a cura di Anna Pizzuti
Gli ebrei residenti | Indice | Leo Kudis e gli altri |
Al momento dell'invasione il numero degli ebrei jugoslavi oscillava tra i 74.000 e i 78.000. Ad essi si erano aggiunti, negli anni precedenti la guerra, più di 5000 rifugiati in fuga dalle nazioni dell'Europa centro-orientale
Nella Serbia occupata dai tedeschi e nel Nuovo Stato Croato - cui era stata annessa anche la Bosnia - ma anche nei territori occupati dall'Ungheriai in breve tempo essi vennero sottoposti a feroci persecuzioni.
Nel Nuovo Stato Croato, queste erano iniziate alla fine del mese di maggio 1941, e si erano rapidamente estese anche nella cosiddetta Seconda Zona di occupazione.
Qui l'esercito italiano nelle prime settimane successive alla spartizione della Jugoslavia aveva detenuto tutti i poteri, ma ben presto aveva riconsegnato ai croati quelli civili, rimanendo sul territorio come truppa di presidio in un paese amico. Gli ustascia, braccio armato del Nuovo Stato Croato guidato da Ante Palevi? , approfittarono di questo cambiamento per aggredire quelli che essi consideravano nemici del regime e attentatori alla purezza della loro stirpe: serbi, rom ed ebrei; per quanto riguardava questi ultimi, le violenze perpetrate nei loro confronti avvenivano con il beneplacito degli stessi tedeschi. ii
L'estate del 1941, quindi, fu in tutto il territorio croato un'estate di stragi che furono messe in atto sotto gli occhi delle truppe italiane le quali avevano ricevuto l'ordine di non intervenire.
Nonostante questo loro comportamento, molti degli ebrei che già in quelle settimane avevano iniziato a fuggire da Belgrado, da Zagabria, da Sarajevo e dalle altre città croate si dirigevano proprio verso la Seconda Zona, sperando nella protezione italiana; iii altri, invece, tentavano di attraversare le frontiere delle zone annesse, in primo luogo quelle della Dalmazia contigua alla Seconda Zona. Se respinti, cercavano altre vie, altri passaggi, alla disperata ricerca di un luogo sicuro.
Ad allertarsi di fronte all'arrivo degli ebrei in fuga furono per prime le autorità militari che il 23 maggio chiesero istruzioni al Comando Supremo su come gestire la situazione, in particolare nella Dalmazia. iv
La decisione presa a Roma fu comunicata dal Capo della polizia alle cosiddette province di frontiera il 28 maggio 1941:
" Stanno affluendo in Italia molti ebrei stranieri residenti territorio ex Jugoslavia occupato truppe tedesche poiché giusta disposizioni vigenti at stranieri razza ebraica non (ripetesi non) deve essere consentito ingresso pregasi disporre perché a elementi di cui trattasi sia inibito in modo assoluto ingresso et transito Italia analoga preghiera rivolgesi at Comando Seconda Armata." v
Il riferimento alle "norme vigenti" contenuto nel testo lascerebbe intendere che la disposizione di non consentire l'ingresso ai profughi configurasse l' applicazione delle leggi antiebraiche italiane le quali, dal mese di settembre del 1938, proibivano l'ingresso nel territorio nazionale agli ebrei stranieri e prevedevano l'espulsione di quelli che già vi risiedevano.
La presenza della Seconda Armata tra i destinatari dell'ordine di respingimento, inoltre, sembrerebbe mettere in evidenza che non solo l'esercito - in base agli ordini ricevuti - non doveva intervenire a difesa dei perseguitati, ma era anche autorizzato a bloccare la loro fuga.
Il giorno successivo, però, fu effettuata una importante modifica alla prima, tassativa, disposizione di respingimento, modifica intorno alla quale si giocherà gran parte della politica di accoglienza e/o di allontanamento degli ebrei.
All'origine dell'integrazione della prima circolare c'era un episodio avvenuto a Fiume il 27 maggio precedente quando nel porto della città di era arrivato un gruppo di profughi provenienti dalla Dalmazia. Alla richiesta di disposizioni su come comportarsi inviata a Roma dal prefetto, il 29 giugno veniva risposto come segue:
"Tenuto conto che 30 ebrei e jugoslavi costà giunti da Dalmazia sono muniti sufficienti mezzi di sussistenza pregasi consentirne ingresso Regno invitandoli trasferirsi in località dell'interno non militarmente importanti. Restasi attesa conoscere località in cui stabiliranno residenza insieme at elenco nominativo. Analogo criterio dovrà essere seguito per altri ebrei ex jugoslavi che dovessero presentarsi frontiera muniti sufficienti mezzi economici. Richiamasi telegramma n. 37912/443 del 28 andante che deve intendersi modificato nei sensi di cui sopra". vi
Nel giro di un giorno, come si può notare, era caduto anche il riferimento esclusivo agli ebrei profughi provenienti dai territori occupati dai tedeschi e la disposizione risultò estesa a tutti i profughi, da qualsiasi parte della Jugoslavia provenissero.
La conferma della modifica apportata a quanto ordinato il 28 maggio giunse alla Seconda Armata il 9 giugno successivo. vii
Una spiegazione possibile del repentino aggiustamento della propria posizione effettuato dal Ministero potrebbe risiedere nel fatto che le norme che proibivano l'ingresso degli ebrei stranieri in Italia non avevano previsto l'arrivo di quelli provenienti dalla ex Jugoslavia che quindi - almeno formalmente - potevano essere autorizzati a risiedere in località militarmente non importanti, anche senza essere internati.
Questa forma di accoglienza, se pure parziale e limitata a pochi, fu recepita anche dalle altre province. La questura di Fiume comunicò agli uffici dipendenti la nuova disposizione il 30 maggio.
Il governatore della Dalmazia, in un riepilogo delle disposizioni relative agli ingressi di stranieri sul quel territorio inviata il 30 luglio 1941 ai prefetti di Zara, Spalato e Cattaro, inserì anche la possibilità concessa ai profughi di "condurre vita indipendente" nei loro territori, purchè ne avessero le possibilità economiche. viii
L'interpretazione data da Bastianini alla disposizione ministeriale del 29 maggio appare diversa da quello che essa lasciava intendeva, perché - se la lettura del testo è corretta - autorizza le tre province ad accogliere i profughi abbienti nel loro territorio senza fare cenno ad ulteriori trasferimenti. Potrebbe trattarsi, in questo caso, di una forma di anticipazione dei campi per profughi che furono istituiti sull'isolaix di Kor?ula (Curzola) tra l'inizio di settembre 1941 e il gennaio del 1942.
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