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ABSTRACT

L'approfondimento della ricerca su quello che si pone - almeno per chi scrive - come un vero e proprio "caso Lubiana" è stato favorito dalla scoperta di nuovi documenti, che hanno colmato, se pure ancora parzialmente, i vuoti esistenti nella corrispondenza tra Lubiana e Roma, relativamente alla politica da attuare nei confronti degli ebrei presenti nella provincia al momento dell'annessione e dei profughi che avevano iniziato ad affluirvi nelle settimane successive. i
I dati acquisiti tramite elenchi di internati o i loro fascicoli personali avevano già portato alla luce un numero relativamente alto di ebrei il cui trasferimento in Italia era stato disposto dall'Alto Commissariato della Provincia di Lubiana. Oltre al numero, tuttavia, a colpire era stata la regolarità con la quale l'internamento era avvenuto, fino al mese di settembre del 1943 e la collaborazione con le autorità centrali, a differenza di quanto avveniva nelle altre zone dell'ex Jugoslavia passate sotto la giurisdizione italiana.
Per rendere evidente la specificità che si ritiene di poter attribuire alle politiche attuate nella provincia di Lubiana, si è ritenuto utile iniziare il saggio proprio mettendole a confronto, se pure in maniera molto sintetica, con quelle praticate nelle altre zone annesse.
I nuovi documenti , come si vedrà, confermano che la decisione iniziale dell'Alto Commissario Emilio Grazioli, cioè quella di liberarsi della presenza di tutti gli ebrei che emergeva dalla corrispondenza già nota, fu mantenuta nel corso degli anni e sempre motivata con la particolare situazione della provincia nella quale si svolgeva una guerra durissima tra occupanti e ribelli.
Questa motivazione, unita alla constatazione che la maggioranza degli internati jugoslavi nei campi di internamento per civili provenisse dalla Provincia di Lubiana ha fatto ritenere opportuno un approfondimento della natura giuridica e delle modalità di gestione di questa tipologia di internamento praticato dagli italiani sulle popolazioni della ex Jugoslavia, al fine di verificare eventuali intrecci o sovrapposizioni con le decisioni prese nei confronti degli ebrei presenti nella provincia.
Si vedrà infatti come alcuni dei bandi promulgati a Lubiana sia dalle autorità civili che da quelle militari dimostrino che, tra gli indesiderabili e potenziali nemici da allontanare dalla provincia, ci fossero anche tutti gli ebrei presenti nel territorio della provincia.
Su questa base si fonda l'ipotesi di partenza del saggio, che tende a considerare il numero relativamente alto di ebrei trasferiti in Italia non come una sorta di disobbedienza umanitaria, ma una scelta in linea con i medesimi fondamenti razzisti antislavi che ispirarono i metodi della guerra contro i partigiani praticati nella provincia sia dalle autorità civili che da quelle militari.
Il caso della Provincia di Lubiana quindi, potrebbe essere considerato come quello più confacente a verificare l'assunto secondo il quale la politica nei confronti degli ebrei delle autorità italiane nella ex Jugoslavia debba essere inquadrata nel contesto delle politiche di occupazione attuate dal fascismo e da chi lo rappresentava nelle cosiddette "nuove province".
L' analisi della corrispondenza ufficiale procede, nel saggio, di pari passo con quella di documenti contenuti nei fascicoli personali di alcuni internati scelti, tra i tanti consultati, in quanto casi esemplari.
Attraverso la ricostruzione delle modalità dell'internamento in Italia attuate dall'Alto Commissario Grazioli è stato possibile stabilire un confronto diretto, anche sul piano cronologico, con le disposizioni ministeriali che per tutta la durata dell'occupazione avrebbero prescritto il respingimento dei profughi verso i luoghi di provenienza.
Sono sempre i documenti contenuti nei fascicoli personali che dimostrano, infine, come le autorità italiane fossero informate, a volte anche con molti particolari, delle violenze e delle persecuzioni riservate agli ebrei nella Jugoslavia occupata, a dimostrazione che quando prescrivevano il respingimento dei profughi conoscevano bene i rischi che avrebbero corso. Se pure indirettamente, quindi, il saggio sposta l'attenzione sul versante italiano di queste vicende con due prospettive di ricerca che si ritiene necessario approfondite La prima scaturisce dall'evidenza - almeno allo stato delle ricerche - che la condotta di Grazioli nei confronti dei profughi sia stata confermata dal Ministero dell'Interno che, così facendo, sembra contraddire le proprie disposizioni.
La seconda, più generale, riguarda l'approfondimento di un tema che emerge da alcuni dei documenti citati nel saggio, cioè quello dell'eventuale trasferimento ed applicazione delle leggi antiebraiche italiane nei territori annessi - e quindi ugualmente italiani - della Jugoslavia occupata.


i L'argomento, anche nella parte riguardante la Provincia di Lubiana, è stato già affrontato in una precedente ricerca dal titolo Dalla Jugoslavia occupata presente su questo sito alla pagina http://www.annapizzuti.it/jugoslavia/jugoslavia.php

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