a cura di Anna Pizzuti
Croazia: Indice | La spartizione della Jugoslavia |
La presente ricerca sulle vicende degli ebrei che vivevano nelle regioni dell'allora Jugoslavia annesse o occupate dagli italiani a partire dal 6 aprile del 1941 si pone come completamento di quella già pubblicata su questo sito con il titolo: Dalla Jugoslavia.
L'obiettivo di quel breve studio - e lo si evince dallo stesso titolo - era quella di ricostruire quanti furono gli ebrei jugoslavi o profughi nella Jugoslavia stessa che furono internati in Italia dopo che erano riusciti a sfuggire allo sterminio praticato dagli ustascia e alla deportazione nei lager nazisti.
Nelle pagine che seguono, invece, si cercherà di riportare alla luce i provvedimenti adottati nei confronti degli ebrei rimasti nelle zone annesse o occupate e il numero di quelli che vi furono internati in campi appositamente istituiti dagli italiani.
Il completamento si ritiene necessario per contribuire al lavoro dei ricercatori che solo da qualche anno si stanno impegnando a porre nella giusta prospettiva una storia che nel corso dei decenni ha assunto - per usare le parole di uno degli studiosi che maggiormente l'ha approfondita - il carattere di "storia di un paradosso" 1 , cioè quella del salvataggio umanitario di un gran numero di ebrei presenti nelle zone da essi controllate messo in atto dai vertici politici e militari fascisti.
Il saggio prenderà le mosse dalle modalità con le quali le forze dell'Asse operarono la spartizione della Jugoslavia, spartizione che, a ben vedere, per quanto riguardò l'Italia avvenne su due tavoli di trattative: da una parte quello con i tedeschi, dall'altra quello con il neonato Stato Indipendente Croato (NDH) i cui territori - oltre che quelli molto più limitati della Slovenia - costituivano le mire effettive del governo fascista.
Verranno individuate, in questo modo, anche le varie "catene di comando" , cioè quali fossero in loco i responsabili della politica attuata nei confronti degli ebrei, fermo restando che sulla questione le autorità centrali - e Mussolini in particolare - erano tenute costantemente al corrente di ciò che accadeva, e tenevano sotto controllo la situazione riservandosi ampio potere decisionale.
In linea con gli altri lavori pubblicati sul sito, la ricostruzione storica sarà completata con dati numerici estratti dal database o ricavati da documenti d'archivio .
Si ritiene infatti che recuperare - se pure con tutte le difficoltà che derivano da informazioni non sempre complete ed a volte anche tra di esse non coincidenti - il numero più approssimato possibile a quello reale degli ebrei in fuga negli anni dell'occupazione italiana e tedesca della Jugoslavia e quello degli ebrei internati nei campi istituiti dai fascisti nella Jugoslavia stessa possa essere utile a comprendere la portata degli avvenimenti e, nel contempo, possa consentire un confronto più rigoroso con alcune ricerche che di questa dimensione non tengono conto e spesso esulano dall'ambito puramente storiografico rischiando di sfociare nella semplice agiografia.
C'è poi un'altra questione che si ritiene interessante mettere in evidenza: il fatto, cioè, che i campi di internamento per gli ebrei istituiti dai fascisti in Jugoslavia nel 1942 si trovavano tutti nella cosiddetta "seconda zona", situata nella parte di territorio croato controllata dall'esercito italiano cui gli ustascia la contendevano rivendicandone la giurisdizione.
La parte, cioè, tra tutti i territori occupati dagli italiani, in cui gli ebrei rifugiati finivano per correre maggiori rischi.
Tornando all'argomento specifico del saggio, c'è da dire che, se tutti i documenti d'archivio utilizzati per ricostruire il contesto storico e le vicende generali sono stati già pubblicati - tranne quelli dell'Archivio di Stato di Fiume cui si fa riferimento nella parte relativa alla provincia del Carnaro - sembra non si sia fatto, finora, un lavoro di messa in relazione delle cifre in essi contenute. E', invece, proprio questa l'operazione che si intende svolgere in questa sede, pur richiamando ancora una volta l'attenzione su quanto già si è accennato, cioè che le cifre fornite, così come sono riportate nelle fonti, sembrano essere più che altro indicative. Ciò non toglie, tuttavia, che esse riescano a restituire il dramma vissuto dagli ebrei presenti in Jugoslavia durante la guerra.
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