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Voci dalla Shoah

Dall'Italia

Dalla Serie Ebrei

Roma, 14 ottobre 1943 – Dall’Osservatore Romano, a personalità vaticana
Carissimo, ti raccomando il latore, Ing. Gino Modigliani, che desidera alcune informazioni: so che è persona degnissima della tua benevolenza (Firma illegibile).
Appunto in basso, sul foglio: Non ariano: chiedeva di essere ospitato in Vaticano nelle attuali circostanze. Ho risposto che non era possibile.1

Roma 20 novembre 1943 – Signora Ines Stame a Papa Pio XII
Nel momento spaventoso e disperato in cui tutti gli orrori più barbari ed inumani sconvolgono il mio cervello di madre terrorizzata, la più terribile delle infamie sopraggiunge ancora e mi rende addirittura pazza di spavento; una prossima e ingiustificata deportazione … […] Mentre anche lagrime e pene accompagnavano ancora la mia vita per la lontana destinazione in Croazia del mio Raffaele, ufficiale, sparito e sperduto da molti mesi, otto giorni or sono […] la Madonna delle Grazie mi riportava improvvisamente in casa il mio tesoro Raffaele sano e salvo […] l’incubo e l’assillo della sopraggiunta tragedia razziale ci ha gettato tutti della mia famiglia nella più spaventosa disperazione, data l’appartenenza alla religione israelitica della mia mamma triestina, defunta ormai da 50 anni. Le ultime, recentissime, crudeli disposizioni razziali colpiscono inesorabilmente […] e al Pontefice angelico io oso ricorrere. Santo Padre, abbia pietà dei miei figli cui si vuole strappare la vecchia mamma. Mi salvi, Santo Padre, mi accolga ove è possibile, rifugiandomi temporaneamente nella sua intangibile Città del Vaticano o in un Istituto di Suore.”
Roma, 21 novembre 1943 – Appunto
“E’ raccomandata da Mons. Brugola - A Mons. Brugola ho detto che in Vaticano non è possibile. Forse può tentare presso le Suore di Maria Bambina o dell’Addolorata. Mons. Brugnola ha ringraziato del suggerimento che farà suo: andrà da dette Suore a parlare per far ricoverare l’interessata per qualche giorno almeno”2

Roma, 15 marzo 1943 – Appunto
La signorina Gerda Pollak, abitante in Roma, ha esposto all’Augusto Pontefice quanto segue:
nata a Vienna, è vissuta, però, sempre a Berlino. Essendo di stirpe mista, perché il padre è ebreo e la madre ariana, credette opportuno di trasferirsi a Roma. Già battezzata nella chiesa evangelica, in Roma si è convertita al cattolicesimo. Quivi ha atteso agli studi di Canto, che le sono stati impartiti da una caritatevole signora. E’ fornita di passaporto germanico. In seguito, però, a recenti disposizioni, tale passaporto le sarà rinnovato solo se farà ritorno in Germania. Il Ministero competente, esaminati i documenti, le ha consentito di lavorare in Italia senza difficoltà. Ora vi è la possibilità che sia obbligata a tornare in Germania. Chiede, quindi, un passaporto italiano, per sfuggire ad eventuali misure contro le persone di stirpe mista e per potere, insieme, ricompensare colei che l’ha aiutata negli studi in Roma.”
Roma, 4 maggio del 1943 - La Segreteria di Stato, , in risposta, suggerisce di chiedere il passaporto per apolidi e affida il caso a Padre Tacchi Venturi. Questi, già il giorno successivo, fa presente che:
1) il passaporto degli apolidi si dà soltanto a coloro che non ne hanno alcuno; 2) per ottenere un passaporto italiano , la Signora dovrebbe essere cittadina italiana, cosa impossibile finchè rimane cittadina germanica e ben difficile, anche quando più non lo fosse, a cagione della razza che non è pura ariana.
Gerda Pollak torna a rivolgersi al Santo Padre il 28 novembre 1943, con una nuova supplica.
“Pochi giorni dopo l’occupazione di Roma dai tedeschi, ho dovuto scappare da casa mia, cioè dalla camera mobiliata che avevo in affitto. Da ormai due mesi mi nascondo per non cadere nelle mani dei tedeschi. Ho trovata buona gente che mi hanno ospitati, però sempre per più o meno breve tempo, vuol dire che sto errando da un luogo al altro, cercando e sperando di trovare un rifugio in un convento, perché sono senza tetto. Finora non sono riuscita a trovare posto, già che al momento è molto difficile, tanto più per me come straniera, che non ha le raccomandazioni che si vogliono. Adesso è venuto il momento che io assolutamente non so più dove andare, non conosco più nessuno che mi possa offrire ospitalità per qualche giorno e in questa stagione e con il coprifuoco non ho neanche la possibilità di dormire fuori. Perciò mi rivolgo a vostra bontà, Santo Padre, se sia possibile di trovare un posto per me in un convento, in una casa religiosa, finchè si cambia la situazione.”
Roma, 4 dicembre 1943 - Appunto manoscritto
Questa mattina ho fatto chiamare il vice-parroco di San Giuseppe a Via Nomentana. L’ho pregato di trovare un convento religioso che ospiti la Pollak. Qualora non gli riesca possibile, torni in Segreteria di Stato.
Appunto con altra grafia: chiede la Benedizione e la preghiera per la sua migliore amica, la segretaria dell’Ambasciatore von Havel, coinvolta nella recente cospirazione contro Hitler. Anche la detta signorina era una convertita e cattolica fervente.
Roma, 18 gennaio 1944 – Appunto dattiloscritto intestato alla Seconda Sezione
Prima del cambiamento di regime in Italia, la segreteria di Stato si adoperò, mediante il reverendo Padre Tacchi Venturi, per ottenere alla signorina Pollak il passaporto per apolidi. Nella nuova situazione di cose, la predetta Signorina si rivolse al Santo Padre, pregandolo di trovargli un posto in un istituto religioso. Il sottoscritto incaricò il reverendo Padre Giuseppe Schiffers, Viceparroco di San Giuseppe in via Nomentana, di interessarsi al riguardo; però in via del tutto personale e privata, non a nome del Vaticano.
Tutte le Reverende madri superiori, interrogate dal su indicato padre, risposero negativamente. Il sottoscritto volle allora iniziare personalmente un giro presso varie Case religiose; anche questo ebbe esito negativo, perché, nel frattempo, erano avvenuti i noti fatti del Collegio Lombardo, dell’Istituto Francescano che ospitò il generale Caracciolo ecc. con i relativi moniti da parte della stampa.3
Naturalmente il sottoscritto credette di poter rivolgere solo una sommessa preghiera, astenendosi da qualsiasi insistenza, per evitare alla Santa Sede che, sia pure indirettamente rappresentava, ogni eventuale responsabilità al riguardo. Giorni or sono, tuttavia, la Signorina è stata sistemata, mercè le caritatevoli premure della Signorina Paolucci, nell’Istituto delle Suore di Sion.4

Appunto d’archivio 3 dicembre 1943 – Unico documento contenuto nel fascicolo
“La signora Ascarelli domandava qualche spiegazione circa l’ultima disposizione adottata dal “Governo repubblicano fascista” [le virgolette sono nel testo] contro gli ebrei. Ho risposto che non si avevano ancora elementi per poter dire in qual modo il comunicato apparso sui giornali doveva interpretarsi.”5

Ferrara, 4 dicembre 1943 – Monsignor Ruggero Bovelli, arcivescovo di Ferrara a Papa Pio XII
“Mi permetto di raccomandare alla benevolenza della Paternità Vostra l’acclusa supplica di un’ottima famiglia di questa città e poiché i casi consimili sono moltissimi e assai dolorosi, imploro dalla Santità Vostra un magnanimo interessamento in favore di tali disgraziati, i quali abbandonati da tutti, in questo momento riguardano la Chiesa come unico loro scampo”.
La reazione che le parole dell’Arcivescovo ha suscitato negli uffici vaticani viene registrata nel seguente appunto datato 17 dicembre.
Roma, 17 dicembre 1943 - Appunto
L’eccellentissimo Arcivescovo di Ferrara implora l’intervento della S. Sede presso chi di dovere in favore dei non ariani, specialmente di quelli membri delle famiglie miste.
L’eccellentissimo Arcivescovo allude, naturalmente, ad un eventuale intervento presso il Governo repubblicano che ha emanato recentemente i noti gravi provvedimenti contro i non ariani. È chiaro, però, che un intervento della S. Sede diretto ed ufficiale non è opportuno nelle presenti circostanze. Si potrebbe inviare una letterina a Padre Tacchi, pregandolo di fare il possibile: Padre Tacchi non è Nunzio, quindi, non si può prendere il suo intervento come un intervento diretto della Santa Sede. Si potrebbe anche pregare Mons. Nunzio di dire o di far dire una parolina, in via confidenziale, al Maresciallo Graziani o a Buffarini Guidi, perché usi misericordia, specialmente verso le famiglie miste. A Mons. Arcivescovo si può rispondere dicendo che la S. Sede come ha fatto per il passato, anche nelle attuali circostanze, cerca di venire in aiuto, per quanto può, dei non ariani, particolarmente delle famiglie miste.
Certo sarà difficile ottenere quanto si domanda perché probabilmente il governo repubblicano agisce sotto l’influenza delle autorità tedesche: ma, se non altro, si potrà sempre dire che la S. Sede ha fatto tutto il possibile per aiutare quegli infelici.
Roma, 19 dicembre 1943 – Segreteria di Stato del Vaticano a Monsignor Ruggero Bovelli, arcivescovo di Ferrara
In merito a quanto l’Eccellenza Vostra Reverendissima faceva presente al Santo Padre nella Sua lettera del 4 corrente mese, mi pregio assicurarle che la Santa Sede , come fatto per il passato, anche nelle attuali circostanze non tralascia di interessarsi con tutti i mezzi di cui dispone, in favore dei non ariani, in particolare di quelli appartenenti alle famiglie cosiddette miste”.
Roma, 19 dicembre 1943 – Segreteria di Stato del Vaticano a padre Tacchi Venturi
Come la Paternità Vostra Reverendissima potrà rilevare dall’accluso incarto che le rimetto con preghiera di restituzione, L’Eccellentissimo Arcivescovo di Ferrara implora l’interessamento di Sua Santità in favore dei non ariani professanti la religione cattolica e, in particolare in pro del Signor Alessandro Tedeschi, il quale da un mese si trova in carcere. Non ho bisogno di illustrare alla Paternità vostra, la cui costante e preziosa opera in favore dei non ariani è ben nota alla Santa Sede, la dolorosa situazione in cui versano attualmente tante famiglie cosiddette “miste”. Mi permetto di inviarLe l’anzidetto incarto nella speranza che Le si possa presentare una propizia occasione per richiamare l’attenzione di chi di dovere sul grave argomento che sta tanto a cuore alla Santa Sede, facendo notare la necessità che soprattutto verso le famiglie miste si usino speciali mitigazioni.
Roma, 21 dicembre – Appunto
Per i due casi di cattolici non ariani – Alessandro Tedeschi e Lina Ravà – segnalati dall’Arcivescovo di Ferrara e Guglielmo Sinigaglia dal Reverendissimo Parroco di San Martino in Monselice, non si potrebbe consegnare a Padre Tacchi Venturi (o a qualche altra persona di fiducia) un piccolo appunto (in cui si riportano solo i dati relativi alle due famiglie) perché lo faccia pervenire a Buffarini Guidi o al Maresciallo Graziani? Forse è meglio a Buffarini-Guidi perché materia di competenza del Ministero degli interni. Intanto all’Ecc.mo Arcivescovo di Ferrara si potrebbe rispondere in una forma generica.
PS A Padre Tacchi Venturi, poi, a voce, si potrebbe dire quanto la S. Sede ha già fatto e le ….. assicurazioni ricevute. In calce all’appunto si legge: Mons Dell’Acqua, parli pure con P. Tacchi Venturi.6
Il nome di Alessandro Tedeschi è presente nel database dello Yad Vashem, ma le informazioni riportate risalgono alla permanenza nel carcere di Ravenna, come nella segnalazione del vescovo di Ferrara

Conselice, 17 dicembre 1943 Rev.mo Francesco Gianstefani , parroco di San Martino in Conselice al cardinale Luigi Maglione
Approfitto della venuta a Roma del mio vice-parroco […] per raccomandare tutto l’interesse possibile per certo Sinigaglia dott. Guglielmo fu Settimo, di razza ebraica, nato a Campagnola Emilia il 14 luglio 1881, domiciliato a Massalombarda, sposato con una cattolica di razza ariana, con quattro figli educati cattolicamente. […] Trovasi attualmente detenuto alla (sic) carceri di Ravenna per il fatto della razza ebraica. […]
Roma 28 dicembre 1943 – Segreteria di Stato del Vaticano a Rev.mo Francesco Gianstefani, parroco di S. Martino in Conselice
1) Bozza dattiloscritta: In riscontro alla stimata sua lettera del 17 corrente mese, riguardante il dottor Guglielmo Sinigaglia, mi pregio significarle che la Santa Sede, anche nelle attuali circostanze, continua a svolgere tutta quella attività che Le è consentita in favore dei non ariani e, in particolare, delle famiglie “miste”
2) Correzione: “ questa Segreteria di Stato, pur non essendo incoraggiata da altre esperienze fatte in casi analoghi, non ha mancato di interessare una persona autorevole in favore dell’anzidetto signore.7
Il nome di Sinigaglia Guglielmo è presente nel database dello Yad Vashem, ma non è accompagnato da informazioni precise sul suo destino

Milano, 18 dicembre 1943.Dottor Piero Giolla a Sua Eminenza. Luigi Maglione , Cardinale segretario di Stato
Ne invio copia della supplica da me inviata oggi al capo della Repubblica sociale italiana. Aggiungo che io sono cattolico e così pure mia figlia, che ha 13 anni. Spero che vostra Eminenza, visto di che si tratta, troverà il modo di intervenire per evitare la deportazione che si prospetta ormai assai prossima di persone già tanto infelici.
Roma, 3 gennaio 1943 - Appunto
Ho segnalato il caso del dottor Piero Giolla al reverendissimo Padre Tacchi Venturi per quei passi che riterrà possibili.
Roma, 5 gennaio 1944 - Eminentissimo e Reverendissimo Signor mio carissimo. Si è rivolto a questa Segreteria di Stato il dottor Piero Giolla, residente a Milano, via Tonale, 5, implorando l'interessamento della Santa Sede a favore di sua moglie e dei suoi suoceri non ariani recentemente tratti in arresto. Prego l’Eminenza Vostra Reverendissima di voler particolarmente assicurare il signor Giolla che la Santa Sede, come ha fatto per il passato, anche per l'avvenire, continuerà ad interessarsi dei non ariani, per quanto le sarà possibile.
Roma, 5 gennaio 1944 - Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Idelfonso Schuster arcivescovo di Milano.
Si è rivolto a questa Segreteria di Stato, il dottor Piero Giolla, residente a Milano, implorando l'interessamento della Santa Sede a favore di sua moglie e dei suoi suoceri recentemente tratti in arresto. La Santa Sede, come ben noto, si è sempre adoperata nei limiti del possibile, per venire incontro ai non ariani e continuerà anche in avvenire. Prego Eminenza, vostra reverendissima di voler paternamente assicurare il signor Jolla che la Santa Sede, come ha fatto per il passato, anche per l'avvenire, continuerà a interessarsi dei non ariani per quanto le sarà possibile.8

Roma 3 gennaio 1944 – Arturo Orvieto, figlio del Rabbino di Bologna a Papa Pio XII
Chi umilia la sua invocazione ai Vostri Piedi è il figlio del decano dei Rabbini italiani, il venerando Rabbino di Bologna ALBERTO ORVIETO, che incolpevole e ormai settantottenne, di ogni cosa privato, è stato gettato in un carcere insieme alla moglie di settantadue anni, la mia adorata mamma. Strappati all’ospedale di Firenze dove giacevano malati. […]
Nota. L’arresto del Rabbino-Capo Alberto Orvieto e della consorte Margherita Cantoni (dei quali si impetra la liberazione) è avvenuto a Firenze il 17 dicembre 1943 ad opera di due agenti che si sono qualificati della «polizia segreta» italiana, attraverso modalità, le quali destarono sospetto, così da indurre terzi a sollecitare l’intervento della Questura di Firenze. Appartenenti alla Questura arrivati sul posto non credettero di partecipare all’arresto dei due vegliardi. Pur tuttavia non si opposero ai nominati agenti della «polizia segreta», quand’essi dichiararono di essere alle dipendenze del capitano Carità. Uno di tali agenti aggiungeva, successivamente, di essere Luciano Quetti, di Firenze, via Andrea del Sarto, 63. Gli agenti in parola minimizzarono l’operazione, assicurando che i coniugi Orvieto, anche in vista dell’età avanzata, sarebbero stati rilasciati appena comparsi dinanzi a un loro superiore.”9
Orvieto Alberto e Cantoni Margherita non sono sopravvissuti alla Schoah.

Roma, 3 gennaio 1944 – Monsignor Clemente Micara, nunzio apostolico del Belgio , alla Segreteria di Stato del Vaticano
Sua eminenza, Mons. Luigi Fogar, già Vescovo di Trieste, mi comunica che l’Autorità occupante ha arrestato il signor Dr. Alberto Schott e lo ha internato nel carcere di Firenze. Il Signor Schott, di Trieste, è cattolico, ma di razza ebraica ed a questo certamente lui deve di essere stato imprigionato […]. Il Signor Schott è anziano, malandato di salute e provato da molte disgrazie di famiglia.”
Roma, 8 gennaio 1943 [44] - Appunto
A me pare che per il caso del signor Schott segnalato e raccomandato da S.E. Rev,ma Monsignor Micara non ci sia altro da fare che interessare il Rev,mo Padre Tacchi Venturi, il quale, però, non potrà far molto. Proprio ieri sera mi disse che non c’è molto da sperare … nei riguardi dei non ariani.
Roma, 11 gennaio 1943 [44] – Segreteria di Stato del Vaticano a Padre Tacchi Venturi
“Come la Paternità Vostra Reverendissima potrà rilevare dall’acclusa lettera, Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Clemente Micara implora l’interessamento della Santa Sede in favore del Signor Alberto Schott, cattolico non ariano, il quale è stato recentemente arrestato e rinchiuso nelle carceri di Firenze. La Paternità vostra farebbe cosa assai gradita se volesse compiacersi di compiere in proposito quei passi che Ella riterrà possibili e opportuni.
Roma, 14 gennaio 1944 – Padre Tacchi Venturi a Segreteria di Stato del Vaticano
“Oggi stesso [ho] compiuto il desiderato passo in favore del Signor Schott.”10
Schott Alberto non è sopravvissuto alla Shoah.

Roma, 19 febbraio 1944 – Segreteria di Stato del Vaticano a Padre Tacchi Venturi
Qui accluso mi pregio di rimettere alla Paternità vostra Rev.ma un pro-memoria relativo al Signor Bernardo Schanzer, cattolico non ariano, detenuto nelle carceri di Regina Coeli. Veda la paternità vostra – nella Sua grande carità – di compiere, se possibile, un passo in favore del menzionato signore.
Promemoria – Bernard Schanzer – nato a Wadowice (Cracovia) il 17 ottobre 1880, di nazionalità polacca – di razza ebraica, battezzato sin dal 1904. (cattolico praticante esemplare) Coniugato ad Anna Menghin, di razza ariana – padre di due figli maschi, Andrea e Giorgio - È stato impiegato per 12 anni presso la Legazione di Austria presso la Santa Sede. Venne arrestato giovedì 3 febbraio dalla polizia italiana nella sua abitazione in Roma. […] Attualmente è detenuto nel carcere di Regina Coeli per cui la moglie è in stato deplorevole anche per la preoccupazione sulla di lui salute e volge viva preghiera alla Santa Sede di voler benignamente interessarsi del suo caso.11

Roma, 4 maggio 1944 - Dalla Sacra Congregatio de Seminariis et Studiorum Universitatibus a monsignor Giovanni Battista Montini
Eccellenza Carissima, mi sono state raccomandate le due persone di cui agli uniti appunti. Come Ella vedrà, si tratta di casi pietosi che sembrano ammettere la possibilità di una soluzione favorevole. Mi rivolgo a Vostra Eccelelnza con la speranza che Ella sia in grado di fare qualcosa in merito.
Copia degli appunti
L’ing.Mario Castelnuovo, di razza ebrea […] perduto sul principio del 1939 l’impiego che egli aveva presso le Assicurazioni generali di Venezia per effetto delle leggi razziali, aveva preso domicilio a Strigno (Trento) per coltivarvi un piccolo podere. Di là egli fu nel gennaio u.s. condotto nel campo di concentramento di Fossoli (Modena) dove attualmente si trova, in conseguenza delle recenti disposizioni prese dal governo della R.S.I. nei riguardi degli ebrei. Ora, va tenuto conto del fatto che agli ebrei che hanno contratto matrimonio misto, non risulta siano state applicate le dette disposizioni, in conformità ad una circolare ministeriale contemplante quel caso. Bisognerebbe quindi ottenere che lo stesso provvedimento favorevole, e quindi il rilascio dal campo, venisse applicato all’ingegner Castelnuovo, il quale, come si disse, ha per moglie una ariana.
Roma, 11 maggio 1944 – Segreteria di Stato del Vaticano a padre Tacchi Venturi
La Segreteria di Stato è stata pregata di adoperarsi per ottenere la liberazione dell’ing. Mario Castelnuovo il quale, per la sua discendenza ebraica, è stato arrestato e internato nel campo di concentramento di Fossoli (Provincia di Modena). Come la Paternità Vostra Reverendissima potrà rilevare dall’accluso appunto, il Castelnuovo è sposato con una ariana. La paternità vostra farebbe cosa assai gradita se volesse compiacersi di compiere un passo, in quel modo che riterrà più opportuno, in favore del menzionato signore.
Roma, 20 maggio 1944 – Padre Tacchi Venturi alla Segreteria di Stato del Vaticano
Ricevuta la venerata Sua dell’11 di questo mese con la quale mi raccomandava di adoperarmi per la liberazione dell’Ing. Mario Castelnuovo, non mancai di fare uffici in favore di lui così in iscritto come in viva voce presso l Vice Capo della Polizia.
Ieri ne ricevetti la risposta con la data del 16 maggio: gliela trascrivo testualmente:
“Non mi è stato possibile di risolvere direttamente, come avrei desiderato, il caso dell’ingegner Mario Castelnuovo, espostomi con la vostra gradita lettera, non essendo stato l’interessato internato dalla questura di Roma, nei cui atti non esiste alcun precedente in merito. Il provvedimento nei di lui confronti, per quanto si deduce dal promemoria allegato alla lettera, dovrebbe essere stato adottato dalla Questura di Trento. La relativa pratica, quindi deve trovarsi alla Direzione generale di P.S. sede nord e, per il suo sollecito riesame mi sono dato premura di interessare subito l’Ecc. Capo della Polizia nei sensi da voi desiderati. Voglio sperare che qualche cosa di più preciso e di favorevole ci venga quanto prima risposto ed io non tarderò di comunicarlo con Vostra Eccellenza Rev.ma.12

Roma, 25 ottobre 1944 – Dottor Filippo Balzarini a monsignor Angelo Dell’Acqua
Egregio Monsignor Dell’Acqua, le presento la signorina Olga Di Veroli che ha parenti deportati dal 16 ottobre 1943 e dell’aprile 1944. Non ha più notizie ed è molto in pena. La ringrazio per quanto potrà fare.
Roma, 26 ottobre 1944 – Appunto
La signora di cui all’unito biglietto domandava notizie di suoi parenti “ebrei” [così nel testo] deportati dai tedeschi. Ho raccomandato il caso a Mons. Brini.13

Torino, 10 gennaio 1944 – Cardinale Maurilio Fossati arcivescovo di Torino alla Segreteria di Stato
Soltanto oggi mi è possibile rispondere alla lettera dell’Eminenza Vostra Rev.ma in data 7 ottobre 43, con la quale mi pregava di interessarmi di una certa Signora Suzie Reinach Amar, detenuta nelle carceri di Torino e di cui le ritorno la supplica. Per quanto me ne sia interessato, non sono riuscito ad ottenere la sua escarcerazione, poiché per la definizione della posizione della Ricorrente occorre attendere che le autorità germaniche diano le conseguenti disposizioni a quelle italiane. Tali disposizioni sono state sollecitate e si spera sempre non tardino a pervenire. Comunue, però, la signora può scrivere ai suoi congiunti dai quali può anche ricevere corrispondenza, effetti personali e alimentari.
Parigi, 22 febbraio 1944 - Professor Jacques Bardany alla Segreteria di Stato del Vaticano
Vostra eminenza mi permetterà di appellarmi al ricordo delle nostre antiche relazioni a Parigi. Dopo quei giorni felici ho pensato spesso a Roma. Con quale tristezza il Santo Padre e voi assistete al terribile dramma che non distrugge solo le ricchezze materiali del Continente Europeo, ma rischia di attentare alla vitalità religiosa delle nazioni cattoliche. Ecco che la Capitale della Cristianità conosce anch’essa gli orrori della guerra.
Qui la situazione è veramente terribile. La mancanza di cibo e le deportazioni sono tali che la vita della Francia dovrebbe essere indebolita per generazioni. Ma io constato, a Parigi, almeno, una tale forza di resistenza morale, un tale dinamismo, che io non dubito della sopravvivenza della Francia. Io ne sono felice per la cristianità che avrà domani, più ancora che ieri, bisogno della Francia e del suo apostolato. Cerco, nei limiti delle mie possibilità, di prepararmi per questo futuro e, nel frattempo, di alleviare alcune sofferenze.
Il suo ex Nunzio Apostolico, è stato così gentile da aiutarmi, e di lui conservo un ricordo grato e rispettoso. È una di quelle miserie della guerra, di cui mi permetto di intrattenere Vostra Eminenza: il presidente Ernest Mercier, mio compagno di stato maggiore di Foch, il noto grande industriale è mio amico. Sua nuora, la signora Suzanne Reinach, moglie del signor Emmanuel Amar, figlia di un tenente dei Dragoni ucciso dal nemico nell'agosto 1914, e nipote di Joseph Reinach, scrittore politico, madre di due bambini di 21 e 6 anni mesi, fu arrestata dalle autorità italiane il 7 giugno 1943. Attualmente è detenuta nelle Carceri giudiziarie di Torino, con il numero 2781. Dal giugno 1943 la sua famiglia non ha più potuto avere sue notizie, né trasmettergli notizie dei suoi figli, né mandargli cibo e vestiti. Viene trattata duramente. Lei è di salute cagionevole e perfettamente innocente. Il suo medico, incolpato per un affare di spionaggio, ha usato illecitamente del suo nome per farsi spedire delle lettere. Io garantisco sul mio onore davanti a lei.
La Chiesa cattolica non ha, in questo dramma mondiale, riservato la sua carità ai fedeli. Lo estese, come doveva, agli Israeliti. Madame Suzanne Reinach Amar è certamente di origine ebraica. Inoltre, in ricordo degli eminenti servizi resi dai suoi genitori, da suo nonno e da suo suocero al mio Paese, mi permetto di chiedere l'intervento della Santa Sede presso le Autorità italiane, l'Amonier e le Religiose del Carcere, a favore di una giovane madre francese, fragile, isolata, innocente, privata di ogni contatto con la famiglia e mescolata a condannati comuni.
Roma, 2 aprile 1944 – Segreteria di Stato del Vaticano al cardinale Maurilio Fossati, arcivescovo di Torino
Secondo quanto viene riferito a questa Segreteria di Stato il 7 giugno 1943 è stata tratta in arresto dalle Autorità italiane la signora Susanna Reinhach, sposa del signor Emanuele Amar. Essa ha due figli, l’uno di 21 e l’altro di 6 mesi. Attualmente trovasi nelle carceri giudiziarie di Torino.
Dal giugno 1943 la famiglia della predetta Signora non ha potuto avere sue notizie né far pervenire alla medesima notizie dei suoi figli, come pure viveri e vestimenti. Si asserisce che la signora Reinach Amar è innocente e il trattamento usatole non è consono alla sua delicata salute.
Prego l’Eminenza vostra Rev.ma di volere, nella sua ben nota carità pastorale interessare il Rev.mo Cappellano delle carceri in parola, affinchè procuri alla su detta signora gli opportuni e possibili conforti.14


1 Serie Ebrei, Posizione 094, pagina file Pdf 213
2 Serie Ebrei, Posizione 143, pagina file Pdf 31
3 II generale Mario Caracciolo di Feroleto, nato a Napoli nel 1880, nel corso della II guerra mondiale aveva avuto il comando della IVa, della IIa e infine della Va Armata. L'8 settembre 1943 fu tra i pochi generali che avevano cercato di sopperire con proprie iniziative alle carenze degli alti comandi. […] Mentre stava per assumere il comando delle forze clandestine operanti nell'Italia Centrale, venne arrestato nel gennaio 1944 dai fascisti della banda Koch nel monastero francescano accanto alle catacombe di S. Sebastiano, dove si era rifugiato l'8 novembre (cf «Il Messaggero» 5 gennaio 1944). Cfr: Francesco Motto,Gli sfollati e i rifugiati nelle catacombe di S. Callisto durante l'occupazione nazifascista di Roma. I salesiani e la scoperta delle Fosse Ardeatine, on line alla on line qui
4 Serie Ebrei, Posizione 108, pagina file Pdf 117 e segg. Da Notare che una nuova richiesta di appoggio in merito alle sue pratiche per ottenere la cittadinanza italiana, datata 15 settembre 1940, porta ancora l’indirizzo di via Garibaldi 28, presso Suore Nostra Signora di Sion. Roma
5 Serie Ebrei, Posizione 006, pagina file Pdf 213
6 Serie Ebrei, Posizione 149, Pagina file Pdf p.9 e segg.
7 Serie Ebrei, Posizione 233, Pagina file Pdf, p.233 e segg
8 Serie Ebrei
9 Serie Ebrei, posizione 101, pagina file Pdf 147 e segg. La lettera con la nota giunse probabilmente il 5 gennaio. La Segreteria di Stato, dopo aver rielaborato la nota, la inviò a padre Tacchi Venturi con preghiera di farla giungere al Capo della polizia, Tullio Tamburini. L’11 gennaio la pratica arrivò sul tavolo di Tamburini, dove fu rubricata agli “atti”, rimanendo quindi inevasa123. Il 30 gennaio 1944 il rabbino e la moglie, dopo essere stati trattenuti in prigione prima a Firenze e poi a Milano, furono deportati ad Auschwitz, dove giunsero il 6 febbraio per essere immediatamente inviati alle camere a gas. La ricostruzione del destino dei coniugi Orvieto è contenuta in: Gabriele Rigano – Note sui Rabbini d’Italia dalle leggi razziste alla Liberazione, in Zakhor. Rivista degli ebrei in Italia, IX, pp 143-182
10 Serie Ebrei, Posizione 131, pagina file Pdf 141
11 Serie Ebrei, posizione 127, pagina file Pdf 9
12 Serie Ebrei, Posizione 020, pagina file Pdf 195 e segg.
13 Serie Ebrei, Posizione 031, pagina file Pdf 165
14 Serie Ebrei, Posizione 114, pagina file Pdf 207e segg.

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