Lubiana: situazione discreta Indice Specialmente in provincia di Lubiana

3. ROMA LUBIANA ROMA: L'INTERNAMENTO DEGLI EBREI PROFUGHI

3.5 Il 1942

La posizione del regime nei confronti degli ebrei profughi che si affollavano alle frontiere dei territori annessi all'Italia o che chiedevano protezione all'esercito italiano nella Seconda Zona non cambiò con il passare dei mesi, nonostante continuassero a pervenire informazioni su quanto accadeva in Croazia.
"Viene segnalato -si legge, ad esempio, in una nota del Servizio informativo militare, inviata il 23 agosto 1941 al Ministero dell'Interno, a quello della Guerra e ad altri comandi militari - che da oltre due mesi giornalmente giungono clandestinamente nei nuovi territori annessi, attraverso la frontiera italo-croata, numerosi gruppi di ebrei. La maggior parte - che si rifugia nel Regno per sottrarsi alle persecuzioni cui sono fatti segno in territorio croato - viene respinta oltre frontiera dalle stesse località di confine. Tuttavia un notevole numero ha potuto raggiungere Susak, tanto che attualmente è in corso un provvedimento della Questura per respingerli in territorio croato."
La nota viene conclusa con la richiesta di disposizioni "che saranno ritenute del caso, ai fini dell'intensificazione del servizio di vigilanza alla frontiera."
Oltre al fatto che il Ministero dell'Interno venisse messo al corrente dei motivi che inducevano gli ebrei jugoslavi ad affollarsi alle frontiere italiane, appare importante sottolineare che alla data in cui la nota viene scritta i poteri civili nella Seconda Zona erano stati assegnati ai croati e che, proprio in quel giorno iniziavano a funzionare i campi di sterminio croati a Krapje (Jasenovac I) e Bro?ica (Jasenovac II).
E' stato autorevolmente affermato che a partire dal 7 settembre del 1941, il generale Ambrosio rioccupando i territori della Seconda Zona e riassumendo su di essa i poteri civili, avesse creato una sorta di zona franca nella quale veniva garantita salva la vita a tutte le popolazioni civili, di tutte le confessioni religiose e di tutte le nazionalità che avessero, però, collaborato con l'occupante.
La complessità della situazione che si viveva nella ex Jugoslavia faceva in modo, però, che, fatti salvi i territori meglio presidiati, in varie parti della Seconda Zona poteva accadere che gli ustascia ignorassero gli accordi e continuassero ad imperversare. i
A testimonianza di ciò, basta considerare il fatto che i profughi continuarono ad arrivare alle frontiere italiane anche dopo il mese di settembre, almeno fino all'estate del 1942.
A partire dal mese di agosto anche dalla Provincia del Carnaro venivano inviate relazioni o note alle autorità centrali riguardanti i profughi nelle quali, più che chiedere disposizioni, il prefetto Temistocle Testa sembrava maggiormente interessato a mettere in rilievo le azioni di respingimento messe in atto dalle forze dell'ordine della provincia.
Con l'ultima, datata 2 novembre 1941 Temistocle Testa tornava, invece, a segnalare le numerose richieste di soggiorno in Italia pervenute da parte di ebrei profughi dalla Croazia, entrati nella provincia "nella maggior parte con documenti irregolari e clandestinamente" ricordando che in parte ne erano stati allontanati mediante azioni di rastrellamento.
"Per norma di questo ufficio - concludeva il prefetto - si gradirebbe conoscere se, in linea di massima, le domande in parola siano suscettibili di istruttoria o quali provvedimenti debbano essere adottati, in caso negativo, nei confronti dei singoli firmatari".
La questione venne sottoposta direttamente a Mussolini, la cui risposta fu la seguente:
"Le domande prodotte dagli ebrei giunti a Susak e tendenti ad ottenere l'autorizzazione a restare in Italia non debbono, in linea di massima, essere prese in considerazione. I richiedenti, pertanto, dovranno essere respinti in Croazia. Ove vi siano elementi che, per particolari motivi non possono far ritorno in detto Stato, se ne dovrà informare il Ministero caso per caso, per il provvedimento di internamento." ii
Non si fa cenno alla disponibilità economica come requisito per poter rimanere in Italia anche in condizione di internamento, ma a non meglio identificati "particolari motivi", sulla validità dei quali, ad ogni modo, si sarebbe dovuto pronunciare il ministero.
Prevale quindi, nella risposta, l'ordine di respingimento.
E' questa la ragione per cui questo parere formulato da Mussolini può essere considerato una conferma delle disposizioni precedenti ed una anticipazione di quello che egli stesso fornirà nell'ottobre del 1942 di cui si parlerà più avanti.
La questura di Fiume, quindi, continuò ad eseguire azioni di respingimenti alla frontiera e di rastrellamento dei profughi sorpresi a Susak e, nello stesso tempo, a trasferirne alcuni in Italia , secondo criteri non sempre limpidi.
A Lubiana, invece, stando almeno ai documenti finora rinvenuti, nel 1942 si continuava ad inviare proposte di internamento fossero i profughi muniti di mezzi di sostentamento o indigenti.
Proposte che venivano tutte accettate.
E si continuava ad internare anche profughi arrestati e condannati per ingresso clandestino.
Tutte queste condizioni possono essere riassunte nelle vicende di un gruppo di ebrei croati - Francos Majer e la moglie Kleimann Sima, Cabilio Rosa, Stern Hermann fu Sandor, Kaufer Margherita, Stern Lazzaro - fermati a Lubiana all'inizio del 1942 ed arrestati con l'accusa di ingresso clandestino nel Regno.
L'arresto era avvenuto, come si legge nella proposta per il loro internamento, "allo scopo di identificare quelli che comunque agevolavano l'ingresso clandestino nel regno di elementi ebraici stranieri".
Gli arrestati dichiarano "di essere scappati dalla Croazia per timore di essere soppressi dagli ustascia e di essere entrati in questa provincia con la guida di contadini, con i quali si sono casualmente incontrati durante il loro cammino." Aggiungono anche che "erano stati invogliati a dirigersi qui da loro correligionari residenti a Zagabria, dove è notorio che il governo italiano, pur adottando misure di rigore nei confronti degli appartenenti alla razza ebraica, fa ad essi un trattamento umano."
Dopo essere stati processati, tutti vengono condannati - a norma delle leggi locali, come viene precisato - alla pena di un mese di carcere e, dopo averla scontata, il 3 marzo 1942 proposti per l'internamento in un comune del Regno.
La pena prevista dalle ordinanze di Grazioli che regolavano l'ingresso ed il soggiorno per chi entrava clandestinamente nella provincia derivava dalle leggi jugoslave e andava dai due ai sei mesi di carcere; essa poteva essere accompagnata anche da una forte multa. Tornato libero, il condannato doveva essere accompagnato alla frontiera o espulso o, in alternativa, internato, anche se non viene precisato dove.
Un mese dopo la liberazione del gruppo, Emilio Grazioli informa Roma che "da ulteriori accertamenti esperiti è risultato che in questa città si trovano anche gli appresso indicati congiunti dei soprascritti stranieri, giunti pur essi profughi da Zagabria, i quali versano in misere condizioni economiche e sono privi dei mezzi necessari al proprio sostentamento: Kritzler Rachele, Stern Leopoldo, Stern Giuliana, Stern Anna." Si tratta della moglie e degli altri figli di Herman Stern. Tutta la famiglia Stern versa "in disagiate condizioni economiche e non [è] pertanto, in grado di mantenersi a proprie spese nel luogo di internamento."
La famiglia Francos arriverà a Ferramonti il 9 giugno 1942, gli Stern la raggiungeranno il 18 giugno successivo. iii
Sempre nel 1942, precisamente nel mese di gennaio, arriva a Lubiana Serafina Zwecher in Engel, ebrea croata residente a Zagabria che era già stata internata nel campo di concentramento di Lohor, presso Zagabria. La proposta di internamento per la donna viene formulata solo il 9 agosto. Si trascrive la sua storia direttamente dal documento, che assume, nel finale, anche un tono piuttosto partecipe:
"La medesima si rifiuta di far ritorno in patria dove sarebbe esposta a sicuro pericolo ed ha chiesto di essere interata in una località del Regno. Ha soggiunto che presso l'ebrea Schmetterling Ettel nata Engel fu Mordo, che formò oggetto di precorsa corrispondenza con codesto Ministero e che trovasi internata a Torreglia (Padova) vivono i suoi due figlioli Engel Ruth e Mirko che desidererebbe rivedere. Non potendosene autorizzare l'ulteriore permanenza in questa provincia, se ne propone l'internamento in un comune del Regno possibilmente a Torreglia, ove effettivamente risultano, a suo tempo, avviati i suddetti figlioli che si ritenevano ormai orfani, privi come erano di ogni notizia dei loro genitori." Il ministero autorizzò l'internamento a Torreglia della donna il 5 settembre 1942. iv


i L'evoluzione dei rapporti tra governo croato, governo italiano e Seconda Armata in merito ai poteri da esercitare nella Seconda Zona cfr: Alberto Becherelli, Italia e Stato Indipendente croato 1941-1943, Edizioni Nuova Cultura, capitoli vari
ii ACS, MI, DGPS, DAGR, A16 (Stranieri e ebrei stranieri), b.10, f 30, FIUME, Ministero dell'interno a Prefetto di Fiume, 2 dicembre 1941 (bozza)
iii ACS, Mi, Dgps, AGR, A4bis (Stranieri internati),b.226,f. Majer Francoz fu Efraim e b. 341,f. Stern Hermann fu Sandor
iv ACS, Ivi, b. 384, f. Zwecher Serafina di Jacopo

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