Le cifre: la zona croata occupata dai militari italiani
I fondamenti ideologici della fondazione dello Stato Indipendente di Croazia supponevano la creazione di "uno spazio vitale croato pulito" che consentisse l'esistenza della "pura nazione croata", e la cui condizione preliminare era la distruzione biologica (istrebljenje) di serbi, ebrei, e rom che erano stati proclamati i "peggiori nemici del popolo croato" per i quali "non vi era posto in Croazia". Bisognava, quindi, compiere "la pulizia interna", ovvero distruggere quelli che "macchiavano il corpo della pura nazione croata" con il loro "comportamento non croato".
I primi lager croati furono quelli di Gospic (Gospic, Jadovno, Pag) e rimasero in funzione solamente fino al 19 agosto 1941, quando vennero chiusi a seguito delle ribellioni di massa dei serbi contro la politica di sterminio messa in atto dagli ustascia .
Nel tentativo di soffocare i tumulti, le truppe italiane di stanza in Dalmazia occuparono militarmente una larga zona dell'entroterra, quella che sarà definita la II zona. Liquidati i primi lager, il centro dello sterminio si spostò a Jasenovac che fu attivo dal 21 agosto 1941 al 22 aprile 1945.
A Jasenovak l'obiettivo era la distruzione fisica dei prigionieri e quando questo non era sufficiente, se i prigionieri superavano le 3.000 unità, si eseguivano le esecuzioni pianificate al fine di ridurne il numero. Finora sono state identificate complessivamente 84.300 vittime perite in questo campo, tra cui 12.534 ebrei1 .
Un passaggio importante per comprendere i motivi per cui la zona occupata fosse individuata come un luogo di salvezza da parte di coloro che fuggivano dallo sterminio fu il proclama del generale Ambrosio del 7 settembre 1941, che assegnava alle autorità militari italiane il compito di garantire l'incolumità, la libertà ed i beni degli abitanti del territorio di giurisdizione dell'armata. Il provvedimento forniva almeno formalmente garanzia di vita alle popolazioni della zona occupata senza discriminazioni religiose o razziali.
Le vie percorse dai profughi per porsi sotto la protezione delle armate italiane furono principalmente due, Zagabria-Spalato e Sarajevo-Mostar-Dubrovnik. I luoghi più o meno vicini alle coste in cui si fermarono sono quelli indicati con un cerchio sulla cartina2 .
Come si può vedere, i centri di raccolta dei rifugiati nella seconda zona erano, principalmente la costa nord della Croazia, con i paesi di Crikvenica, Kraljevica (Porto Re), Novi Vinodol e Senj, mentre in Erzegovina, le mete principali erano Mostar e, sulla costa meridionale, Dubrovnik (Ragusa).
Il destino di coloro che continuavano ad arrivare nella zona era nelle mani delle autorità militari italiane le quali assumevano atteggiamenti e comportamenti molto diversi tra di loro.
A Nord il generale Coturri, comandante del V corpo d'Armata lamentò che l'afflusso degli ebrei profughi stava creando problemi alla sicurezza e all'ordine pubblico e, per questo, dispose che non ne fosse più consentito l'accesso.
Il generale Dalmazzo, invece, comandante del VI corpo d'Armata nella zona di Monstar e Dubrovnik comunicò a Supersloda che nel territorio di sua giurisdizione gli 895 ebrei residenti non stavano creando alcun problema
3 .
L'accordo intervenuto tra governo croato e Gestapo per il trasferimento in Polonia di tutti gli ebrei jugoslavi , compresi quelli presenti nella II zona, suscitò la reazione degli ufficiali del Comando della 2 Armata, che videro l'estendersi delle disposizioni tedesche ai territori di propria competenza, come un'intromissione nella zona d'occupazione italiana.
Le prese di posizione e i contrasti relativi a questo passaggio sono stati a suo tempo riassunti nella pagina intitolata
La zona di occupazione .
In quella sede si metteva in evidenza che, come contromossa rispetto alle richieste tedesche, le autorità militari decisero di sottoporre gli ebrei rifugiati ad un rigoroso controllo realizzabile tramite il loro internamento in campi istituiti delle stesse autorità militari, mentre, ai fini di questa ricerca l'attenzione va puntata sulla quantificazione della presenza dei profughi e sugli spostamenti ad essi imposti dalle decisioni prese dai comandi militari.
Al Ministero degli Esteri gli ebrei dimoranti nella zona di occupazione nell'agosto del 1942 risultavano essere 5 o
60004 , mentre invece il 15 ottobre del 1942 il comandante di Supersloda informava che la cifra complessiva, comprendente anche gli allontanati da Spalato e rifugiati a Dubrovnik era di
3800.
La cifra più vicina alla realtà potrebbe invece essere
2661, ottenuta sommando i dati raccolti da Supersloda alla fine di febbraio del 1942, quando l'organismo militare - che ormai aveva accettato, dopo qualche resistenza, di organizzare la gestione dei campi e, quindi, di non cedere alle richieste tedesche, avallate da Mussolini, di consegnare gli ebrei della II zona - compì una sorta di censimento tra i profughi con l'apparente scopo di individuare gli ebrei che erano "pertinenti italiani" e che, quindi, non potevano essere consegnati.
I luoghi scelti per l'internamento erano situati, a sud, nella zona, anche insulare, intorno a Dubrovnik e, a nord, nel campo di Kraljevica.
Qui gli ebrei restarono fino all'estate del 1943, quando furono trasferiti ad Arbe.
Per recuperare la cifra esatta degli internati nei vari campi si è scelta l'ultima data in cui questa viene rilevata
5 .
Data | Campo | Presenze |
01.06.1943 | Hvar (Lesina) | 364 |
01.06.1943 | Brac (Brazza) | 232 |
30.04.1943 | Dubrovnik | 74 |
29.12.1942 | Mlini | 97 |
01.06.1943 | Kupari | 445 |
01.06.1943 | Lopud | 385 |
01.07.1943 | Kralijevica | 1157 |
TOTALE | 2724 |
1 Sui lager croati cfr a)
Jasenovac memorial site b)
Jasenovac, la Auschwitz dei Balcani (a cura dell'associazione Most za Beograd di Bari) c) Milovan Pisarri
Diana Budisavljevi?. La donna che salvò migliaia di bambini serbi dai campi di sterminio ustascia
2 Cartina tratta dal sito
http://www.liceopetrarcats.it/sperimentazione/ilmondodeibalcani/cartografia/europa400.htm e modificata dall'autrice del saggio
3 Davide Rodogno,
Il nuovo ordine mediterraneo cit,p.p. 452.
4 Davide Rodogno,
Il nuovo ordine mediterraneo cit,p. p.453.
5 Il numero degli internati e le vicende dei singoli campi sono in
www.campifascisti.it