi trasferito per destinazione sconosciuta. Nel desiderio di non lasciare intentata alcuna via questa segreteria di Stato si rivolse in proposito, alla Nunziatura apostolica di Berlino la quale ha comunicato che anch'essa non è stata in grado di sapere nulla al riguardo.19
Maurizio Tenenbaum potrebbe essere perito nella Shoah.

Mégève (Savoia) luglio 1943 - Signora Bugajer implora notizie del marito ebreo deportato “vers una destination inconnue”
Roma 17 luglio 1943 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Valerio Valeri, Nunzio apostolico a Vichy
Benchè conosca le difficoltà che si frappongono ad un efficace interessamento di cotesta Nunziatura Apostolica in favore degli ebrei residenti in Francia i quali in seguito delle misure antiebraiche sono stati oggetto di provvedimenti di polizia, facendo tuttavia assegnamento sulla carità dell’Ecc. V. Rev.ma le trasmetto le due suppliche al Santo Padre dei sigg. Sokol e Bugajer, dove s’implora l’intervento della Santa Sede per due casi del genere. Voglia l’ecc. V. tentare qualche passo in favore dei due supplicanti e, nel restituirmi i documenti, mi informi di quello che ha potuto fare.
Roma, 14 agosto 1943 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Cesare Orsenigo, nunzio apostolico a Berlino
Rimetto qui unite a Vostra Eccellenza Reverendissima, due suppliche con le quali si implora l’interessamento della Santa Sede per ottenere notizie di ebrei deportati in Germania. Quantunque mi renda conto delle gravi difficoltà che si frappongono per compiere indagini del genere, prego, tuttavia, l’Eccellenza Vostra di voler vedere se è possibile fare qualche cosa a riguardo.
Vichy, 31 luglio 1943 - Cardinale Valerio Valeri, nunzio apostolico a Vichy alla Segreteria di Stato del Vaticano
Ben volentieri avrei fatto qualche passo al fine di avere almeno notizie sul conto delle persone indicate. Ma purtroppo, come ho avuto già l’onore di riferire all’Eminenza Vostra Reverendissima con miei precedenti rispettosi rapporti, non vedo in che modo interessarmi alla cosa. Il Governo medesimo non è al corrente della sorte toccata alle persone che un tempo s’erano rifugiate in Francia e che poi sono state deportate altrove. Devo aggiungere a questo proposito che, non trovando di qui altra via d’uscita, mi sono rivolto alla Nunziatura Apostolica di Berlino per segnalarle qualcuno dei numerosi casi del genere, ma monsignor Orsenigo mi ha risposto ultimamente per dirmi che non si offre, attualmente, neppure a quella Nunziatura la possibilità di fare qualcosa nel senso desiderato.20

Trieste, 15 aprile 1944 - Vescovo di Trieste Antonio Santin alla Segreteria di Stato del Vaticano
La moglie del generale Gigli mi invia l’unita lettera. Conosco molto bene la famiglia e sarei molto grato a V.Em. se si potesse, a mezzo della nunziatura di Berlino e del Vescovo di quel paese della Sudettengau (sic) assistere e confortare la povera signora deportata, quale ebrea, che è molto ammalata. Quest’opera di cristiana e delicata carità sarebbe anche di vivo conforto alla desolata sorella che vive a Trieste.
Post scriptum (manoscritto) Se non si trovasse ad Ausschnitz potrebbe trovarsi ad Ausschwitz (cfr nota allegata) dove vi è pure un campo di ebrei.
Roma, 7 maggio 1944 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Cesare Orsenigo Nunzio apostolico a Berlino
L’eccellentissimo Vescovo di Trieste ha pregato la Santa Sede di voler interessarsi in favore della signora Nora Ricchetti, israelita, la quale si troverebbe in un campo di concentramento, in Ausschnitz, nel Sudenterland. Qui unito rimetto a Vostra Eccellenza una lettera diretta al su riferito Monsignor Vescovo dalla sorella di detta signora, come pure un foglietto contenente indicazioni relative a Ausschwitz, qualora la medesima Signora si trovasse in quest’ultima località. Vostra Eccellenza, nella sua ben nota prudenza, vedrà se e come sia possibile fare qualcosa a riguardo.
Roma, 7 maggio 1944 - a Vescovo di Trieste
Riferendomi al foglio di Vostra Eccellenza rev.ma in data 15 aprile u.s. relativo al caso della signora Nora Ricchetti, mi do premura di comunicare che questa Segreteria non ha mancato di segnalare tale caso alla Nunziatura Apostolica di Berlino.21
Nora Ricchetti è perita nella Shoah.

Traduzione di un telegramma proveniente dalla curia metropolitana di San Paolo, Brasile
Per intermedio di questa curia metropolitana la fedele Vilma Halward Sterk nella più grande angustia e disperazione in faccia della persecuzione nazista che minaccia la vita di sua madre Alma Sterk, non ariana di 80 anni di età implora Vostra Santità di fare il possibile, perché sia protetta e trovi asilo attraverso la nunziatura di Budapest.
Roma, 17 luglio 1944 - Segreteria di Stato del Vaticano a nunziatura apostolica Rio de Janeiro. Telegramma
Prego vostra. Eccellenza reverendissima comunicare Cancelliere Curia metropolitana, San Paolo Nunziatura apostolica Budapest è stata interessata a favore madre signora Vilma Halward Sterk.
Roma 18 luglio 1944 - Segreteria di Stato del Vaticano a monsignor Angelo Rotta, nunzio apostolico a Budapest. Telegramma
Santa Sede, è stata pregata di interessarsi del caso della signora Alma Sterk, ottuagenaria non ariana che si troverebbe in grave pericolo. Prego vostra eccellenza reverendissima, compiere in proposito quei passi che riterrà possibili e opportuni.
Roma, 26 dicembre 1944 - Segreteria di Stato del Vaticano a monsignor Angelo Rotta, nunzio apostolico a Budapest. Telegramma
Santa Sede è stata nuovamente pregata di interessarsi favore, signora Alma Sterk di cui cifrato Segreteria di Stato numero 267. Sarebbe utile conoscere se a vostra eccellenza reverendissima è stato possibile fare qualcosa in proposito.22

Luglio/Agosto 1944 - Rabbino Bogner da Washington prega la Santa Sede di far ottenere il passaporto per il Sud America alla famiglia di Rachele Reinitz di nazionalità cecoslovacca che dovrebbe trovarsi rifugiata presso il rabbino Giuseppe Tingermann in Ersekujvar (Ungheria)
5 agosto 1944 - Copia telegramma da Washington
Rabbino Brogner rinnova supplica - se impossibile ottenere passaporto per Sud America, egli pregherebbe Santa Sede proteggere e soccorrere sia famiglia Rothstein, al noto indirizzo, che cognata Rachele Reinitz, di lei marito Salomone et tre loro figli di nazionalità cecoslovacca che dovrebbero trovarsi presso rabbino Giuseppe Tigermann in Ersekujvar, Ungheria. Rabbino Bogner sarebbe disposto ristorare spese.
Roma, 7 agosto 1940 - Cardinale Luigi Maglione, Segretario di Stato al cardinale Angelo Rotta, nunzio apostolico a Budapest
Santa Sede è stata pregata proteggere e soccorrere famiglia signora Reinitz Rachele, di nazionalità cecoslovacca che dovrebbe trovarsi presso il rabbino Giuseppe Tigermann in Ersekujvar. Prego Vostra Eccellenza Rev.ma interessarsi e fare quanto possibile.
Roma, 7 agosto 1944 - Appunto dattiloscritto non firmato - Inutile pensare ad un eventuale passaporto di una Repubblica sudamericana.
Roma 19 agosto 1944 - Telegramma da Budapest
Signora Rachele Reinitz irreperibile. Rabbino Tigermann morto. Impossibile qualunque azione.23
Salomone Reinitz e Rachele Reinitz sono periti nella Shoah.

2 dicembre 1944 -Telegramma da Montevideo a Segreteria di Stato del Vaticano
Avendo pubblicato giornale settimanale Israelita accordo con governo Germania, protezione ebrei Ungheria signore Ladislao Steiner implora protezione per madre Paola e zio Leone Steiner, Budapest; per sorella Elisa (betta) Steinman e il figlio suo Paolo Budapest. Signora Benedec implora per madre et sorelle Sida, Adele, Erminia Csillag. Budapest.
Roma, 3 dicembre 1944 - A Nunziatura apostolica Montevideo. Bozza Telegramma.
Santa Sede non è a conoscenza dell’accordo a cui accenna vostra Eminenza Reverendissima. Da tempo Santa Sede sta attivamente occupandosi favore ebrei Ungheria e nulla ha lasciato intentato per lenire loro sofferenze. Santo Padre , a suo tempo, ha rivolto con telegramma aperto personale appello al reggente Horty: Situazione detti ebrei si è andata aggravando ultime settimane. Em, Seredy cui Sua Santità ha redentemente inviato caldo personale telegramma aperto et episcopato ungherese continuano ad esercitare ogni possibile influsso su Autorità.
Analoga azione ha svolto sin dal primo agitarsi questione razziale nunziatura apostolica cui sono state subito segnalate persone di cui al cifrato di vostra Eminenza. Fermato Tardini
Roma, 4 dicembre 1944 - Monsignor Tardini a Montevideo. Telegramma inviato
Santa Sede non è a conoscenza dell’accordo a cui accenna vostra Eminenza Reverendissima. Da tempo Santa Sede sta attivamente occupandosi favore ebrei Ungheria e nulla ha lasciato intentato per lenire loro sofferenze. Analoga azione ha svolto sin dal primo agitarsi questione razziale nunziatura apostolica cui sono state subito segnalate persone di cui al cifrato di vostra Eminenza. Fermato Tardini.24
Mancano dati certi per individuare il destino delle persone segnalate nella supplica.
Elisabetta Steinman, il figlio Paolo, sono periti nella Shoah. Le sorelle Csillag hanno avuto destino diverso: Sida, destino incerto Adele sopravvissuta, Erminia sopravvissuta.

Roma, 29 gennaio 1942 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Cesare Orsenigo, nunzio apostolico a Berlino.
Come l’Ecc.V.R. potrà rilevare dall’unito pro-memoria, sono stati raccomandati alla Santa Sede i coniugi Franz e Berta Wassing col nipote Ernest Zwicker, non ariani, dimoranti nel Protettorato di Boemia e Moravia, minacciati di deportazione. alla grande carità dell’Ecc. V. R. di giudicare se e come intervenire in favore di detti signori.
Roma - Promemoria (estratto da una lettera di Berta Wassing in tedesco, datata Brünn 31 dicembre 1941, inviata ad un familiare, visto che inizia con “Meine Liben)
Wassing Franz, di anni 68- Wassing Berta, di anni 62, sua moglie; Zwicker Ernst, di anni 55 (?), loro nipote, tutti ebrei dimoranti nel Protettorato di Boemia e Moravia (ex Cecoslovacchia), i due primi a Brünn, il terzo a Eibenschutz (bei Brünn) [a matita] Si domanda che non vengano deportati.
E’ in atto il trasferimento d’autorità di tutti gli ebrei in Polonia, e quasi tutti i parenti e i conoscenti dei sunnominati son già stati fatti partire, e gli altri, compresi i sunnominati, in attesa dell’ordine di partenza del loro convoglio (se nel frattempo non sono già partiti. Le penose condizioni in cui si compie questo trasferimento, e quelle non meno gravose di alloggio e lavoro e di vita in genere, prescritte agli ebrei trasferiti in Polonia, rendono il trasferimento assai pericoloso per la vita dei sunnominati. I coniugi Wassing sono persone anziane, non abituate a disagi fisici e lavori pesanti. Il marito ha avuto ancora nel dicembre 1941 una polmonite; la moglie è assai deperita, sia a seguito di una recente malattia e varie privazioni, sia per la lontananza dei due figli, profughi all’estero da 5 anni. Lo Zwicker è gravemente sofferente di asma polmonare, contratta come conseguenza del servizio prestato quale ufficiale austriaco nella Prima guerra mondiale e, come tale riconosciuto inabile a qualsiasi lavoro. Tutti e tre non hanno mai svolto attività politica, né appartenuto a qualsiasi tendenza politica o nazionale.25
Franz e Berta Wassing e probabilmente il nipote Ernest non sono sopravvissuti alla Shoah.


1 Serie Ebrei, Posizione 031, pagina file Pdf 150 e segg.
2 Serie Ebrei, Posizione 017, pagina file Pdf 179 e segg.
3 Serie Ebrei, Posizione 090, pagine file Pdf 177 e segg.
4 Sulla drammatica fine delle migliaia di ebrei trasportati in questa località dell’Ucraina vedi l’Olokaust Enciclopedia, alla pagina: https://encyclopedia.ushmm.org/content/en/article/kamenets-podolsk
5 Serie Ebrei, Posizione 138, pagine file Pdf 233 e segg.
6 Serie Ebrei, Posizione 095, pagine file Pdf 39 e segg.
7 Serie Ebrei, Posizione 036, pagine file Pdf 281 e segg.
8 Serie Ebrei, Posizione 082, pagine file Pdf 163 e segg.
9 Serie Ebrei, Posizione 109, pagine file Pdf 153 e segg.
10 Serie Ebrei, Posizione 017, pagine file Pdf 133 e segg.
11 Serie Ebrei, Posizione 140, pagine file Pdf 153 e segg.
12 Serie Ebrei, Posizione 057, pagine file Pdf 41 e segg.
13 Serie Ebrei, Posizione 124, pagine file Pdf 221 e segg.
14 Serie Ebreie hak, Posizione 165, pagina file Pdf 104
15 Serie Ebrei, Posizione 045, pagine file Pdf 77 e segg.
16 Serie Ebrei, Posizione 081, pagine file Pdf 211 e segg.
17 Serie Ebrei, Posizione 067, pagine file Pdf 23 e segg.
18 Serie Ebrei, Posizione 069, pagine file Pdf 185 e segg.
19 Serie Ebrei, Posizione 149, pagine file Pdf 205 e segg.
20 Serie Ebrei, Posizione 138, pagine file Pdf 193 e segg.
21 Serie Ebrei, Posizione 116, pagine file Pdf 33 e segg.
22 Serie Ebrei, Posizione 144, pagine file Pdf 183 e segg.
23 Serie Ebrei, Posizione 120, pagine file Pdf 131 e segg.
24 Serie Ebrei, Posizione 144, pagine file Pdf 99 e segg.
25 Serie Ebrei, Posizione 160, pagina file Pdf 133 e segg.

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