a cura di Anna Pizzuti
Premessa | Gli ebrei internati nel campo di RAB - Identificazione e destino | Le fonti indirette |
"Il maggiore Prolo ha visitato nella settimana scorsa il campo di internati ebrei di Arbe; il campo ospita 2670 ebrei: è suddiviso in due settori: il tipo è costituito da baracche tipo "Russia", il secondo da baracche in muratura. In entrambi i campi funzionano, indipendentemente, le cucine generali; esiste anche un locale, separato, per la confezione dei cibi particolari. Vi sono efficienti locali di refettorio, di ristoro."i
La citazione è tratta da una relazione inviata all'Ufficio affari civili del Comando della Seconda Armata il 27 luglio del 1943, a poche settimane dal trasferimento degli ebrei - jugoslavi e profughi provenienti dall'Europa centro-orientale - presenti nella zona italiana di occupazione e in alcune isole della Dalmazia.
Il numero degli internati citato nel documento viene confermato in una relazione di poco successiva, nella quale gli internati vengono divisi anche in base alla loro provenienza: 1200 gli internati che in precedenza erano nel campo di Kraljevica (Porto Re), 1489 gli internati che in precedenza erano stati raccolti dalle autorità militari italiane su alcune isole dalmate (Kupari, Mlini, Gravosa, l'Isola di Mezzo e quella di Lesina, le isole di Knin, Almina, l'isola di Brazza e quella di Makaraska). ii
Queste le informazioni di partenza sul numero complessivo degli ebrei internati a Rab.
La trasformazione di queste cifre in un database è avvenuta a seguito del reperimento di fonti coeve o immediatamente successive alla chiusura del campo, quelle che, nel database vengono indicate come fonti dirette. Successivamente si è operato sulle fonti indirette, cioè quelle pubblicate o reperibili sul web.
Il corpo delle fonti dirette è costituito dagli elenchi conservati nell'archivio del Museo Ebraico di Belgrado, contrassegnati nel database con le sigle EC1, EC2, EC3, EC4, ECO, compilati in lingua croata.iii
I numeri progressivi non rimandano ad un ordine cronologico, ma alla quantità delle informazioni che da essi si ricavano. Gli elenchi, tra l'altro, non recano la data.
Questa deve essere ricostruita sulla base di indizi ricavati dal loro contenuto o, in un unico caso, dal documento che lo accompagna.
Il primo elenco trascritto è stato quello siglato EC1 che contiene il maggior numero di nominativi, corredati anche da varie informazioni.
L'elenco è stato compilato a mano, particolare, questo, che può aver influito sull'esatta trascrizione di qualche cognome e da una sola persona, stando all'uniformità della grafia.
La data è sicuramente successiva al mese di febbraio del 1945, come si può rilevare da informazioni riguardanti alcuni internati.
Esso è costituito da cinque colonne contenenti: cognome e nome degli internati (2253, di cui 1230 donne, 1023 uomini) l'età, la provenienza, la professione, il luogo raggiunto dopo la chiusura del campo, cui viene aggiunta un'ultima colonna riservata alle informazioni relative a ciò che a ciascuno di essi accade dopo l'8 settembre del 1943.
Purtroppo le colonne non sono compilate completamente per tutti i nominativi riportati nell'elenco, anzi per diverse decine di essi gli spazi sono completamente vuoti.
Oltre a questo, i problemi che l'elenco lascia aperti sono diversi.
La semplice indicazione dell'età costituisce, ad esempio, un dato riduttivo: la mancanza delle precisa data di compilazione dell'elenco, ha reso del tutto inattendibile il calcolo dell'anno di nascita.
Al contrario, il fatto che in esso non sia riportato il luogo di nascita - sicuramente importante per l'identificazione - bensì quelli di provenienza potrebbe rivelarsi significativo sul piano storiografico, in quanto restituisce un quadro sintetico del flusso dei profughi che erano riusciti a rimanere nella zona controllata militarmente dall'esercito italiano.
Le informazioni di tipo descrittivo contenute nelle altre tre colonne sono scritte in lingua croata ed è stato necessario, quindi, un lavoro di traduzione che, si spera, ne abbia reso correttamente il significato.
Anche sui nomi delle località raggiunte dagli internati sono state necessarie verifiche e ricerche perché essi corrispondessero alla toponomastica attuale. Quando queste non hanno dato risultati i nomi sono stati trascritti così come si presentano nei documenti.
La partecipazione alla lotta di liberazione che nell'elenco è segnalata, con il nome o il numero dei corpi o battaglioni, spesso non del tutto leggibili, è stata ricondotta alla dicitura univoca "Nella Resistenza", anche per fare in modo che il database restituisse con immediatezza il numero di coloro che fecero la scelta di combattere contro gli invasori.
Manca, infine, qualsiasi indicazione che possa permettere di individuare i gruppi familiari.
Le informazioni contenute nell'ultima colonna riguardano il destino degli internati.
Non sono presenti riferimenti alla deportazione cui molti di essi andarono incontro, ma sono segnalate la cattura, la scomparsa, l'uccisione in battaglia o la morte per cause naturali. Nella stessa colonna viene annotato il trasferimento nell'Italia del sud, in particolare a Bari.
Viene registrata, infine, anche la scelta di rimanere nel campo operata da qualche decina degli internati nel periodo immediatamente successivo alla partenza degli italiani, quando esso era stato occupato dai partigiani.
Gli altri elenchi non aiutano a colmare le varie lacune, tranne che per la precisazione dell'anno di nascita per qualche centinaio di internati. perché contengono solo nominativi. Non lo fa nemmeno l'elenco citato con la sigla EC4, che costituisce, molto probabilmente, la minuta dell'elenco di cui si sta parlando.
Quest'ultimo è scritto a matita e vicino alla quasi totalità dei nomi (2166, in pratica quasi tutti quelli contenuti nell'elenco EC1) è aggiunto solo il numero della scheda compilata all'atto del censimento sulla "pertinenza" all'Italia dei profughi effettuato nella seconda metà del 1942 per ritardare o bloccarne la consegna ai tedeschi.
L'elenco o, meglio, il gruppo di elenchi contrassegnati con la sigla EC2 contiene l'organizzazione dei gruppi di evacuazione dal campo prevista per il mese di ottobre, evidentemente del 1943. In esso si rinvengono 1453 nomi ai quali non vengono aggiunte ulteriori informazioni.
La notevole discrepanza con il numero dei nomi contenuti negli elenchi illustrati sopra, potrebbe lasciar supporre la perdita di pagine dell'elenco, ma potrebbe aprire anche ad un'altra ipotesi, quella, cioè, che, subito dopo l'abbandono del campo da parte dei militari italiani fosse già chiaro che, come già detto, diverse centinaia di internati avessero deciso di rimanere nel campo in attesa degli eventi.
Il numero degli internati rimasti sicuramente nel campo è documentato dall'elenco contrassegnato con la sigla ECO, ma ad esso potrebbe essere aggiunto anche il numero di coloro i cui nomi sono contenuti nell'elenco indicato con la sigla EC3.
I due elenchi hanno una collocazione archivistica differente, ma, osservandoli, si scoprono diversi elementi che li accomunano.
Essi sono, infatti, gli unici battuti ordinatamente a macchina con inchiostro nero, hanno una impostazione identica nella numerazione e contengono le medesime tipologie di informazioni.
Nel primo sono presenti i nomi degli internati (170) ricoverati negli ospedali installati presso due alberghi dell'isola, Adria e Imperial, nel secondo i nomi sono 533, un numero che appare, a prima vista, incongruo rispetto a quello contenuto negli altri elenchi.
Il collegamento diretto tra i due elenchi risulterebbe, ad ogni modo, confermato da una relazione sulla situazione del campo alle autorità superiori il 3 dicembre 1943 dal comandante del presidio croato che, in quel momento, controllava l'isola.
In RAB ci sono 875 ebrei, di cui 170 malati, 57 lavoratori, e 548 ex internati probabilmente sani. Ci sono anche 60 sloveni. Tutti loro ricevono razioni di cibo dal comando, ma questo in quantità minime. La situazione è molto difficile.iv
Le cifre contenute in ECO e in EC3 risultano, come si vede, del tutto compatibili con quelle contenute nella comunicazione e confermano, alla luce di quanto detto sopra, anche la gradualità dell'allontanamento degli internati ebrei dal campo.
In ultimo, è stata inserito tra le fonti dirette anche un documento sicuramente precedente alla chiusura del campo.
Si tratta dell'istanza presentata alla Questura di Fiume, dalla quale l'isola di Rab ed il campo dipendevano,con la quale alcune decine di ebrei internati nel campo di Rab nell'agosto del 1943 chiedono di poter essere trasferiti nelle località di internamento dell'Italia del nord in cui risiedono i loro parenti, corredata da un elenco dal quale si ricavano i nomi e i dati anagrafici dei richiedenti. Questo elenco è contrassegnato nelle fonti con la sigla E2A.
La richiesta fu, ad ogni modo, respinta.v
La tabella rende evidente quanto già asserito, cioè la discrepanza del numero dei nomi contenuti nei diversi elenchi.
La loro trascrizione ha, inoltre, fatto emergere un altro aspetto problematico di questi documenti, il fatto, cioè, che in ciascuno di essi compaiono nomi che non si rinvengono negli altri.
Nomi che sono stati ugualmente inseriti nel database.
Questa decisione, oltre a quella delle lacune di cui si è parlato sopra, ha spinto a spostare la ricerca sulle fonti indirette.
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