a cura di Anna Pizzuti
Le richieste di appoggio alla Segreteria di Stato del Vaticano per poter ottenere il visto di ingresso in Brasile provenivano da numerosi Stati europei.
Il luogo da cui venivano inviate, però, in molti casi non corrisponde, al luogo di residenza ed alla nazionalità del richiedente. Si tratta, infatti, di persone che avevano già abbandonato la loro Nazione di residenza (generalmente Austria, Germania, Cecoslovacchia) ed erano rifugiate in altre nazioni.
Le prime iniziano ad arrivare alla Segreteria di Stato vaticana tra il 1938 e 1939, ma le più numerose si concentrano in maggioranza tra il 1940 e il 1941, quando l’Europa è quasi tutta occupata dalle truppe del Reich.
Come si vedrà dai primi due casi presentati in questa breve raccolta, l’azione della Segreteria si serve dell’aiuto di quella che sarà chiamata la rete del Vaticano, che, in realtà, coincideva esattamente con la struttura organizzativa dei rapporti con l’estero già esistente e fondata principalmente sui nunzi apostolici tramite i quali il Vaticano era presente in tutti gli Stati europei.
La differenza tra un prima e un dopo gli accordi tra governo del Brasile e Vaticano consiste nella diversa funzione che fu loro attribuita.
Precedentemente agli accordi, essi sembrano gestire in prima persona il rapporto con le ambasciate brasiliane, appoggiando le richieste del visto di ingresso in Brasile presentate a queste ultime. Successivamente assumono, invece, un ruolo che potremmo definire di supporto, fornendo alla Segreteria di Stato vaticana le informazioni che questa riteneva necessarie per stabilire se la persona che inviava la richiesta fosse effettivamente meritevole di essere raccomandata.
Dalla Serie Ebrei
Il caso del signor Julius Weiss, d’origine ebraica, residente a Vienna, inizia quando ancora non era stato raggiunto nemmeno il primo accordo di massima tra governo brasiliano, St. Raphaelsverein e Vaticano.
Si sviluppa – stando almeno ai documenti contenuti nel suo fascicolo – entro il 1939, quando, ad accordo firmato, le pratiche di emigrazione si sarebbero dovute svolgere esclusivamente tra St. Raphaelsverein e Ambasciata brasiliana ad Amburgo.
Eppure, come si è già notato e come si vedrà , i soggetti che in quel periodo sarebbero dovuti rimanere esclusi – Segreteria di Stato Vaticana e Ambasciata brasiliana presso la Santa Sede - svolgono già un ruolo attivo nella questione della concessione dei visti di ingresso in Brasile.
Il signor Julius Weiss si rivolge alla Santa Sede all’inizio del mese di marzo, chiedendoLe di intervenire presso le autorità del Brasile perché al più presto venga esaudita la sua domanda di avere un visto di immigrazione in quel Paese.
Per poter mandare a buon fine la sua richiesta, la Segreteria di Stato può utilizzare la sua rete di nunziature, quella di Rio de Janeiro e quella di Berlino il 20 marzo pregandole di interessarsi del caso.
La prima risponde il 13 novembre, dopo che l’accordo è stato siglato, sia per il signor Weiss che per il signor Enrico Bab:
Mi reco a dovere di partecipare all’eminenza vostra reverendissima che al signor Julius Weiss e al signor Enrico Bab non è stata ancora concessa la licenza di venire in Brasile. Codesta Ambasciata del Brasile potrà ora accordare ad essi il desiderato permesso. Mi do quindi premura di rinviare i documenti relativi ai summenzionati signori.
Un appunto datato 7 dicembre 1939 riassume la vicenda:
Giulio Weiss e Enrico Bab, d’origine ebraica, residenti l’uno a Vienna e l’altro a Berlino.
Nello scorso marzo hanno chiesto di essere opportunamente raccomandati per ottenere il permesso di immigrare nel Brasile. La Segreteria di Stato ha segnalato i due casi alla Nunziatura Apostolica di Rio de Janeiro, prima però che il Governo brasiliano concedesse il permesso di immigrazione per i 3000 cattolici tedeschi non ariani (giugno 1939).
Mons. Nunzio Ap. di Rio de Janeiro ritorna alla Segreteria di Stato il relativo incartamento, dicendo che l’Ambasciata del Brasile presso la Santa Sede “potrà ora accordare ad essi il desiderato permesso”.
Si tratta di due cattolici tedeschi non ariani, residenti in Germania, quindi anche i loro casi rientrano nei 3000 e per questo Mons. Nunzio ha ritornato i documenti alla Segreteria di Stato.
A riguardo dei 3000 visti concessi dal governo brasiliano per cattolici tedeschi non ariani, è stato recentemente (22 novembre 1939) inviato all’ambasciata del Brasile presso la Santa sede un promemoria, in cui, tra l’altro, si diceva:
Alla Segreteria di Stato sembra che potrebbe essere praticamente facilitata, specialmente nelle attuali circostanze, l’emigrazione nel Brasile dei 3000 cattolici tedeschi non ariani, se l’Ambasciatore del Brasile a Berlino avesse la facoltà di diminuire ed eventualmente di dispensare dalle condizioni richieste in quei casi che gli verranno presentati o raccomandati dall’associazione Raphaelsverein di Amburgo.
A detto promemoria l’Ambasciata non ha ancora risposto. Forse sarebbe opportuno sollecitare la risposta. Per i casi Weiss e Bab sembra conveniente attendere la risposta dell’Ambasciata perché se fosse conforme al suggerimento della Segreteria di Stato, allora si informerebbe Monsignor Nunzio Apostolico di Berlino il quale, a sua volta, segnalerebbe i due casi al St. Raphaelsverein.
In calce all’appunto un’aggiunta manoscritta:
L’Ambasciatore del Brasile è in cura per una ferita al braccio a causa di un incidente automobilistico. Forse sarebbe stato meglio interessare la Nunziatura di Rio de Janeiro per far ottenere all’Ambasciatore del Brasile a Berlino tale autorizzazione. Ad ogni modo il promemoria non è chiaro: bisognerebbe spiegare meglio quello che si desidera.
Appunto datato 10 gennaio 1940
Con dispaccio del 9 gennaio del 1940 […] si è pregato Mons. Nunzio Apostolico a Berlino di raccomandare il caso del signor Giulio Weiss al Raphaelsverein di Amburgo.1
I documenti che seguono ricostruiscono una storia che appare speculare rispetto alla precedente
Il 6 novembre 1939, monsignor Micara, arcivescovo di Bruxelles scrive al Console Generale [del Brasile], ad Anversa per raccomandare alla sua benevolenza il signor Joachim-Andreas Fuhs, che sollecita per lui e per sua moglie il permesso di emigrare negli Stati Uniti del Brasile. Il signor Fuhs è nato a Berlino il 9 novembre 1912 e la signora Helene Fuhs, nata Stern è nata a Duisburg (Rihn) il 10 marzo 1914: ambedue sono stati battezzati ad Anversa, nella chiesa parrocchiale di Saint Laurent, il 24 ottobre 1939.
La risposta arriva più di due mesi dopo, il 26 gennaio 1940:
Il Console Generale del Brasile in Anversa dichiara di essere autorizzato ad accordare al signor Joachim Andreas Fuhs e a sua moglie, Helene Fuhs nata Stern, un visto di emigrazione per il Brasile dove essi vogliono stabilire il loro domicilio.
Sembrerebbe, quella dei signori Fuhs, una vicenda per così dire esterna alla Segreteria Vaticana, ma la presenza dei due documenti citati prima nel fascicolo e un appunto a firma di monsignor Dell’Acqua, datato 14 marzo 1940 la riportano nell’ambito del Vaticano. Nell’appunto, infatti, si legge:
La famiglia Fuhs è pure stata vivamente raccomandata dalle Suore di Sion di Roma, le quali assicurano che si tratta di una buona famiglia cattolica.
Ed è la Segreteria di Stato che il 17 marzo 1940 invia la raccomandazione per i signori Fuhs all’Ambasciata del Brasile presso la Santa Sede.
I coniugi sig. Andrea Gioacchino ed Elena Fuhs, cattolici ma considerati di stirpe non ariana, residenti nel Belgio, desidererebbero emigrare nel Brasile. I predetti signori furono raccomandati anche al Console brasiliano di Anversa da Monsignor Clemente Micara, Nunzio Apostolico a Bruxelles. La Segreteria di Stato di Sua Santità prega l’eccellentissima Ambasciata del Brasile presso la Santa Sede di voler benevolmente includere il su detto (sic) caso nel numero dei 3000 cattolici non ariani autorizzati ad immigrare nel Brasile.2
Un altro esempio di intrecci tra il livello diplomatico e quello ecclesiastico è costituito dal caso del signor Heinrich Meerson che all’inizio del 1940 si trovava rinchiuso nel campo di concentramento di Sachenahausen.
Il 1? febbraio 1940 L’Organizzazione di aiuto presso l'Ordinariato Vescovile di Berlino presenta al vescovo della città il caso del signor Heinrich Meerson, nato a Czenstokova (Polonia) il 24 agosto 1881.
Il signor Meerson, commerciante, cattolico non ariano, è in possesso di un passaporto polacco. Abitava a Berlino e ora si trova in un campo di internamento a Sachenhausen. La sua emigrazione è estremamente urgente, perciò viene chiesto al vescovo di adoperarsi presso sua Eccellenza il Nunzio del Belgio affinché il signor Meyer riceva – malgrado la sua tarda età – il più presto possibile il visto per il Brasile.
Il Nunzio dovette richiedere immediatamente l’intervento della Segreteria di Stato vaticana, perché già il 15 febbraio questa raccomanda il signor Meierson all’Ambasciata brasiliana presso la Santa Sede, ma non perché sia questa a consentire direttamente la concessione del visto, bensì perché a sua volta si adopri
ad interporre i suoi autorevoli uffici presso l’Ambasciata Brasiliana di Berlino perché con cortese sollecitudine sia rilasciato il “visto” sul passaporto del signor Meerson.
Questo passaggio viene ripetuto anche al vescovo di Berlino nella nota che da Roma lo informa di come la Segreteria di Stato si sia subito mossa in favore del suo raccomandato.
Dalla risposta del vescovo, tuttavia, sembra sia stato lo stesso Cardinale Maglione ad inviare la raccomandazione trasmessa all’Ambasciata del Brasile a Berlino che, secondo gli accordi presi con la Segreteria di Stato di Sua Santità, è competente per le questioni concernenti gli israeliti cattolici che risiedono in Germania.
Pochi giorni dopo, 24 aprile 1940, il vescovo informa il cardinale Maglione di aver appena ricevuto la notizia che il detto Meerson è morto nel campo di Concentramento a Oranienburg, nella prima metà del mese di aprile. Non mi resta dunque che ringraziare di tutto cuore Vostra Eminenza per tutto quello che Ella ha voluto fare per il deceduto.
Per ironia della sorte il fascicolo si chiude con il seguente appunto dattiloscritto, intestato Estratto della Nota del Brasile n.19 del 27 maggio 1940:
Ho l’onore di portare a conoscenza di vostra Eminenza che l’Ambasciata del Brasile a Berlino ha chiesto alla Croce Rossa tedesca di far sapere al signor Henri Meerson cattolico polacco d’origine semita, attualmente internato nel campo di concentramento di Sachsenhausen e per il quale la Segreteria di Stato di Sua Santità ha chiesto il visto, che se egli vuole il detto visto gli sarà concesso.3
Esempi di rifiuti opposti dalla Segreteria di Stato del Vaticano alle richieste di appoggio per ottenere il visto di ingresso in Brasile basati sulla data di battesimo
1) Il caso del signor Walter Mandel si rivela utile per datare l’inizio della procedura che la Segreteria di Stato – salvo eccezioni – seguirà dal luglio del 1940 nella gestione delle richieste di appoggio per la concessione del visto di ingresso in Brasile. Iniziano ora il diverso ruolo che verrà d’ora in poi affidato ai nunzi apostolici e, soprattutto, il riferimento alla data del battesimo come discrimine per continuare a seguire la pratica.
Da Durazzo il 17 giugno 1940 il signor Walter Mandel si rivolge alla Segreteria di Stato vaticana e contemporaneamente al Consolato generale del Brasile di Roma. Ad ambedue chiede di poter ottenere il permesso di ingresso in Brasile al più presto possibile, nel timore che si avvicini l’ordine di lasciare l’Albania per lui e per tutti gli altri rifugiati.
Il sottoscritto Walter Mandel, dell’età di 37 anni (20 maggio 1903 a Vienna) meccanico, (passaporto nr 293 dell’Ambasciata tedesca , Tirana, rilasciato il 2 maggio 1939)
Acclude: 1 foto, 1 curriculum vitae, 1 certificato della chiesa.
Pregando di compilare la mia domanda favorevolmente, io spero di trovare una nuova patria in Brasile e di iniziare una vita libera.
L’intervento della Segreteria nel caso inizia con la richiesta di informazioni sul signor Mandel rivolta al Nunzio Apostolico in Albania.
Roma, 28 giugno 1940 Segreteria di Stato a S.e. Re.ma Monsignor Giambattista Nigris, Delegato Apostolico in Albania
E’ qui pervenuta una lettera del signor Walter Mandl, non ariano, residente in Durazzo. Il predetto signore implora l’appoggio della Santa Sede per ottenere il permesso di immigrazione nel Brasile. Prego l’eccellenza vostra di volersi compiacere di far assumere e cortesemente comunicare sicure informazioni in merito al signor Mandl Walter. Occorre soprattutto sapere se si tratta di un convertito e a quale anno risale la sua conversione, perché, come è noto all’eccellenza vostra l’Ambasciata del Brasile presso la Santa Sede ha stabilito di rilasciare il visto soltanto ai casi battezzati non dopo il 1937.
Arriva un mese dopo la risposta del Nunzio:
Scutari, 30 luglio 1940, a sua Eminenza Reverendissima il Cardinal Maglione, Segretario di Stato di S.S:
Eminenza reverendissima, solamente oggi, e dopo reiterate richieste ebbi dal parroco di Durazzo informazioni circa il non ariano Sig. Walter Mandl. E’ una persona onesta e degna di essere presa in considerazione, ma fu battezzata il 6 luglio 1938. Già nell’atto di chiedere informazioni, scrissi al parroco: Se il Battesimo è posteriore al 1937, gli fa presente che la Santa Sede non può fare nulla in suo favore, perché in tal caso l’Ambasciata del Brasile non accorda il visto.4
2) Il 2 ottobre 1940 il Superiore dell’Istituto Robin di Vienne (Isère), si rivolge alla Nunziatura Apostolica di Francia trasferita a Vichy dopo l’invasione tedesca, per raccomandare il signor Alfred Frisch, professore nell’Istituto da lui diretto. Rifugiato dalla Germania, cattolico d’ascendenza israelitica, attualmente internato nel campo Les Milles,5 Alfred Frisch desidera emigrare in Brasile.
Il nunzio, cardinale Valerio Valeri, il 10 ottobre 1940 trasmette la raccomandazione alla Segreteria di Stato vaticana, accompagnata da una sua riflessione.
L’Em Rev Il sacerdote Cattin, superiore dell’Istituto Robin, mi raccomanda, come L’EV potrà rilevare dai fogli qui acclusi, un certo Alfredo Frisch, cattolico non ariano, per un passaporto per il Brasile. Le buone informazioni che dà in merito il Reverendo Cattin sembrano tali da poter far prendere in considerazione la domanda del predetto signor Frisch. […] Vorrei, intanto, aggiungere una riflessione e cioè che non sarebbe male se il Brasile estendesse la sua ospitalità anche agli ariani tedeschi. Infatti i non ariani, sebbene battezzati, conservano sempre, in genere, amicizie e mezzi finanziari nell’ambiente da cui derivano, per trovare qualche via d’uscita, mentre la cosa è più difficile per gli ariani profughi cioè, per quanto ci riguarda – ai cattolici d’origine.
30 ottobre 1940, appunto: è stato risposto negativamente circa il caso del signor Alfredo Frisch perché battezzato dopo il 1934.6
3) Roma 16 ottobre 1940, Segreteria di Stato vaticana a Nunzio Apostolico Lisbona
Sono qui pervenute due suppliche raccomandate dal rev. Padre Odon von Wuttenberg dei signori Emil Seidler (Lisbona) e Bedrich Schonberger (Lisbona) non ariani, cattolici, rispettivamente dal 1937 e 1935, i quali implorano l’appoggio della Santa Sede per poter emigrare in Brasile. Prego l’Eccellenza vostra Re.ma di volersi compiacere di far sapere ai suddetti signori che questa Segreteria di Stato è assai dolente di non poter prestar loro i buoni uffici richiesti. Invero, come è noto all’Ecc. V. l’Ambasciata del Brasile presso la Santa Sede accorda il “visto soltanto agli ebrei battezzati prima del 1935”.7
Il caso che segue riguarda il tentativo di ricongiungimento di un gruppo familiare diviso dalla persecuzione ed è importante anche perché dall’ultimo documento si estrae l’informazione che nel settembre del 1940 l’Ambasciata brasiliana a Berlino non aveva ancora iniziato a seguire le pratiche per la concessione dei visti.
Il 31 ottobre 1940 da Rio de Janeiro il signor Max Neumann indirizza una richiesta al Cardinale Luigi Maglione, Segretario di Stato – Città del Vaticano:
Grazie al Suo benevolo intervento ho potuto ottenere il visto d’emigrazione brasiliano e così mi è stato possibile arrivare a Rio de Janeiro. Ora il mio più vivo desiderio sarebbe di potermi riunire con la mia famiglia dalla quale sono già da tempo separato. Ho avuto a proposito di questo un colloquio nell’agosto scorso con Monsignor Lombardi, che gentilmente promise di farmi ottenere il visto brasiliano attraverso il Consolato del Brasile a Vienna, a mia moglie, Josefine Neumann, che attualmente si trova ancora là. Sono già da tempo completamente senza sue notizie e non so neanche se abbia potuto o no avere nel frattempo il visto. Se loro gentilmente potessero aiutarmi a ricongiungermi con mio figlio Walter Neumann […] che si trova sotto la protezione della “Society of Friendy” a Londra, nella casa dei bambini rifugiati. Le sarei molto riconoscente se potesse fare ottenere il visto a mio figlio in Inghilterra e, possibilmente per via telegrafica, giacchè sono separato da lui da più di un anno.
Il 7 settembre 1940 il Cardinale Maglione si rivolge a Sua Em. Rev.ma Monsignor Cesare Orsenigo, nunzio Apostolico a Berlino.
Ha fatto domanda di emigrare in Brasile la signora Josephine Neumann, cattolica non ariana, attualmente residente a Vienna. Il marito Max Neumann residente in Italia, per interessamento della Santa Sede, ha già ottenuto il visto di emigrazione per quella Repubblica. Poiché per il rilascio dei visti ai cattolici non ariani residenti nel territorio del Reich è competente codesta Ambasciata Brasiliana, allEcc. V. Rev.ma segnalo il caso della signora su menzionata affinchè voglia tenerlo presente quando detta Ambasciata comincerà a rilasciare i visti.8
Josefine Neumann non è sopravvissuta alla Shoah
La sintesi del caso documentato nel fascicolo del signor Walter Levy porta la data del 19 dicembre 1940 e recita: Prega di ottenere il visto per il Brasile. (Appunto a matita: Dice di essersi rivolto mesi fa al nunzio del Belgio per ottenere un visto per il Brasile e il nunzio avrebbe spedito questa sua petizione il 20 ottobre 1940. In archivio non risulta nulla. Si potrebbe segnalare il caso al nunzio di Francia)
Invece la lettera spedita il 26 novembre 1940 dal campo di internamento di Gurs - attraverso il Comitato internazionale della Croce Rossa a Ginevra, agenzia centrale dei prigionieri di guerra - era arrivata alla Segreteria del Vaticano alla fine del mese precedente ed è presente nel fascicolo.
Sua Eccellenza il segretario generale della santità Papa Pio XII
Con la presente mi permetto di sottomettere a Vostra Eccellenza la seguente domanda e vi prego di permettermi di aggiungere qualche informazione. Nel mese di aprile 1940 la madre superiora del convento di Nostra Signora di Sion ad Anversa si è messa in comunicazione con il Nunzio apostolico Mons. Micara a Bruxelles per ottenere la lettera di raccomandazione per me e qualche altro correligionario perché questa lettera è necessaria per garantire il visto per il Brasile. Nei giorni seguenti il Nunzio ha dichiarato alla madre superiora che egli avrebbe richiesto il visto al gran segretario del Papa se avesse ricevuto dalla Madre i documenti necessari (di battesimo etc) e anche una lettera di raccomandazione. Mons. Micara ha ricevuto questa lettera e i documenti che furono indirizzati da lui a Roma. Nel frattempo, sollecitato da Mons Micara, c’è stato un incontro tra la Madre Superiora e il Console del Brasile ad Anversa.
A causa del mio internamento dopo il 10 maggio, purtroppo sono rimasto senza alcuna notizia riguardo questo affare. La liberazione da questo campo non potrà arrivare prima che io sia in possesso del visto per il Brasile. In vista di queste circostanze io mi permetto di chiedere a vostra Eccellenza il vostro concorso nella sollecitazione presso il signor console generale del Brasile a Marsiglia di accordarmi un visto per il Brasile.
La Segreteria agisce secondo quanto proposto nell’appunto scritto sulla copertina e il 5 gennaio 1941 si rivolge a monsignor Valerio Valeri, Nunzio Apostolico di Vichy.
Il signor Walter Lewy (Campo di Gurs B.P.slot C, baraque 7) non ariano si è rivolto a questa segreteria di Stato per ottenere, con l’appoggio della Santa Sede il visto di emigrazione in Brasile. Per poter eventualmente dar corso alla sua pratica è necessario sapere se egli si è sinceramente convertito al cattolicesimo e ha ricevuto il Battesimo in data anteriore al 1935. Sarei, pertanto, assai grato all’E.V. se volesse compiacersi di far assumere e di trasmettermi cortesemente, informazioni in proposito.9
Lewy Walter non è sopravvissuto alla Shoah
Da Marsiglia un gruppo di rifugiati chiede di essere appoggiato dalla Segreteria di Stato nella richiesta del visto di ingresso in Brasile
La richiesta viene spedita al Nunzio Valerio Valeri il 22 gennaio 1941 da mons. Delay, vescovo di Marsiglia, sicuro che tutti si trovino in regola con le condizioni formulate, al riguardo, dal governo brasiliano.
Un appunto datato 7 febbraio 1941 e intitolato Emigrazione nel Brasile di rifugiati politici residenti in Francia registra la valutazione della Segreteria sul caso.
L’ecc.mo Mons. Nunzio Apostolico trasmette alla Segreteria di Stato un elenco di più di 60 persone, profughe a Marsiglia, desiderose di emigrare in Brasile, ricevuto dall’Ecc.mo Vescovo di Marsiglia.
Al riguardo il Nunzio scrive: “Si tratta , in prevalenza, di ebrei che desiderano lasciare la Francia. Di essi la maggior parte è stata battezzata in data molto anteriore al 1935 e perciò credo che si trovino in regola con le condizioni formulate al riguardo dal governo brasiliano”.
Nulla si dice della bontà di vita degli interessati e anche l’Ecc.mo Vescovo di Marsiglia mi pare un po’ troppo generico.
Scrive infatti: “… mi permetto di inviare a Vostra Eccellenza il dossier qui allegato, raccomandando alla Sua carità le loro richieste. Io non so quale seguito potrà essere dato loro, ma di tutto cuore io spero, compatendo le loro tristi situazioni, che il Santo Padre abbia i mezzi per dare una risposta favorevole”.
Inoltre, nei vari fogli è indicato l’anno di battesimo (per 8 di loro dopo il 1934), ma non è indicata la “razza” [virgolette nel testo]: ciò che invece occorre conoscere perché i “visti”, come è noto vengono concessi soltanto se si tratta di non ariani di religione cattolica almeno dal 1934. Né, per altro, si può sperare che con detti visti vengano favoriti anche gli “ariani” [virgolette nel testo] perché più volte il signor Dutra, già consigliere dell’Ambasciata del Brasile mi disse che ciò non è da sperarsi, e che il Governo del Brasile ha già fatto molto.
In calce alla valutazione, si trova il testo di un telegramma che si decide di inviare al Nunzio in Francia (di Vichy):
Ambasciata Brasile presso Santa Sede concede pochi visti ancora disponibili unicamente a non ariani cattolici dal 1934. Occorre perciò sapere con precisione quali delle persone segnalate siano di discendenza israelitica. Ecc.mo Vescovo di Marsiglia dovrebbe altresì assicurare trattarsi di sinceri cattolici. Eventuale passo perché anche ariani cattolici possano usufruire detti visti difficilmente avrebbe esito favorevole.10
La drammaticità del caso che segue è riassunta nella sintesi che si legge sulla pagina iniziale del fascicolo
18 febbraio 1941, da Zemun (Serbia). Presentazione: Battezzato al 30 marzo 1937, chiede per il visto (che era già rifiutato) per il Brasile. E’ perseguitato dalla G.sta.Po (Polizia secreta [sic] politica)
Seguono due lunghe lettere in tedesco nelle quali il signor Roberto Ehrnreich, dopo aver dichiarato di essere battezzato dal 1937, descrive le proprie vicissitudini di rifugiato.
La Segreteria Di Stato risponde alla nuova richiesta del signor Ehrenreich attraverso il nunzio Apostolico a Belgrado, mons. Ettore Felici con un messaggio datato 4 aprile 1941:
Mi pregio di comunicare all’Ecc. V, Rev.ma che egli [il signor Roberto Ehrnreich], di recente, ha inviato al S. Padre un esposto in cui insiste nella sua antecedente domanda di essere, cioè appoggiato dalla S. Sede per poter emigrare in Brasile. Il caso è stato nuovamente preso in esame, ma, purtroppo, non mi resta che confermare l’impossibilità di dar corso all’istanza per i motivi indicati nel menzionato foglio
Nota pagina successiva: 20 maggio 1941 L’unito dispaccio, data la situazione, non ha potuto essere recapitato all’Ecc.mo Nunzio Apostolico di Jugoslavia.11
Il cardinale Valerio Valeri, nunzio apostolico in Francia, impegnato ancora una volta a raccogliere informazioni per provare che l’appoggio per l’emigrazione in Brasile sia richiesto da persona veramente meritevole dell’interessamento della Santa Sede per sincera pratica di vita cristiana.
Il 21 luglio 1941 il signor Rodolfo Klein viennese domanda visto per emigrare in qualsiasi paese sud-americano e sembra che chieda anche un aiuto; il richiedente è cattolico ed è raccomandato dal Cardinale arcivescovo di Vienna.
Queste le scarne informazioni ricavate da una lunga lettera scritta in tedesco dal signor Klein. Manca, nella sintesi, l’informazione più importante, cioè che la lettera è stata spedita dal campo di Argelès, nella Francia meridionale, dove il mittente si trova internato.
È per questo motivo – evidenziato all’inizio della nota - che la Segreteria di Stato si rivolge, il 29 luglio, al nunzio di Francia monsignor Valerio Valeri.
Il signor Rodolfo Klein, internato nel campo di concentramento di Argelès-sur-Mer, a quanto assicura cattolico non ariano si è rivolto a questa Segreteria di Stato per ottenere con l’appoggio della Santa Sede il visto di emigrazione in Brasile. Per dare eventualmente corso all’istanza è indispensabile sapere in quale data egli si ha ricevuto il battesimo e se è veramente meritevole dell’interessamento della Santa Sede per sincera pratica di vita cristiana.
Il nunzio risponde il 6 settembre 1941, assicurando che la Nunziatura non ha mancato di prendere ulteriori informazioni sul conto del sig Rodolfo Klein. Monsignor Vescovo di Perpignano, al quale mi ero rivolto a questo proposito, scrive quanto segue: “Mr Klein ha lasciato da qualche tempo il campo di Argelès e si trova attualmente nell’Ariège ad un indirizzo che non ho potuto procurarmi. Intorno alla razza e alla data del battesimo tutto quello che ho potuto sapere è che suo padre era cattolico e sua madre era ebrea. Durante il suo soggiorno nel campo si è mostrato cattolico praticante, assistendo il cappellano con tutte le sue forze.12
Il nome di Rodolfo Klein è presente nel database dello Yad Vashem, negli elenchi dei perseguitati.
Il caso della famiglia del signor Jvo Hermann, nonostante le forti raccomandazioni, non si conclude con la concessione del visto d’ingresso in il Brasile, bensì di quello per Cuba. Viene qui citato, perché il confronto con tante altre situazioni raccolte in questa ricerca porterebbe a pensare che il suo percorso verso l’emigrazione sia stato favorito ed appoggiato molto più che in altri casi.
Il padre pallottino Antonio Weber, responsabile della sede romana dell’opera di San Raffaele, il 29 settembre 1941 scrive una lunga lettera al Cardinale Luigi Maglione rappresentando il caso della famiglia Hermann, cattolica non ariana, venuta dalla Jugoslavia a Roma con l’intenzione di prepararsi una possibilità di emigrazione. Avendo un visto portoghese di transito, la famiglia è subito partita per Lisbona, sicura di poter lasciare l’Europa per stabilirsi in Brasile.
Purtroppo, però, il passaporto di cui i membri della famiglia erano in possesso, rilasciato dal Nuovo Stato croato, non è stato considerato valido, non essendo quello Stato ancora ufficialmente riconosciuto.
Tornati in Italia, rischiano di essere internati o, peggio, rinviati in Croazia. A venire in loro aiuto, al momento, è l’Ambasciata brasiliana presso la Santa Sede che si è dichiarata pronta di fare il suo possibile per ottenere in via eccezionale – la famiglia è battezzata solo dall’anno 1938 – dal Governo brasiliano l’autorizzazione per il visto brasiliano. Essendo una famiglia distinta ed il marito esercitando la professione di ingegnere – per la quale professione il Brasile facilita l’immigrazione - l’Ambasciata brasiliana spera di poter ottenere tale visto in via eccezionale, se il caso verrà raccomandato dalla Segreteria di Stato di Sua Santità.
L’Ambasciata brasiliana invierà la domanda con la sua raccomandazione al Governo brasiliano. La famiglia è ben conosciuta a Zagabria dal parroco Petar Kovacic, dal quale ha ricevuto anche il sacro battesimo.
Dietro raccomandazione di lui l’ecc.mo Arcivescovo di Zagabria questi ha ottenuto che la famiglia non dovesse portare il segno ebraico e ha ricevuto il passaporto.
L’immediata adesione della Segreteria di Stato alla richiesta si legge in un appunto non firmato, che reca la data dello stesso giorno in cui è stata inviata la lettera: la famiglia sarà raccomandata, solo, però, con la disposizione di non aggiungere alla raccomandazione la dicitura di includere il caso nel numero dei 3000 cattolici non ariani autorizzati ad immigrare nel Brasile, dicitura che, peraltro, non sempre si legge in tutti gli altri casi per i quali vengono concesse raccomandazioni.
La raccomandazione viene inviata all’Ambasciata brasiliana presso la Santa Sede il 4 ottobre 1941.
A stretto giro di posta, Padre Weber, pur ringraziando a nome della famiglia per l’autorevole appoggio già ricevuto, riferisce che l’Ambasciata brasiliana prega di interessare immediatamente l’Ecc.mo Nunzio Apostolico di Rio de Janeiro affinchè anche egli si occupi presso il Governo brasiliano per un favorevole esito della richiesta. E così, il 7 ottobre, viene inviato al Nunzio Apostolico un telegramma a firma del Cardinale Maglione che tuttavia, contrariamente a quanto era stato indicato nell’appunto citato sopra, recita:
Prego Vostra eccellenza Reverendissima adoperarsi perché Ambasciata Brasiliana presso la Santa Sede venga autorizzata rilasciare in via eccezionale visto Signor Ivo Herman non ariano cattolico dal 1938, sua moglie, ariana cattolica et figlio pure cattolico includendo esso fra tremila già autorizzati immigrare in Brasile.
L’ Ambasciata brasiliana presso la Santa Sede, sempre tramite Padre Weber, qualche giorno dopo, prega di mandarle un’altra nota verbale nella quale segnalare caso della famiglia compassionevole al Governo brasiliano.
Tuttavia, tutto l’impegno profuso dalla Segreteria di Stato per accontentarne le richieste trasmesse attraverso padre Weber viene a cadere di fronte alla decisione dell’Ambasciata brasiliana, questa volta comunicata direttamente alla Segreteria di Stato:
Considerate il rigore delle disposizioni attuali in materia d’immigrazione e la data del battesimo del signor Hermann, l’Ambasciata è dispiaciuta di dover portare a conoscenza della segreteria di Stato che essa si trova nell’impossibilità di esaudire il suo desiderio.
La famiglia Hermann, dopo molti mesi trascorsi a chiedere, sempre attraverso la Segreteria di Stato, visti di ingresso prima al Venezuela, poi all’Argentina e, infine, a Cuba, riesce ad ottenerlo da quest’ultima nazione il 27 febbraio del 1942.
Pochi giorni prima, però, in un appunto si legge che Sua Eminenza fa sapere che sarebbe bene, ormai, lasciare queste pratiche, quando non si tratta di un interesse ecclesiastico, specialmente se non vi è sicurezza di riuscita.13
Non bastava solo ottenere il visto di ingresso in Brasile per poter partire. Oltre agli altri visti necessari per poter raggiungere Lisbona, c’erano anche le spese per il viaggio che non sempre i rifugiati potevano sostenere.
È questo il caso del signor Ernesto Kamnitzer battezzato dal 1916, rifugiato in Francia dalla Germania fin dal 1933 e al presente residente a Tolosa. La sua richiesta di raccomandazione è contenuta in una lettera in cui descrive la sua attività di intellettuale cattolico conosciuto per i suoi scritti e conferenze sia in Francia che in Italia.
La sua richiesta è accompagnata da diverse ed importanti raccomandazioni, ma la Segreteria di Stato vaticana desidera avere ulteriori conferme, come risulta dalla nota inviata al cardinale Valerio Valeri il 14 novembre 1940.
Essendo egli stato battezzato nel 1916 - vi si legge - ed avendo commendatizie di distinti ecclesiastici, sembra che la sua istanza possa essere accolta. Sarei grato, però, all’Ecc. Rev.ma se volesse compiacersi di assumere opportune informazioni e di comunicarmi, insieme con il suo apprezzato parere in proposito, quali dei componenti della famiglia del suddetto signore intendono emigrare e presso quale Consolato desiderano svolgere le pratiche di uso.
Il Nunzio risponde che anche le informazioni da lui ricevute sulla famiglia Kamnitzer confermano che si tratta di buoni cattolici i quali meritano l’aiuto che domandano.
E così il 23 gennaio 1941 la Segreteria di Stato invia all’Ambasciata brasiliana presso la Santa Sede la raccomandazione desiderata che ha un effetto quasi immediato, poiché il visto viene concesso nei primi giorni del mese di febbraio 1941.
Passano diversi mesi, fino a quando il cardinale Valeri da Vichy, il 6 ottobre 1941 informa la Segreteria di Stato vaticana che il signor Kamnitzer, evidentemente non ancora partito, ha riscritto […] che egli, purtroppo, non è in grado di far fronte alle spese per il viaggio, nel caso che il visto venga accordato, e conterebbe, perciò, sul soccorso della Santa Sede.
In un appunto dattiloscritto e non firmato, datato 18 ottobre 1941 si legge che la famiglia Kamnitzer ha ottenuto il visto in febbraio c.a. Il nunzio di Francia domanda in suo favore un sussidio per i biglietti di viaggio. Ho domandato alla II sezione e mi è stato risposto che, per ora, tali sussidi non si concedono più (è stata compilata una lista con le concessioni in corso che il Santo Padre ha già approvato)
Il 22 ottobre, la Segreteria informa il cardinale Valeri del fatto che il visto è stato concesso già da qualche mese e che il primo ad esserne informato è stato proprio lui.
Per quanto si riferisce alle spese di viaggio della famiglia Kamnitzer – continua lo scrivente – sono dolente di doverle comunicare che il fondo destinato all’emigrazione dei non ariani non offre, almeno per ora, la possibilità di pagare il biglietto di viaggio per altre persone oltre quelle cui è stato già accordato in tutto o in parte.
La conclusione è che il Nunzio viene pregato di aiutare costà detta famiglia con la concessione di un sussidio straordinario.14