a cura di Anna Pizzuti
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L'8 agosto 1942, in base all'accordo firmato tra tedeschi e croati erano iniziate le deportazioni verso la Polonia di tutti gli ebrei ancora presenti sul territorio croato.
In altri territori, come quello della provincia del Carnaro l'afflusso dei profughi sembrava essersi fermato, i mentre quelli che ancora potevano, dalla Croazia settentrionale continuavano a cercare rifugio nella Provincia di Lubiana.
Il fatto viene segnalato dalla questura di Lubiana il 3 settembre, con una nota indirizzata sia all'Ispettore generale di polizia Ciro Verdiani a Zagabria che alla Direzione Generale di PS, Divisione Affari Generali e Riservati Ministero dell'Interno
"E' ripresa da qualche giorno - vi si legge - l'affluenza di ebrei stranieri profughi dalla Croazia che emigrano in questa provincia clandestinamente per sottrarsi alle persecuzioni cui sarebbero oggetto da parte degli Ustascia. Essi si rifiutano di far ritorno in patria dichiarando che ciò facendo andrebbero incontro a sicura morte. Ciò premesso, pregasi voler far cortesemente e sollecitamente conoscere se sia o meno il caso di accoglierli nel regno ovvero respingerli nel paese di provenienza tenendo presente che il superiore ministero con nota n. 500/8109 del 15 marzo 1942 ha disposto di soprassedere al provvedimento di respingimento qualora risultasse che, ritornando in Croazia essi andrebbero incontro a sicura morte."
Sul documento arrivato a Roma si legge, a margine, la disposizione di ricavarne un appunto da sottoporre al livello superiore. Va ad ogni modo messo in evidenza che solo gli ustascia non anche i tedeschi vengono stavolta indicati come autori delle persecuzioni.
L'esigenza del Questore di Lubiana è quella di sapere se la disposizione ricevuta il 19 marzo sia ancora valida o se, nel frattempo, l'orientamento di Roma sia cambiato. Dubbio - si potrebbe pensare - scaturito dopo la richiesta rivolta all'Italia dai tedeschi, di consegnare anche gli ebrei presenti nella Seconda Zona, proprio in relazione da quanto previsto dall' accordo di agosto tra tedeschi e croati per la deportazione totale degli ultimi ebrei rimasti in Croazia.
L'8 settembre successivo, Verdiani risponde al questore di Lubiana e alla Direzione di PS confermando le persecuzioni in atto e fornendo su di esse precisi particolari:
"Gli appartenenti alla razza ebraica tuttora residenti in Croazia vivono effettivamente, in continua apprensione per la loro vita, perché sanno che, anche se sono stati lasciati finora indisturbati possono da un giorno all'altro essere arrestati. Ultima retata si è avuta lo scorso mese di agosto e, secondo assicurazioni confidenziali di mio elemento dirigente Ufficio Ebrei Croati, ve ne sarà un'altra improvvisa. Gli arrestati o vengono ceduti ai tedeschi che li inviano in Polonia a lavorare, oppure, se vi sono posti nei campi di concentramento, vengono avviati specialmente in quello di Jasenovac, dove, per il trattamento loro usato, facilmente si ammalano e muoiono d'inedia e di maltrattamenti; molti sono, invece, dopo sommarie formalità, giustiziati."
Importante il parere con il quale si conclude la nota:
"In considerazione inoltre che verso gli ebrei espatriati clandestinamente ed eventualmente arrestati vengono senz'altro adottati provvedimenti estremi, sono del parere che gli ebrei di cui alla lettera di VS non debbano essere respinti ma internati in campi in Italia."
La risposta di Verdiani, indirizzata anche alla Direzione generale di pubblica sicurezza contiene una precisa descrizione delle conseguenze dell'accordo croato tedesco che stavano di fatto portando a termine lo sterminio degli ebrei in Croazia conseguenze cui sarebbero potuti andare incontro anche i profughi che si trovavano nella Seconda Zona, nella quale il presidio militare italiano stava incontrando sempre maggiori difficoltà nel controllo del territorio.
Tra l'altro Mussolini aveva da poco apposto il suo "nulla osta" sull'appunto in cui gli veniva rivolta direttamente la richiesta tedesca di consegnare ai croati anche gli ebrei in qualche modo ancora protetti dagli stessi militari. ii
Lo stesso 8 settembre è Emilio Grazioli a rivolgersi alla Direzione della polizia politica, fornendo ulteriori particolari su quanto stava accadendo in Croazia:
"All'Ufficio di PS di confine di Metljka è stato riferito che la polizia Ustascia, per ordine ricevuto dal capo della polizia croata Kvaternik, nella notte dal 21 al 22 agosto ha simultaneamente effettuato nella città di Karlovac e di Zagabria operazioni di rastrellamento delle poche centinaia di ebrei colà residenti finora rimasti liberi. A Zagabria tale operazione è stata effettuata in modo pressochè totalitario. A Karlovac le autorità militari italiane avrebbero tentato, senza proficui risultati, di sottrarre alla cattura e al conseguente invio in campi di concentramento pochi elementi di svariata età, vecchi e ammalati. Risulta che, su 97 ebrei presenti a Karlovac alla data 21 corrente, ben 82 sono stati arrestati e che appena una quindicina sono riusciti a scappare ed a sconfinare in territorio italiano. Non è escluso che i predetti sottrattisi alla cattura, siano stati aiutati da ufficiali e militari della Divisione Celere." iii
Come si vede le tre note, se pure compilate da istanze diverse, descrivono una situazione drammatica, per cui la Direzione di Pubblica Sicurezza non può sottrarsi al compito di informare Mussolini.
L'appunto che verrà sottoposto al duce ha, tuttavia, una gestazione piuttosto complessa.
In primo luogo vengono eliminati dalle copie preparatorie tutti i particolari relativi alle retate, alle deportazioni nei campi di morte come Jasenovac o a quelle in Polonia e, infine, agli stessi tentativi di mettere in salvo le vittime operati dai militari italiani. Va tuttavia notato che il rischio cui sarebbero incorsi i profughi respinti non viene più indicato con il generico e surreale pericolo di "venir fucilati", ma già dalla prima bozza si assume il linguaggio usato dalle note provenienti da Lubiana che parlano di "gravi minacce e spesso anche di violenta soppressione".
La versione definitiva dell'appunto è la seguente:
"Dopo lo smembramento della Jugoslavia numerosi ebrei residenti nel territorio ex jugoslavo occupato dai tedeschi e nella Croazia si trasferirono nelle province di Fiume, di Lubiana e della Dalmazia, rifiutandosi di ritornare nelle località di provenienza dove sarebbero andati incontro a gravi violenze personali con pericolo anche di soppressione. Presi gli ordini superiori, fu disposto che fosse consentito l'ingresso nel Regno qualora essi corressero pericolo di vita se respinti. La Questura di Lubiana riferisce ora che da qualche giorno è ripresa l'affluenza di ebrei stranieri profughi dalla Croazia che emigrano in quella provincia clandestinamente per sottrarsi alle persecuzioni cui sarebbero oggetto da parte degli ustascia e che si rifiutano di far ritorno in patria. dove andrebbero incontro a sicura morte La predetta questura chiede di conoscere se gli ebrei di cui trattasi debbono essere accolti nel regno o respinti nel paese di provenienza. Se ne riferisce per le superiori determinazioni"
Mussolini sul documento scriverà a matita blu la parola RESPINTI, seguita dalla sua sigla.
L'appunto e la decisione di Mussolini saranno trasformati nella seguente riservata urgente datata 10 ottobre 1942:
"Con riferimento a precorsa corrispondenza si comunica che questo Ministero, riesaminata la situazione degli ebrei profughi dalla Croazia che emigrano clandestinamente nei territori delle nuove province per sottrarsi a presunte vessazioni e che si rifiutano di far ritorno in patria ove correrebbero pericolo di vita ha deciso che gli stessi debbano essere respinti nei paesi di provenienza. Si prega impartire disposizioni in conformità." iv
Il fatto che la riservata venga inviata al Governatore della Dalmazia, all'Alto Commissario per la Provincia di Lubiana, ai prefetti di Trieste, Fiume, Gorizia, Pola, Zara, Spalato, Cattaro, all'Ispettore Generale PS presso la Legazione d'Italia a Zagabria e ai Commissariati zona frontiera Trieste e Bolzano sta a significare che l'ordine di respingimento doveva valere per tutte le zone nelle quali gli ebrei avrebbero potuto trovare rifugio.
Nonostante ciò a Lubiana continuano ad essere inviate a Roma proposte di internamento.
Valga, a questo proposito, la vicenda che ebbe per protagonista Giuseppina Fridmann Picherv , ebrea croata, per la quale viene proposto l'internamento il 7 ottobre del 1942, pochi giorni prima che l'ordine di espulsione emanato da Mussolini arrivasse alle autorità locali.
La risposta del ministero porta la data del 6 novembre successivo ed è diversa da tutte quelle ricevute in precedenza: "In relazione alla lettera suindicata si prega di disporre che la straniera in oggetto sia respinta dal regno."
Lubiana, però, non accetta questa decisione e scrive:
"Con riferimento alla ministeriale suindicata con la quale codesto Ministero ha disposto il respingimento oltre frontiera della ebrea segnata in oggetto, si reputa doveroso far presente che la suddetta, unitamente alle sue correligionari Romano Rosa e Wessel Rosavi , venne fatta presentare nello scorso settembre, a mezzo dei CCRR della 172^ sezione di Karlovac all'ufficio di PS di Matlica, per sottrarla alle persecuzioni della Polizia Ustascia dalla quale era gravemente minacciata. Le suddette dichiararono di aver avuto la protezione del Comando Militare di Karlovac per l'intervento del Nunzio Apostolico a Zagabria, Monsignor Marcone. In considerazione di ciò il titolare dell'Ufficio di confine di Matlica non ritenne opportuno il respingimento in Croazia poiché un tale provvedimento avrebbe sicuramente costituito la loro fine. Premesso quanto sopra si prega codesto Ministero di voler far cortesemente riesaminare la pratica della Fridmann e considerare se non sia opportuno destinarla in un campo di concentramento o altra località di internamento nel Regno. Con l'Occasione si assicura di aver impartito precise disposizioni, specie agli organi di Polizia confinaria, perché d'ora innanzi venga senz'altro impedita l'ulteriore emigrazione di elementi ebraici dalla Croazia in Italia"
Questo documento sembra essere la fonte della nota inviata da Grazioli a Roma l'8 settembre precedente, considerati i riferimenti a quanto accadeva a Karlovac, in Croazia e alla protezione che, durante la retata dei tedeschi, era stata offerta agli ebrei. Esso, inoltre, testimonia anche degli interventi del Nunzio Apostolico a Zagabria, Monsignor Marcone, analoghi a quelli che in Italia faceva Monsignor Tacchi Venturi a favore di ebrei convertiti al cattolicesimo. Da notare, infine, l'assicurazione "di aver impartito precise disposizioni, specie agli organi di Polizia confinaria, perché d'ora innanzi venga senz'altro impedita l'ulteriore emigrazione di elementi ebraici dalla Croazia in Italia" in contrapposizione al comportamento opposto tenuto in quel caso, per sottolinearne, probabilmente la particolarità.
L'autorizzazione ministeriale parte da Roma il 5 gennaio 1943 e Giuseppina Fridmann sarà internata nel campo di Vinchiaturo (Campobasso)il 31 gennaio 1943.
L'ultima vicenda si svolge in provincia di Rovigo, nel paese di Stienta, dove viene trasferito, nell'autunno del 1942 Roger Oscar internato da Lubiana a Ferramonti il 7 luglio 1941.
La moglie Berta Feldmann - il cui nome è pure presente negli elenchi compilati a Lubiana al momento dell'annessione - è, invece, rimasta a Lubiana per assistere la madre, anziana e malata.
Il 19 febbraio del 1943 l'uomo presenta una istanza perché la moglie, rimasta nella città fino a quella data, possa raggiungerlo in Italia. Stessa cosa fa la moglie nell'aprile del 1943. Le richieste dei due coniugi non vengono accolte. Il 30 agosto 1943, a pochi giorni, quindi, dall'armistizio, Berta presenta una nuova istanza, con la quale chiede di poter portare con sé anche la madre, Gisella Bock.
Un documento inviato dalla Prefettura di Rovigo al Ministero dell'Interno e all'Alto Commissariato di Lubiana, datato 17 settembre 1943, racconta la parte finale di questa storia:
"Comunico che questo ufficio avrebbe espresso parere contrario all'accoglimento, sia per le speciali condizioni del Polesine a seguito dell'occupazione germanica, sia per l'assoluta mancanza di alloggi. Senonchè i predetti ebrei stranieri [Berta Feldmann e Bock Gisela] in data 14 corrente, provenienti da Lubiana muniti di foglio di via obbligatorio di quella Questura, sono giunti a Crespino prima dello svolgimento delle pratiche relative e questo ufficio ormai si trova di fronte al fatto compiuto. Pregasi, pertanto, far conoscere le determinazioni di codesto Ministero e se la Feldmann Berta e la Bock Gisela debbano essere o meno sussidiate." vii
La risposta da Roma non arrivò. Oscar Roger e la moglie Berta saranno arrestati il 16 dicembre 1943 e deportati ad Auschwwitz.
Della madre non si conosce il destinoviii
L'ultima relazione di Bolaffio, datata 14 marzo 1943 presenta una situazione quasi immutata rispetto ai mesi precedenti:
"Dopo le mie del 30 gennaio u.s. qui la situazione è di poco cambiata. Tutti i correligionari hanno ricevuto un soggiorno provvisorio valido per 30 giorni. Questo soggiorno è [ill] perché non appena giunge l'ordine di internamento da parte del Ministero il destinatario deve partire immediatamente […] Profughi si trovano qui a Novo Mesto ancora 39 persone […] in attesa della loro sistemazione permessi di viaggio non riceviamo affinchè (sic) non verrà qualche decisione da Roma in merito." ix
L'alto commissario di Lubiana Giuseppe Lombrassa che aveva sostituito Emilio Grazioli, nominato il 15 luglio 1943 prefetto di Catania , in una lettera inviata al Ministero dell'Interno a fine luglio del 1943, riferisce che fino a quella data sarebbe stata registrata, nella provincia, la presenza di 1400 -1500 profughi ebrei.
Allo stato delle ricerche non ci sono documenti, almeno negli archivi italiani, che testimonino l'esattezza di questa cifra. Il presente saggio fa riferimento esclusivamente al numero degli ebrei i cui nomi compaiono negli elenchi inviati a Roma da Lubiana o da vari luoghi di internamento ed a quelli degli internati dei quali è stato finora possibile consultare i fascicoli personali.
Mancano, nella corrispondenza tra Lubiana e Roma riferimenti a respingimenti, tranne quello generico citato nella nota inviata da Lubiana a Roma nel febbraio del 1942 e riferito nell'appunto per il duce redatto dal Capo della polizia il marzo del 1942.
Allo stato delle ricerche, quindi, il numero degli ebrei profughi dalla Jugoslavia occupata internati in Italia risulta essere il seguente:
- 98 ebrei residenti di lunga cittadinanza
- 195 emigranti giunti a Lubiana subito dopo l'annessione
- 578 profughi dalla Croazia e da altre zone della Jugoslavia occupata
- 10 internati la cui posizione, allo stato delle ricerche, non è stata rinvenuta
per un totale di 881 internamenti.
Va comunque evidenziato che nel database presente nel sito www.annapizzuti.it, sono registrati i nomi di 491 ebrei di cittadinanza ex jugoslava o croata per i quali non si conosce la provenienza .
La provincia di Lubiana fu occupata l'8 settembre 1943 dai tedeschi e successivamente venne inclusa nella Zona d'Operazione del Litorale Adriatico sotto il controllo militare tedesco. La sua liberazione avvenne ad opera dell'esercito partigiano il 3 maggio 1945.
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