a cura di Anna Pizzuti
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Erano i funzionari e burocrati italiani ad attribuire la nazionalità assumendola dai documenti esibiti dagli internati, quasi sempre scaduti o vicini alla scadenza? O erano gli stessi internati - privi di documenti o in attesa di una loro improbabile "rinnovazione" presso vari consolati - che la dichiaravano?
Se fosse vera la seconda ipotesi, varrebbero anche per loro le parole di Hannah Arendt:
"Anche se, avendo rinunciato alla cittadinanza [o essendone stati privati], non avevano più alcun legame con il loro paese e non identificavano la loro nazionalità con un governo visibile e riconosciuto, essi conservavano un forte attaccamento alla loro origine nazionale".
Nel primo caso, invece, bisogna ammettere che i mutamenti nell'assetto degli stati dell'Europa centro - orientale avvenuti a partire dal 1938 furono tanti e tali da rendere sicuramente difficile alla burocrazia fascista registrare le conseguenze che essi avevano avuto sulla condizione giuridica degli stranieri, soprattutto se ebrei.
Solo nell'archivio di Stato di Fiume sono stati rinvenuti documenti che testimoniano l'impegno a tener dietro agli avvenimenti che si susseguivano.
A partire dal mese di novembre del 1939 - a poche settimane dallo sembramento della Cecoslovacchia da parte del Reich nazista - la Direzione generale di Pubblica Sicurezza invia alla locale Prefettura la seguente disposizione: "Con riferimento alla circolare n° 443/115247 del 3 ottobre scorso, si prega di fare accertare la nazionalità degli ex cecoslovacchi sottoindicati e cioè se trattisi di sudditi germanici (sudetici) o di sudditi slovacchi o di sudditi cechi protetti germanici (boemi e moravi). Ai medesimi dovrà essere rilasciata nuova dichiarazione di soggiorno, trasmettendo a questo Schedario Centrale stranieri nuova scheda mod. 23-S, debitamente compilata, specie per quanto si riferisce agli estremi del passaporto ed alla razza"i
Non risulta, almeno allo stato delle ricerche, che le stesse richieste o altre analoghe siano pervenute anche ad altre Prefetture.
Probabilmente, però, la costanza con la quale la disposizione viene rinnovata proprio al prefetto della Provincia del Carnaro dipende dal fatto che molti dei residenti nella città di Fiume o in altre della stessa provincia provenivano da vari territori che avevano fatto parte dell'impero asburgico e ne avevano conservato la nazionalità. E'comunque interessante osservare come l'attenzione delle autorità centrali fosse rivolta, oltre che alla verifica del passaporto, al controllo della razza delle persone interessate all'aggiornamento della propria nazionalità. E, in effetti, la maggior parte di esse erano di religione ebraica.
Accade così che le stesse semplificazioni nell'attribuzione delle nazionalità operate al momento della compilazione degli elenchi si rinvengono nelle intestazioni dei fascicoli personali conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato.
Scorrendo, però, i documenti in essi contenuti, si osservano spesso indicazioni tra di loro contrastanti, di mano sia delle varie autorità dalle quali essi provenivano, sia degli stessi internati.
Anche di questo comportamento si forniscono alcuni esempi.
Particolarmente interessante è quello che si rinviene nei documenti riguardati Oscar Pollak di Bernardo nato a Iglau ( città della Boemia, come è annotato in uno dei primi documenti).
Nella disposizione che lo invia all'internamento nel campo di Isola del Gran Sasso, in provincia di Teramo l'uomo viene definito ebreo germanico. In una istanza inviata al podestà del paese egli si definisce, invece, ebreo tedesco, ii ma nei documenti compilati dalla Prefettura di Teramo, l'internato diventa ebreo apolide. Trasferito a Guardiagrele, in provincia di Chieti, i documenti che lo riguardano lo registrano di nuovo come ebreo tedesco.
Un altro caso di complessa attribuzione di nazionalità è quello di Edoardo Flasner, nato anche lui in Boemia, stabilitosi a Milano nel 1921 e considerato cecoslovacco "perché tale in base al passaporto n.*** rilasciato dal Console di Cecoslovacchia". Nella prima nota ministeriale che ne dispone l'internamento, Flasner diventa tedesco, nella seconda è di nuovo cecoslovacco, fino a quando, in una sua istanza, lui stesso si presenta come "cittadino jugoslavo" perché, come spiega, ha sempre vissuto e studiato a Spalato, fino al suo trasferimento a Milano. Nonostante ciò la prefettura di Milano continua ad attribuirgli la nazionalità tedesca. Consapevole, evidentemente, dell'annessione della provincia di Spalato all'Italia a partire dalla primavera del 1941, la prefettura di Pescara, provincia in cui era internato, lo definisce ex jugoslavo, come del resto, qualche tempo dopo, fa lui stesso. Nei documenti successivi non viene più fornita alcuna indicazione di nazionalità.
Raramente, invece - tra le centinaia di fascicoli esaminati - accade di trovare ebrei stranieri che dichiarano di aver perso la cittadinanza.
Un esempio lo si ritrova in una istanza pervenuta al Ministero dell'Interno nel mese di settembre del 1942 da Lubiana. Ad inviarla è un ebreo omonimo dell'internato Oskar Pollak citato sopra che chiede la revoca del provvedimento di internamento che lo ha colpito. Fornendo i propri dati anagrafici così scrive: " Il sottoscritto Oscar Pollak [], nato a Vienna il 3 gennaio 1900, ed ivi pertinenteiii , attualmente senza cittadinanza […] dal 1923 ha la sua stabile dimora a Lubiana"
Un altro esempio interessante è quello contenuto nel fascicolo personale intestato ad Alfred Engler. In una sua istanza che arriva il 18 aprile del 1939 da Vienna al ministero dell'Interno l'autore - che chiede il visto di ingresso e di transito in Italia per sé e la sua famiglia - così si presenta: ""Io Alfred Engler […] nato il 16 agosto 1900 in Lontesti (Rumania), senza cittadinanza (prima cittadino dell'Impero Austriaco), domiciliato dal 1914 a Vienna/ moglie: Edit Engler […] senza cittadinanza (prima cittadina dell'Impero Austriaco), figli ambedue senza cittadinanza". Dopo diverse vicissitudini, lo si ritrova a Genova. All'atto dell'internamento viene definito dalla locale prefettura e da quelle di Chieti, Cosenza e Teramo ebreo tedesco. Lui stesso, invece, inizierà a definirsi ebreo germanico.
L'ultimo esempio rimanda, invece, ad una situazione opposta a quelle precedenti ed è stato rinvenuto in una istanza presentata al Ministero dell'Interno da tre internati nel campo di Lama dei Peligni, in provincia di Chieti. In essa tre internati, declinando le loro generalità, dichiarano di essere, rispettivamente cittadino polacco (Schachter Salomone nato a Zborow), cittadino slovacco (Tomaschoff Ernesto nato a Novaky) cittadino germanico (Epstein Simone nato a Eirhstetter) iv
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