a cura di Anna Pizzuti
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Il 1938 fu un anno decisivo per il diffondersi ed il consolidarsi della persecuzione antiebraica. E così, mentre nei paesi dell'Europa centro-orientale venivano promulgate leggi antiebraiche, l'Austria diventava parte integrante del Reich nazista, la Cecoslovacchia veniva smembrata e in Germania si scatenavano le violenze culminate nella notte dei cristalli - divenne sempre più evidente che, oltre alla cancellazione dei loro diritti, ben presto gli ebrei avrebbero visto in pericolo le loro stesse vite.
In questa situazione, l'unica via di salvezza era rappresentata dall'emigrazione e la meta principale era l'allora Palestina.
Meta non facile da raggiungere, perché, per frenare il crescente afflusso dei profughi, la Gran Bretagna, potenza mandataria sulla regione, nel maggio del 1939 aveva limitato a 75.000 il numero degli ingressi nei cinque anni successivi, concedendo solo la possibilità di raggiungere un tetto massimo di 100.000.
La decisione inglese, tuttavia, non fermò l'attività delle associazioni ebraiche - come la New Zionist Organization (in sigla NZO) e il Betar1 - presenti ed attive in molti paesi europei.
Queste, anzi, intensificarono l'organizzazione di viaggi clandestini [Aliya Bet ovvero seconda immigrazione, detta anche Ha'apala, ovvero ascesione], sostenute in queste imprese dalle organizzazioni sioniste operanti in Palestina, come il Mossad le' Aliya Bet, l'Istituto per la seconda immigrazione, che era il dipartimento navale dell'Haganà, l'esercito clandestino ebraico in Palestina. 2
I porti dai quali avvenivano le partenze erano, in Italia, quelli di Trieste e Fiume, in Francia quello di Marsiglia; ad essi si aggiungevano il Pireo, in Grecia e il porto di Sulina in Turchia.
Insieme a quella esclusivamente marittima, una via praticata per allontanarsi dall'Europa era quella fluviale, costituita, in particolare dal Danubio, che era un fiume internazionalizzato3 e per cui non c'era bisogno di visti per transitare nei vari stati che attraversava.
Uno dei porti dai quali poteva iniziare la discesa del fiume era Bratislava e fu da questa città che, nel maggio del 1940, iniziò il suo viaggio la nave denominata Pentcho, con a bordo più di cinquecento ebrei decisi ad affrontare difficoltà e rischi pur di raggiungere Erez Israel.
Dopo quasi cinque mesi di navigazione il Pentcho naufragò nei pressi dell'isola di Rodi. 4 Tratti in salvo, i suoi passeggeri rimasero sull'isola rinchiusi in un campo di internamento fino al mese di febbraio del 1942, quando vennero trasferiti nel campo di Ferramonti in Calabria.
Marco Clementi e Eirini Toliou inseriscono a pieno titolo le vicende della nave Pentcho e dei suoi passeggeri nel loro studio sull'applicazione delle leggi razziali italiane nell'isola di Rodi e sulla successiva deportazione degli ebrei che in essa vivevano.5
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