a cura di Anna Pizzuti
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Gli ebrei stranieri provenienti da Rodi internati a Ferramonti furono 505, di cui 157 erano donne e 348 uomini. Al momento della partenza l'età della maggior parte di essi (242 uomini e 96 donne) era compresa tra i 19 e i 39 anni. L'età dei più anziani (4 donne e 3 uomini), invece, era compresa tra i 70 e i 66 anni. Non mancavano bambini (8 femmine, 10 maschi) e neonati (4 femmine e 1 maschio).
Negli elenchi o in altri documenti compilati in Italia 336 naufraghi vengono registrati come appartenenti all'area ceco-slovacca e 98 all'area polacca, 51 (30 tedeschi e 21 tedeschi ex austrici) all'area germanica.
8 sono i "protetti boemi", 5 gli ungheresi, 3 i rumeni ed altrettanti coloro che si dichiarano apolidi senza specificare quale fosse la nazionalità che era stata loro tolta.
I componenti del gruppo dei naufraghi della nave Pentcho furono, tra gli internati a Ferramonti, quelli che meno di tutti gli altri chiesero di essere trasferiti in altre sedi o che furono trasferiti d'ufficio.
Dei 505 che arrivarono nel campo 442 vi rimasero fino alla liberazione avvenuta a metà settembre del 1943. Alcuni vi morirono (7), uno fu prosciolto, uno riuscì ad emigrare.
Allo stato delle ricerche risulta che solo 37 di loro lasciarono il campo: 13 rimasero nell'Italia meridionale, nelle province di Potenza o Salerno, 24, invece, al momento dell'armistizio, si trovavano in province del centro, come Chieti, L'Aquila e Grosseto (19) o in quelle del nord Italia (5), prigionieri della linea Gustav che sarebbe stata creata dopo poco più di due mesi.
Dei 37,tre andarono incontro all'arresto da parte dei nazifascisti: due - Ignazio Grosz e Alberto Freund - nel paese in cui erano stati trasferiti, il terzo Schachne Wald durante la sua fuga verso il sud Italia liberato.
Solo il fascicolo personale del primo contiene documenti risalenti ai quindici mesi trascorsi a Rodi; quelli degli altri due, invece, contengono informazioni - peraltro scarse - sull'ultimo periodo del loro internamento. 1
Sono 312 i naufraghi della nave Pentcho dei quali, allo stato delle ricerche si conosce il luogo in cui si trovavano dopo la liberazione del campo e la riconquista della libertà.
L'essere rimasti a Ferramonti fino alla liberazione del campo favorì quelli di loro che avevano conservato ferma l'intenzione con la quale erano partiti.
Furono 186, infatti quelli che salirono sulla nave approntata dal Comitato intergovernativo per i rifugiati presso la Commissione Alleata di Controllo. Il viaggio fu preparato in poco più di due settimane. Le autorità mandatarie della Palestina avevano comunicato l'accettazione di soli 117 ebrei, ma si riuscì a farne partire 570. Gli emigranti furono trasportati a Taranto, dove per due giorni attesero l'imbarco in un campo appositamente organizzato nei pressi del porto. La partenza avvenne il 30 maggio del 1944. 2
Altri 25, invece, nel mese di luglio del 1944 partirono dal porto di Napoli diretti, insieme ad altre centinaia di profughi o di rifugiati, verso gli Stati Uniti. Il viaggio era stato organizzato dal War Refugee Board (Ente per i rifugiati di guerra) creato nel gennaio del 1944 per la tutela dei profughi e dei rifugiati in fuga dalle persecuzioni.
I rimanenti (93) restarono, almeno per il 1944, nei campi UNRRA allestiti in Puglia dagli alleati o in altre località della stessa regione, in attesa di poter riprendere in mano la propria vita.
Il lavoro di ricerca su quanto accadde ai rimanenti naufraghi della nave Pentcho continua.
Dal database: elenco degli internati provenienti da Bratislava-Rodi.
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