a cura di Anna Pizzuti
La zona annessa: La provincia di Lubiana | Dalla Jugoslavia: Indice | Il gruppo da Kavaja |
Nelle tre province dalmate (Zara, Spalato, Cattaro) le condizioni della permanenza dei profughi erano assai peggiori che nelle altre zone annesse, anche a causa della presenza di forze antisemite nelle organizzazioni locali del partito fascista. Le autorità, inoltre, erano convinte che gli ebrei presenti nella città (tra cui 425 residenti da lungo tempo a Spalato) fossero pericolosi anche politicamente. Nei loro confronti, quindi, il governatore Bastianini applicò le disposizioni della legislazione antiebraica italiana.
L'episodio che segnò il culmine delle azioni antiebraiche in Dalmazia fu l'assalto alla sinagoga di Spalato avvenuto il 12 giugno 1942.
Nonostante ciò, anche nella Dalmazia si affollavano migliaia di profughi. Oltre che dalla Croazia, molti provenivano dalla Bosnia Erzegovina, la cui zona nord-orientale con Sarajevo, faceva parte dello stato di Ante Palevic. Altri erano arrivati dalla Serbia, soprattutto da Belgrado. Tra di essi, inoltre, vi erano anche tedeschi, austriaci, polacchi.
Durante il dominio italiano vennero accolti in Dalmazia non meno di 3800 "ebrei stranieri".
L'obiettivo costante di Bastianini, governatore della Dalmazia, fu quello di allontanarli, in primo luogo favorendone l'internamento in Italia.
I trasferimenti iniziarono il 20 novembre del 1941; la nave "Cattaro", fece la spola tra Spalato e Trieste o Fiume1 ed entro il 15 dicembre più di mille ebrei stranieri - due terzi dei quali provenivano dalla Croazia, circa 200 dalla Serbia, altri cento erano profughi austriaci, cecoslovacchi, ungheresi, tedeschi. - raggiunsero l'Italia e furono internati nelle province di Vicenza, Treviso, Asti, Aosta, Parma2. Ai primi di gennaio il Ministero dell'interno comunicò al governatore Bastianini che i trasferimenti dovevano essere sospesi, perché nei comuni e nei campi italiani non c'era più posto.
A partire dal maggio del 1942 il trasferimento venne concesso solo in casi eccezionali, mentre l'afflusso dei profughi continuava. Bastianini, molto critico verso l'operato dei militari che, a suo avviso, non controllavano bene la frontiera, chiese perentoriamente che fosse impedito l'arrivo di altri ebrei e così nei confronti dei profughi ebrei rimasti o appena giunti a Spalato furono operate drammatiche operazioni di respingimento verso la Croazia.
Come soluzione alternativa, Bastianini chiese alle stesse autorità croate di indicare un luogo dove gli ebrei "pertinenti a territori attualmente della Croazia" sarebbero stati inviati con garanzia della loro incolumità e con un "trattamento della minima considerazione umana"3. Su ciò fu interpellato il generale Roatta, che in un primo momento si dichiarò d'accordo.
Successivamente, anche a seguito di informazioni ricevute sul destino che sarebbe stato riservato agli ebrei anche a seguito dell'accordo croato-tedesco del 1942, fu deciso di spostare i profughi in campi già esistenti o da creare in Croazia, nella zona occupata dagli italiani.
In attesa del trasferimento, sull'isola di Curzola che faceva parte del governatorato della Dalmazia. fu creato un campo di internamento.
Come già detto, i 1179 tra residenti e profughi internati in Italia attraverso Spalato furono internati nelle province del nord Italia e dal database è possibile estrarre l'esatta suddivisione numerica.
Lo stesso database ci fornisce altre cifre. I deportati furono 63, mentre ritroviamo i numeri più significativi dei sopravvissuti di cui è stata individuata la sede dopo la fuga o la liberazione, nei seguenti luoghi:
Svizzera (203), Taranto (10), Santa Maria al Bagno in provincia di Lecce (49), Roma (22), Fort Ontario (NY-USA) (77), Bari (140).
Non sembra, in base alle informazioni acquisite finora, che tra questi internati ci fossero persone che riuscirono ad emigrare.
I morti durante l'internamento furono, invece, sei.
Scorrere questa colonna del database porta però a una ulteriore riflessione: sono decine gli internati, soprattutto nella provincia di Treviso, ma anche in altre, che risultano presenti dopo la liberazione, nello stesso luogo di internamento, in località della stessa provincia o in altri paesi raggiunti dopo la fuga. Ritengo sia opportuno mettere in rilievo questa circostanza, come testimonianza della solidarietà ricevuta.
Testimonianze di ebrei profughi trasferiti in Italia ed internati in:
Valle D'Aosta |
Vicenza |
Parma |
Asti |
Treviso
Dal database: elenco degli internati attraverso Spalato.
La zona annessa: La provincia di Lubiana | Dalla Jugoslavia: Indice | Il gruppo da Kavaja |