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Introduzione

La pubblicazione sul sito del Vaticano della Serie Ebrei dell’Archivio Storico della Segreteria di Stato, costituisce una importante tappa della desecretazione di tutti i documenti relativi al pontificato di papa Pio XII , annunciata il 4 marzo del 2019 da papa Francesco e da allora portata avanti con molto impegno.
La serie è ordinata in 170 volumi (indicati con il termine posizioni) che raccolgono circa 2400 fascicoli contenenti le richieste di aiuto inviate alla Santa Sede da parte di ebrei residenti non solo in Italia ma anche in Germania ed in tutti i territori europei occupati dalle truppe del Reich. La corrispondenza copre gli anni dal 1938 al 1944, anni in cui responsabile della Segreteria di Stato del Vaticano era il cardinale Luigi Maglione.
Questo Ufficio era diviso in due sezioni: la Prima, guidata da monsignor Tardini, si occupava degli Affari esteri e aveva la responsabilità della gestione delle questioni dei non ariani, la Seconda - Affari generali - aveva la responsabilità di sussidi e aiuti economici per tutte le persone in difficoltà ed era affidata al sostituto monsignor Montini. I nomi di entrambi compaiono spesso nei documenti, sia perché presentatori essi stessi di casi arrivati loro direttamente, sia perché partecipi nelle risposte da fornire ai richiedenti aiuto.
Una figura centrale di questa organizzazione era monsignor Angelo Dell’Acqua, nominato nel 1938 minutante presso la Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari.

Nella presentazione dell’inventario si legge che essa nel titolo si distingue dalle altre serie del Fondo per non essere stata classificata con il nome di un soggetto geopolitico con cui la Santa Sede instaura e sviluppa relazioni diplomatiche, ma con la definizione che rimanda all’argomento dei documenti che raccoglie.
Al termine della loro lettura, in effetti, viene da considerare che, al di là delle intenzioni con cui il titolo è stato scelto, la differenza o, meglio, la specificità della Serie, risiede proprio nel fatto che la corrispondenza che contiene non segue le regole a volte rigide della corrispondenza ufficiale tra autorità religiose o laiche, ma rimanda alle modalità ed alle conseguenze drammatiche della persecuzione dei diritti e delle vite che si abbattè sugli ebrei. In molte lettere, infatti, viene descritta, spesso con molti particolari, la condizione il cui si trovava il richiedente, quello che accadeva intorno a lui o che stava accadendo ai suoi familiari.
Un andamento dal basso verso l’alto, si potrebbe dire, che conferisce ai documenti un vero e proprio valore di testimonianza, anche da parte di coloro che non hanno potuto darla. In parallelo anche le risposte che la Segreteria di Stato dà o ottiene dalle altre autorità ecclesiastiche, potrebbero costituire una testimonianza diretta e non solo delle modalità di azione della Segreteria.
Attraverso esse, infatti, è possibile farsi una opinione della valutazione, palese o intrinseca, che veniva data alla politica razziale dei governi, a partire da quello italiano, della interpretazione e/o della considerazione che veniva data agli avvenimenti, anche i più drammatici, della necessità o meno di reagire ad essi.

Ciascuna delle pratiche contenute nei fascicoli è costituita da una supplica indirizzata a Pio XII o alla Segreteria di Stato del Vaticano, da un singolo o da un gruppo di persone.
Nella maggior parte dei casi essa è accompagnata dalla raccomandazione di una personalità ecclesiastica o politica o in qualche modo riconosciuta dal Vaticano.
E’ questa la prima garanzia che chi scrive sia meritevole dell’appoggio della Santa Sede.
Garanti potevano essere gli arcivescovi delle grandi città, come Trieste, Milano, Torino e Genova, prelati responsabili di varie istituzioni ecclesiastiche, ma non mancano interazioni anche con i vescovi o i parroci soprattutto nelle pratiche degli ebrei stranieri internati nei campi o nelle località.

Inoltre, poiché una buona parte delle richieste proviene da ebrei residenti in tutte le nazioni europee sottoposte al Reich, oltre all’azione degli organismi centrali della Santa Sede, la corrispondenza contenuta nella Serie porta alla luce anche il ruolo delle strutture di cui il Vaticano disponeva in quasi tutte le nazioni in Europa e fuori di essa, a partire dalle nunziature apostoliche. Solo quando questo primo passaggio era stato espletato, la Segreteria dava seguito alla pratica. Venivano di nuovo coinvolte le autorità ecclesiastiche, come ad esempio i nunzi apostolici, cui veniva chiesto di agire nei modi che ritenevano più opportuni presso i vari governi per rispondere positivamente a quanto veniva chiesto, o quelle governative e politiche, come le varie ambasciate presso la Santa Sede, in caso che la richiesta di visti di transito o di ingresso nei paesi che esse rappresentavano o le autorità italiane, in particolare il sottosegretario agli Interni, il direttore della Divisione demografia e razza e il capo della Polizia.
Un meccanismo sempre uguale a se stesso, salvo quando la pratica viene lasciata cadere o nemmeno iniziata.
C’è, infine, un dato oggettivo che emerge dall’esame di tutti i fascicoli e che sarà facilmente verificabile con gli strumenti che accompagnano questa ricerca: la maggioranza delle pratiche contenute nella Serie riguardavano ebrei diventati cattolici, per scelta personale o perché appartenenti a famiglie cosiddette miste e spesso battezzati fin dalla nascita. Nella corrispondenza essi vengono indicati con l’espressione cattolici non ariani, la stessa in uso nella Germania nazista.

Il valore storico del materiale documentario conservato nella Serie Ebrei può essere reso in tutta la sua complessità e ricchezza solo se l’analisi dei documenti sarà condotta senza posizioni o valutazioni precostituite, di qualsiasi tipo esse siano.
A partire da questa considerazione, alla ricerca è stata data una struttura esclusivamente classificatoria.
Nella fase iniziale il materiale documentario è stato suddiviso in sezioni, in base all’argomento delle richieste.
Nella prima sono state esaminate le richieste inviate alla Segreteria di Stato del Vaticano tendenti ad ottenere l’appoggio nei ricorsi presentati alle speciali commissioni istituite presso il Ministero dell’Interno contro il parere negativo ricevuto dalle domande di discriminazione e arianizzazione . Perché la Segreteria di Stato avesse piena contezza di tutti gli aspetti ed implicazioni dei singoli casi, i richiedenti inviavano copia di tutti i documenti che avevano prodotto.
È questa una tipologia di documenti di cui poco o nulla si è parlato nei commenti seguiti alla pubblicazione della Serie, ma che rendono evidente un aspetto della persecuzione non meno grave di tutti gli altri perchè avrebbe evidenziato divisioni e provocato ulteriori ferite all’interno di una Comunità diventata, per legge, oggetto di persecuzione, come peraltro dimostrano i casi esemplari scelti tra tutti quelli contenuti nella Serie.
Segue poi la parte dedicata all’emigrazione dall’Europa, a partire dal cosiddetto Progetto Brasile riguardante la concessione di 3000 visti di ingresso concessi dal governo brasiliano esclusivamente ad ebrei convertiti.
Data la complessità dell’argomento, sono state create due sezioni: la prima ricostruisce le modalità con le quali si arrivò all’accordo tra governo brasiliano, Segreteria di Stato vaticana e St.Raphaelsverein, la seconda, attraverso una selezione abbastanza corposa di casi, anch’essi divisi per tipologie, consente il confronto tra gli accordi e l’applicazione che ne venne fatta dai soggetti coinvolti e, in particolare, dalla stessa Segreteria di Stato.
Oltre che verso il Brasile, le suppliche per ottenere l’appoggio per l’emigrazione inviate alla Segreteria di Stato contemplavano anche altre mete come la Colombia, la Bolivia, l’Argentina, l’Honduras e l’isola di Cuba o come gli Stati Uniti e l’Australia.
I casi esemplari, raccolti nella sezione Altre emigrazioni, fanno emergere le difficoltà quasi sempre insormontabili che si opponevano a questi progetti. Alcuni di essi, comunque, grazie agli interventi dei nunzi apostolici sollecitati dalla Segreteria, sembrano essere riusciti.
La sezione successiva è stata intitolata Voci dalla Shoah, perché in essa vengono raccolti casi esemplari di suppliche alla Santa Sede perché intervenisse per mettere in salvo ebrei residenti nei territori del Reich, minacciati di deportazione o già deportati.
La sezione è stata divisa in tre capitoli: il primo contiene esempi di richieste di ingresso in Italia, considerata, almeno fino alla metà del 1943, come ultima possibilità di salvezza.
Il secondo, intitolato Scomparsi, contiene esempi dei drammatici appelli inviati personalmente da chi vedeva ormai minacciata la propria esistenza o da parenti che già erano riusciti in qualche modo a mettersi in salvo o anche da organizzazioni assistenziali.
La terza, in verità la meno corposa, contiene tutti i casi di richieste di aiuto provenienti da ebrei italiani contenuti nella Serie, inviate a partire dalla fine del 1943.
La suddivisione in capitoli di questa sezione si è resa necessaria al fine di agevolare la lettura, ma sarà facile constatare quanto le suppliche, pur riferendo situazioni diverse in base ai paesi da cui provenivano, sono sostanzialmente simili, perché accomunate dalla speranza – l’ultima che rimaneva - di potersi salvare.
Simili erano, tuttavia, anche le risposte ad esse fornite dalla Segreteria di Stato, dai nunzi apostolici o da altre autorità ecclesiastiche residenti nei paesi da cui le suppliche provenivano: non era possibile fare nulla.
La parte finale della raccolta dei casi è stata destinata alle richieste che la Segreteria di Stato ricevette dagli ebrei stranieri internati in Italia.
In generale in esse si ritrovano tutte le categorie di situazioni elencate sopra, comprese le richieste di appoggio per l’emigrazione, o di interessamento per i familiari lasciati a casa, ma non mancano quelle specifiche, legate alle condizioni in cui gli internati erano costretti a vivere nei campi o nelle località.
Va detto, infine, che dei casi presentati sono stati riportati, in sintesi o per intero, tutti i documenti contenuti nei fascicoli.

In conclusione, resta da dire che si è cercato di produrre un lavoro che oltre a costituire un primo tentativo di analisi della documentazione contenuta nella Serie Ebrei, possa configurarsi come uno strumento, o almeno, un contributo per le altre ricerche iniziate dopo la sua pubblicazione.
Per mettere, infatti, il lettore in condizione di accedere facilmente e consultare di persona tutti i casi contenuti nella Serie, sono stati creati i database allegati alla ricerca, i quali riportano, la posizione archivistica, i nomi degli intestatari, il numero dei familiari, la nazione dalla quale la richiesta proviene, la sintesi del suo contenuto, ma, soprattutto, il suo esito, quando si riesce ad evincerlo dai documenti.
Ed è proprio la possibilità di verificare, in linea di massima, l’esito delle richieste, il contributo più significativo che la Serie può apportare alla ricostruzione dell’atteggiamento e del comportamento del Vaticano nei confronti degli ebrei tra il 1938 e il 1944.
Quando questo manca, per correttezza, viene usata la dicitura non presente nell’eventualità che in altri fondi dove potrebbe essere conservata ulteriore documentazione.

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