a cura di Anna Pizzuti
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Come già visto in precedenza, anche alle frontiere della provincia del Carnaro, nei mesi immediatamente successivi all'occupazione della Jugoslavia si accalcarono profughi che tentavano di entrare con tutti i mezzi. Si trattava sia di ebrei cittadini jugoslavi sia di ebrei tedeschi, polacchi, cecoslovacchi ecc. che, a partire dal 1933, avevano scelto la Jugoslavia come rifugio dalle persecuzioni.
Alla sorveglianza delle frontiere della provincia del Carnaro, situate lungo un confine per lunghi tratti montuoso e quindi anche difficile da controllare, erano addetti i carabinieri aggregati alla II Armata coadiuvati spesso anche da formazioni della milizia fascista. I passaggi di frontiera attraverso i quali i profughi cercavano di entrare erano quelli di Plasse, Buccari, Buccarizza (Bakarac), Meja, ma non mancarono tentativi di ingresso via mare. Molti dei profughi venivano respinti nel luogo stesso in cui venivano sorpresi a tentare di passare la frontiera, altri riuscivano ad entrare, ma, come scrive Klaus Voigt "non avevano niente di buono da aspettarsi dalla prefettura e dalle autorità di polizia della provincia di Fiume"1.
Una volta scoperti, infatti, venivano fermati e trattenuti in questura, dopo di che si decideva del loro destino: molti venivano allontanati, cioè riavviati alla frontiera ed al destino drammatico che li attendeva una volta che l'avessero superata, mentre per altri il Ministero dell'interno, su proposta del prefetto o del questore o accogliendo le istanze che i profughi inviavano direttamente a Roma, decretava l'internamento, senza un criterio individuabile se non nell'assicurazione - spesso non vera - che, una volta internati, sarebbero stati in grado di mantenersi a proprie spese.
Difficile non tornare a considerare, anche a questo proposito, quell'aspetto di arbitrarietà che, insieme alla volontà persecutoria del prefetto Testa, appare una delle caratteristiche più evidenti di tutta l'applicazione delle leggi razziali nella provincia del Carnaro. Come si vedrà, i tentativi di ingresso diminuirono, fino a cessare quasi del tutto a partire dall'agosto del 1942.
Ad oggi è impossibile individuare il numero complessivo dei profughi che riuscirono o meno ad entrare nella provincia del Carnaro. Voigt ipotizza un numero che oscilla tra i 1300 ed i 1400, la metà circa dei quali furono respinti o allontanati2. Gli storici interessati ad una ricostruzione di ciò che realmente accadde nella provincia potrebbero oggi giungere ad una valutazione più precisa attraverso l'esame dei fascicoli personali degli ebrei conservati nel fondo Questura dell'Archivio di Stato della città di Fiume-Rijeka, da poco resi disponibili per la consultazione.
I documenti d'archivio che è stato possibile finora consultare registrano tentativi di ingresso che vanno dall'agosto del 1941 al maggio del 1942. Per ciascuna operazione di rastrellamento che precedeva il respingimento o l'allontanamento disposti dal prefetto (o, in sua sostituzione, da un funzionario) veniva informato il Ministero dell'interno-Direzione generale di Pubblica Sicurezza e Divisione affari generali e riservati, sez. III. L'oggetto della comunicazione è sempre lo stesso: "Ebrei profughi dalla Croazia, rastrellamento" e sempre lo stesso anche l'incipit, accompagnato dalla data e dall'indicazione della frontiera, che precedeva l'elenco: "Per conveniente notizia si comunica che i seguenti ebrei profughi dalla Croazia sono stati respinti (o allontanati) dal Regno".
Il numero complessivo degli allontanamenti o respingimenti di ebrei profughi documentato da queste carte è di 501, tenendo conto anche dei tentativi ripetuti una o più volte. Il confronto tra i nomi presenti negli elenchi e le informazioni attualmente registrate nel database rivela che 102 profughi riuscirono comunque ad entrare nel Regno e che, per essi, il Ministero dell'interno dette l'autorizzazione all'internamento.
Di qualche interesse l'esame dei luoghi in cui furono inviati. I gruppi più consistenti furono inviati nelle province di Sondrio (19), di Vicenza (10), di Modena (10), di Asti (9), di Como (7). Vercelli, Verona, Treviso, Brescia, Parma, Lucca, Cuneo, Bologna, Arezzo, Padova e Perugia furono le altre province del centro-nord in cui i profughi furono internati. Un gruppo significativo (17 persone) fu inviato a Ferramonti, ma non manca nemmeno una presenza a Matera.
La tabella che segue offre il quadro generale dei dati relativi a queste vicende e contiene anche le informazioni reperite nel Central Database of Shoah Victims' Names dello Yad Vashem3 su quanti di essi, rientrati nei luoghi di provenienza, furono successivamente deportati.
Tentativi di ingresso effettuati: | una sola volta | due volte | tre volte | quattro volte | |||
Aprile - dicembre 1941 | 274 | 53 | 3 | 1 | |||
Gennaio - agosto 1942 | 81 | 13 | 1 | ||||
Internati in Italia | 86 | 15 | 1 | 1 | |||
In Italia dopo l'8 settembre 1943 | 11 | 4 | |||||
Deportati dall'Italia | 6 | ||||||
Nei lager ustascia o nazisti | Certi | 23 | 5 | ||||
Incerti | 19 | 1 |
Come si può notare dalle date, i tentativi di ingresso diminuiscono quasi del tutto verso la fine del 1942. Non è escluso che le istruzioni date alla polizia confinaria relativamente ai profughi ebrei fossero le stesse contenute nel proclama emanato il 15 luglio dal generale Roatta e controfirmato dal prefetto Testa. Il proclama, oltre a proibire di fatto qualsiasi spostamento di tutti i residenti nelle zone di frontiera o nei territori annessi, minacciava, tra l'altro, di passare per le armi "coloro che verranno trovati in possesso di passaporti, carte di identità e lasciapassare falsificati", cosa che tra gli ebrei fuggitivi doveva essere molto comune. Altra ragione della diminuzione dei tentativi di ingresso da parte dei profughi potrebbe derivare dal fatto che, ormai, finiti nei campi croati o deportati in Polonia, in base all'accordo tra gli ustascia e gli occupanti nazisti che prevedeva la deportazione diretta dalla Croazia ai lager polacchi, ben pochi degli ebrei rimasti in Jugoslavia, ormai, erano in grado di fuggire.
Ai 102 profughi che, dopo aver superato lo sbarramento posto alle frontiere della provincia del Carnaro riuscirono ad essere internati, vanno aggiunte altre decine i cui nomi non compaiono negli elenchi dei respinti, ma che, entrati clandestinamente nel territorio della provincia, ottennero ugualmente di poter risiedere in Italia come internati. Subivano tutte le limitazioni che questa condizione comportava, ma avevano salva la vita nella quasi totalità dei casi.
Esaminando l'elenco degli internati provenienti da Fiume, si può notare la presenza di singole persone o di interi nuclei familiari che furono internati in data successiva all'aprile del 1941. Per alcuni è stata rinvenuta la data esatta della prima assegnazione, mentre per altri al momento si è in grado di segnalare solo la presenza nei campi o nelle località di internamento tra il 1942 ed il 1943, senza la data precisa del loro arrivo.
La tabella che segue sintetizza la destinazione e il numero dei profughi le cui richieste di internamento furono accettate dal Ministero dell'interno e conferma un aspetto già messo in luce, cioè che, a partire dagli ultimi mesi del 1941 il Ministero dell'interno destina gli internati, compresi quelli provenienti dalla provincia del Carnaro, nelle località, piuttosto che nei campi di internamento. L'unica eccezione è il campo di Ferramonti che, come è noto, fu il più grande campo di internamento allestito in Italia per gli ebrei stranieri.
Uomini | Donne | |
Urbisaglia (MC) | 1 | |
Corropoli (TE) | 2 | |
Ferramonti (CS) | 18 | 5 |
Alberobello (BA) | 2 | |
Vinchiaturo (CB) | 1 | |
Vicenza | 32 | 36 |
Modena | 4 | 6 |
Sondrio | 2 | 3 |
Rovigo | 1 | 3 |
Treviso | 3 | 2 |
Perugia | - | 2 |
Viterbo | 2 | 1 |
Altre | 8 | 6 |
Non nota | 6 | 8 |
Dal database:
- Elenco degli ebrei internati da Fiume ed Abbazia in data successiva all'aprile del 1941 (nel formato PDF)
- Elenco dei profughi che dopo essere stati respinti alla frontiera o allontanati dalla provincia del Carnaro entrano in Italia come internati (nel formato PDF)
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