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La salvezza


In base alla documentazione rinvenuta finora, sono 311 gli internati da Fiume ed Abbazia dei quali si conosce il luogo in cui si trovavano subito dopo la fuga dalle località di internamento o la liberazione dai campi in cui erano ristretti.
Diverse le considerazioni che la consultazione dei dati presenti sul sito permette. E' facile notare, e l'osservazione può essere scontata, che parte degli ex internati nelle province di Como, Varese, Modena, ma anche Padova, trovò rifugio in Svizzera.
Un'altra osservazione immediata riguarda il prevalere della presenza nei vari campi UNRRA istituiti dagli alleati nell'Italia meridionale liberata, a Bari, a Taranto, a Lecce, di ex internati provenienti da Ferramonti, da Campagna o dai paesi della Basilicata.
Facile anche comprendere le ragioni di vicinanza che giustificano lo spostamento di ex internati dalla provincia dell'Aquila a Roma, dove pure era stato istituito un campo UNRRA, a Cinecittà. Difficile, allo stato attuale delle ricerche, però, ricostruire per tutti le date esatte di arrivo nella capitale, per verificare se tra di essi si trovasse anche qualcuno di quelli che, arrestati in quella provincia dai tedeschi mentre tentavano di attraversare le linee per raggiungere in sud e consegnati alle autorità italiane, riuscirono a fuggire e ad evitare la deportazione.
Analoga osservazione va fatta per gli ex internati nelle province di Teramo o Chieti che sembrano vicine ai luoghi di raccolta, ma che ebbero vicissitudini belliche drammatiche che spinsero molti degli internati a fuggire quando ancora si combatteva lungo la linea Gustav e ad incappare, quindi, nella gendarmeria tedesca, quando non furono uccisi in eccidi.1 Altrettanto difficile, ma il dato attuale appare comunque interessante, ricostruire il viaggio verso la salvezza di quegli ex internati provenienti dal Nord presenti nell'elenco che raggiunsero i campi UNRRA in Puglia.
A meno che non ci fossero stati spostamenti precedenti finora non conosciuti, si tratta sicuramente di persone che si erano esposte a mille rischi per attraversare l'Italia in guerra, prima di raggiungere le regioni dell'Italia centro-meridionale.
Interessante infine notare come anche tra questo gruppo di ex internati sia significativo il numero di coloro che raggiunsero gli Stati Uniti, accettando l'ospitalità a Fort Ontario loro offerta dal governo degli Stati Uniti2.
Quattro soli (3 profughi ed un residente) degli ebrei provenienti dalla provincia del Carnaro internati a Ferramonti salirono sulla nave che nel luglio del 1944 partì per l'allora Palestina3.


1 E' questo il caso di Isidoro Amsterdamer e della moglie Lea Rosenbaum, fucilati nel campo di aviazione di Forlì nel settembre del 1944, dei coniugi Sigismodo Schiff e Stefania Weiss, di Giovanna Hofbauer madre di quest'ultima, e di Ester Welicka, uccisi a San Pietro d'Ari in provincia di Chieti l'11.01.1944, di Rosa Doczi uccisa nel campo di Fossoli.
2 Per approfondimenti sul trasferimento di circa 1000 ex internati in Italia a Forto Ontario (Oswego, NY) vedi sul sito http://www.annapizzuti.it/gruppi/fortontario.php.
3 Lista di 571 profughi ebrei portati in Palestina da Ferramonti (Italia) nel maggio del 1944, pubblicata sulla rivista Aufbau nel numero del 28 luglio 1944 e nel numero del 4 agosto 1944. La rivista è reperibile qui: http://deposit.d-nb.de/online/exil/exil.htm.

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